Il “rosa” è forse uno dei generi letterari più complessi – anche se molti pensano il contrario – e con più sfumature che esista, in grado di abbracciare l’intero spettro delle emozioni umane.
Ciò che accomuna tutti i nostri libri, però, è il tema trattato: l’amore. Qualsiasi romanzo, che sia un erotico o un romance puro, parte da una relazione fra due personaggi che si complica e si intensifica fino a creare una storia d’amore. Da qui le declinazioni possono essere tantissime, ma non mi è ancora capitato di leggere un romanzo rosa che trasgredisca a questa “regola implicita”. In fondo pensiamoci, cosa saremmo senza l’amore? È il motore della nostra specie, ciò che ci tiene uniti, una parte basilare del nostro essere.
E questo vale anche per il sesso. Una persona una volta mi disse: “Il sesso è una parte fondamentale della vita di ciascuno di noi. Nessun romanzo che voglia parlare di vita, può prescindere da questo aspetto”. E io penso che sia proprio così. Ma credo che ciò che distingua maggiormente i vari tipi di romanzi rosa, non sia cosa si scrive, ma come.
E da qui la domanda: cosa distingue un testo erotico da uno pornografico?
La risposta è senz’altro molto soggettiva e può derivare da diversi fattori, sia individuali che sociali. Credo che una risposta univoca non esista, ma che ce ne siano tante almeno quante sono le sfumature di questo genere. Quindi non c’è modo di far luce sulla questione?
Partiamo dalla definizione dei due termini:
e-ro-tì-smo:
insieme delle manifestazioni dell’istinto sessuale.
derivato di erotico, dal greco: erotikòs, da eros amore.
Quindi il termine “erotico” nella sua radice ha la parola “amore”.
pòr-no:
Pornografico, che rappresenta esplicitamente atti sessuali.
dal greco: pornè meretrice, dal verbo pérnemi io vendo, di origine indoeuropea.
Quindi la pornografia implica un atto fisico, materiale, che per i greci non aveva niente a che vedere con l’amore, ma era più simile a una transazione commerciale.
Partendo da questi presupposti, forse è più facile comprendere le parole di Herbert Marcuse: «la differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio».
L’erotismo è un atto forse più mentale, con una forte componente psicologica ed emotiva, che interessa i sensi, prepara e precede quello fisico.
La pornografia invece è puramente un atto fisico, che interessa il corpo ma non la mente e non possiede le caratteristiche sopra elencate.
Ma come si traduce questo in letteratura?
Ne abbiamo parlato durante il dibattito avvenuto su questo argomento nel gruppo “Babette Brown legge per voi”.
Giada Nocelli ci ricorda che: «Marylin Monroe disse “Vestiti abbastanza stretta da mostrare che sei donna, ma abbastanza larga da dimostrare che sei una signora». La stessa cosa per lei vale con gli erotici. «La scena o le scene più o meno erotiche ci stanno, perché le abbiamo vissute, perché noi stesse le vorremmo vivere (ma anche no), purché siano inserite in un contesto più grande che mostri lo spessore e il talento dell’autrice in questione».
Therry Romano si ricollega alla definizione “classica” di erotismo asserendo: «l’erotismo è quella sfumatura che esiste anche senza sesso. Bastano una voce, uno sguardo, un profumo…».
Con lei concorda Denise Masen: «(…) è importante che il sesso sia UNA parte del romanzo, non la componente principale. Se i protagonisti non fanno altro che fare sesso, descritto minuziosamente (e, spesso, male) e la trama è praticamente inesistente, assurda o ridicola, è pornografia, punto e basta».
E qui sorge un dubbio: I libri in cui il sesso è motore stesso dell’azione, presentano davvero trame più povere e meno profonde?
Linnea Nilsson aggiunge: «è molto più facile scrivere di sesso che di erotismo. A volte viene pure la voglia di provarci, a scrivere un libro veramente erotico, ma poi chi lo comprerebbe?». Quindi di chi è la colpa, se si può usare questo termine: delle autrici che non sanno cosa sia il vero erotismo, o dei lettori che non lo richiedono?
Yali Ou Ametistha torna sulla definizione di erotismo: «L’erotismo è il preludio, è lo stuzzicare. Erotici sono le forme che si intravedono sotto i vestiti, il desiderio che sta per sbocciare, i piccoli gesti e gli sguardi che consumano il desiderio. L’erotismo è il trattenere il fiato, è il crescendo, il sussurrare la promessa di un appagamento ed è la parte più importante dell’atto sessuale stesso. E si può dire qualunque cosa, ma se si descrive l’atto sessuale in tutta la sua crudezza, nella sua meccanica, e se si descrivono minuziosamente dimensioni e stato di umidità dei genitali di entrambi i partecipanti, badando a che si consumi l’amplesso, meglio se con un bel po’ di rudezza all’indirizzo di uno dei due partecipanti, allora questo non è erotismo, ma pornografia. E lo dico per l’ennesima volta, non c’è proprio niente di male a scrivere porno, e non c’è niente di male a leggerlo se piace il genere, ma perché ostinarsi a non voler chiamare le cose con il loro nome?».
In effetti questa è una bella domanda: c’è qualcosa di male nello scrivere romanzi pornografici? Forse questo nascondersi dietro i termini è indice che non siamo così disinvolti su questo argomento come ci piacerebbe credere; e che nella nostra società il tema della sensualità non è ancora del tutto sdoganato, ma viene mascherato sotto false etichette.
Ciò che è fondamentale però è la consapevolezza, come dice Yali: «Bisogna sapere ciò che si fa e non essere convinti che si scrive di erotismo quando invece si scrive pornografia».
A tal proposito Mya McKenzie afferma che non si dovrebbero inserire romanzi erotici nella categoria rosa di Amazon.
Stefania Ronguadio precisa però che: «la pornografia è illegale, quindi Amazon non ha una categoria “porno” altrimenti sarebbe denunciato. Magari qualche autore/autrice non avrebbe problemi a definire il proprio lavoro pornografico, ma non esiste la categoria corretta». E aggiunge: «credo che lo spingersi sempre più il là con le descrizioni e la crudezza di alcune scene sia figlio della società in cui viviamo».
Molto interessante il contributo di Clara Cerri che ci ricorda che: «L’erotismo è un genere che risente ancora molto della sua radice filosofica più recente, ovvero il libertinismo del XVIII secolo: penso a De Sade, ovviamente, ma anche al Diderot giocoso de “I gioielli indiscreti”. Per essere classificati nel genere erotico occorre avere un’idea sotto, fosse pure un po’ ingenua come quelle degli erotici degli anni ’70 come Emmanuelle o Histoire d’O (perdonate se scrivo male qualche nome). Non è che occorra per forza una laurea in filosofia, ma un po’ di voglia di riflettere e di tirare fuori un’idea personale sì.»
Il reale problema a mio parere, non è quanto siano esplicite le scene di sesso in un romanzo, ma, come afferma Yali ou Ametistha: «(..) mettendo tutto nello stesso calderone, le differenze tra generi spariscono. Porno non è erotico, erotico non è porno e a volte purtroppo, nemmeno chi scrive conosce la differenza. Infine, io lettore ho il sacro diritto di acquistare quello che voglio, non devo andare a tentativi, prima di trovare quello che cerco».
Quindi qual è il nocciolo della questione, cosa distingue l’erotico dal porno? Il confine fra queste due categorie è così sottile?
Yali dà una sua risposta, a mio parere molto esauriente: “Secondo me l’errore di interpretazione del termine nasce proprio da qui. Non basta caratterizzare i personaggi, o farli dialogare in maniera compita ed elegante mentre fanno sesso per distinguere porno da erotico. La differenza sta proprio nell’atto in sé, in come si sviluppa, come lo si descrive, il linguaggio che si usa, le parole che si centellinano. Non basta scrivere “inarcò la schiena” (frase che ho letto più di frequente durante un atto sessuale descritto in un romance, non è una critica a nessuno, ma una mera constatazione, sulla mia personale esperienza.) E non è sottile per niente il confine tra erotico e porno. Sono due cose diverse, solo che la parola erotico è più accettata, più gradita, mentre “porno” sembra una bestemmia.
Erotismo deriva dal nome del Dio greco dell’Amore -Eros- il cui significato è da ricercare nelle diverse forme di manifestazione del desiderio sessuale accompagnato dall’esaltazione della bellezza che si presenta attraverso la sensualità. [Cit. da L’Intellettuale Dissidente]
In un racconto o romanzo erotico, ciò che emerge dalla lettura è proprio una sorta di poetica descrizione dell’atto sessuale, che anche se risulta cruda, è comunque una descrizione che si sofferma sul sentire, sulla bellezza delle parole usate, sulla descrizione delle sensazioni che i protagonisti provano. Se leggo: “Ciccio la prese da dietro e le ficcò il membro duro dentro e iniziò a pompare crudelmente” NON è letteratura erotica, ma pornografica, anche se il membro maschile viene chiamato asta, augello, scettro, cannone e simili, anche se la storia è ben curata, anche se i personaggi sono ben descritti, ben caratterizzati, anime pie, che praticano volontariato. L’atto sessuale descritto senza andarci per il sottile, come atto meccanico dell’accoppiamento è porno, non è erotico.
Io non condanno il porno, non condanno l’erotico, non condanno niente, l’unica cosa che contesto è il non aver chiaro di che cosa si stia scrivendo/parlando/vendendo.”
Credo che non si arriverà mai ad una risposta definitiva, certo è che, se anche il confine fra erotismo e pornografia è meno sottile di quanto sembri non lo è invece il velo che separa l’immaginazione dalla realtà. Ed è proprio quando una parola, un gesto, un dettaglio superano questo confine suscitando sensazioni reali, che l’erotismo diventa qualcosa di più vivido e la storia prende vita.
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