Ho letto un po’ a fatica questo romance di De Carlo. Sì, è un romance, quel vituperato genere che le donne scrivono per le donne e che, quando viene presentato da un uomo, assurge al ruolo di “narrativa contemporanea”. Come diceva Totò, “Ma mi faccia il piacere”!
Classica storiella, letta e riletta (siamo arrivati alla frutta? Abbiamo raschiato il fondo del barile delle idee?): Milena Migliari è una ragazza italiana delusa dall’amore, tanto da rifugiarsi in una relazione lesbica con Viviane e da seguirla in Provenza, dove apre una gelateria, “La merveille imparfaite”, nella quale esplica il suo genio per creare sapori particolari. Sempre in Provenza, Nick Cruickshank -leader della band dei Bebonkers- sta convolando a (terze) nozze con l’arrampicatrice sociale Aileen. I legami Milena-Viviane e Nick-Aileen sono a un punto morto e -oh, ma chi l’avrebbe mai detto!- i due si incontrano grazie a dieci chili di gelato e dopo soli due giorni “combinano” con l’accompagnamento di una vaschetta di fiordilatte e cachi. Eccetera… Eccetera.
Niente di nuovo sotto il sole: una storia “rosa” che più “rosa” non si può. E la Giunti può dire quello che vuole, ma non cambio idea.
Poco convincenti e poco credibili, i due protagonisti vengono nominati per tutto il libro (ho provato il desiderio di mandare una lettera di protesta all’Anagrafe) con nome+cognome, come se si trovassero in classe al cospetto della temibile professoressa Teresa Siciliano (la nostra recensora). De Carlo avrebbe potuto caratterizzarli in un altro modo meno fastidioso.
Faticoso -ma questo è un mio gusto personale- il presente che accompagna tutta la vicenda. Sono un’amante del passato remoto, che volete farci. Qui De Carlo non ha nessuna colpa: de gustibus non est disputandum.
Infodump? Quanto ne volete? Ricordo la pagina e mezza su Wally “The Wall” Thompson e il conto non si ferma più. Onestamente, non sono necessarie duemila parole per definire un personaggio; bastano una frase, una battuta di dialogo. Troppa grazia!
Usuale la spocchia dell’autore che rimarca a ogni piè sospinto la propria cultura di gelataio in pectore, cavallerizzo, musicofilo e… come si definisce uno che pratica il volo in aliante? Insomma, incuriosita dalla copertina “fallica” (orrore!) e dalla sinossi (vediamo come se la cava “un uomo” con un argomento del genere? mi sono detta), ho azzardato l’acquisto dell’e-book, che viene venduto per la cifra esorbitante / indecente di euro 9,99. Soldi che avrei potuto spendere per comprare almeno due bei romance scritti -senza tante paturnie pseudoculturali- da femmine scribacchine.
Tre stelline e basta così.
Titolo: La meraviglia imperfetta.
Autore: Andrea De Carlo.
Genere: Romance contemporaneo.
Editore: Giunti. Pagine 271.
Prezzo: euro 9,99 (e-book); euro 15.30 (cartaceo).
Succede in Provenza, d’autunno, stagione che mescola le prime umide nebbie con un lungo strascico di calore quasi estivo. I borghi e le ville si stanno vuotando di abitanti e turisti.
Ancora un grande evento però si prepara. Quasi a sorpresa, sul locale campo di aviazione, si terrà il concerto di una celebre band inglese, i Bebonkers, un po’ per fini umanitari un po’ per celebrare il terzo matrimonio di Nick Cruickshank, vocalist del gruppo e carismatico leader. I preparativi fervono, tutti organizzati dal piglio fermo di Aileen, futura moglie di Nick.
In paese c’è una gelateria gestita da Milena Migliari, una giovane donna italiana che i gelati li crea, li pensa, li esperimenta con tensione d’artista. Un rovello continuo che ruota attorno all’equilibrio instabile del gelato, alla sua meraviglia imperfetta perché concepita per essere consumata o per liquefarsi, per non durare. Milena ha detto addio agli uomini e convive da qualche anno con Viviane. Un rapporto solido, quasi a compensare l’evanescenza dei gelati, l’appoggio di una donna stabile e forte, al punto che, tra qualche giorno, Milena si sottoporrà alla fecondazione assistita. Eppure, in fondo, Milena non ha voglia di farlo davvero questo passo che forse non ha proprio deciso. Incerta senza confessarselo, Milena. Come Nick, che si domanda da quando il suo rapporto con Aileen ha perso (avrei scritto “abbia perso”. Anche qui “de gustibus”?) l’incanto dei primi tempi. Così, una rockstar inglese e una ragazza italiana incrociano i loro destini e nel giro di tre giorni, dal mercoledì al venerdì, tutto accelera e precipita in un vortice inevitabile ed esilarante.
Un romanzo che alterna il ritmo del rock, la leggerezza della commedia brillante, e la profondità del tempo che tutto cambia e modifica. Un continuo mutamento che è la bellezza della vita, la possibilità di essere veramente, fino in fondo, quel che siamo.
Nel gruppo, dove ho pubblicato copertina e sinossi di “La meraviglia imperfetta”, abbiamo parlato di Andrea De Carlo e del suo ultimo romance…
Babette Brown: Un classico romance. Però, l’ha scritto un uomo. Quindi, diventa automaticamente “narrativa contemporanea”. Leggete la sinossi e ditemi che cosa ne pensate.
Monica Serra: Un po’ come “Anna”, di Niccolò Ammaniti. Che non è fantascienza, no, ma una storia ambientata “in un futuro inquietante”.
Babette Brown: L’ho acquistato (e-book alla cifra esorbitante di euro 9,99) e lo leggerò. Recensione prevista per il 16 dicembre.
Mala Spina: 9,99!?
Laura Randazzo: Ehhhh? Scusa, ma il cartaceo quanto?
Babette Brown: con Amazon, circa 16 euro.
Monica Serra: ebook noveeuroenovantanove!?!?!?!?!?
Babette Brown: Di solito, spendo quella cifra per i romanzi di J. R. Ward (La Confraternita), ma ero curiosa.
Ilaria Carioti: Andrea De Carlo… l’osservazione che hai appena fatto, Babette, risponde a una domanda che mi sono ripetuta più volte. A casa ho diversi suoi libri, mio marito ne leggeva molti. Anch’io ho provato a leggerne qualcuno e mi sono ritrovata a chiedermi dove sia la differenza tra la sua narrativa e quella romance, considerata di serie B, che leggiamo noi femminucce. Anche lui parla di amori, amicizia… non so, forse lo stile meno melenso? È un argomento che mi interessa molto perché ancora non riesco a capire la differenza!
Babette Brown: Temo (ne sono sicura…) che sia una forma di sessismo culturale e basta.
Laura Randazzo: Il che è molto triste.
Babette Brown: Laura, certo che è triste, ma va benissimo d’accordo con quello che quasi tutti gli uomini e non poche donne sostengono: il romance è roba scritta da femminucce imbrattacarte per femminucce dal basso livello culturale.
Teresa Siciliano: del romanzo mi fa orrore la copertina con quel volgare simbolo fallico.
Macrina Mirti: Al simbolo fallico non ci avevo pensato. Però, in quanto al resto…. Sto pensando di scrivere sotto spoglie maschili. Mi nascondo dietro il marito, se si presta :)
Babette Brown: Diventeresti un autore di narrativa contemporanea, mica una pennivendola.
Antonia Iolanda Cudil: Nell’ultimo libro della Premoli viene affrontato proprio questo tema. Se lui scrive d’amore, è narrativa con profondi riferimenti al sentimento e alle relazioni interpersonali, se lo scrive una donna è un romanzo rosa. Con ironia e leggerezza, certo, ma intanto vengono toccati molti tasti dolenti di come sia sessista il mondo letterario.
Babette Brown: La solita storia, insomma. Ne verremo mai fuori?
Macrina Mirti: Io non ci spero troppo. È come quando hai un problema di salute: l’uomo è malato, la donna è isterica. Soprattutto se è di gradevole aspetto. A me è successo.
Susan Moretto: Guardate già solo la sinossi. Non ho letto nulla di questo autore, non so come scriva, ma leggete un attimo la sinossi e confrontatela con quella di un qualsiasi romance scritto da donna. Solo io noto la patina di “so’ figo, so’ acculturato, mica Harmony, io”?
Teresa Siciliano: Comunque De Carlo è stato sempre ritenuto un autore di narrativa leggera. Forse il termine “rosa” era ritenuto disonorevole.
Susan Moretto: Forse avrebbero duvuto chiamarlo autore di “romanzi azzurri”. Sia mai che il gender lo travi ;) (ma ci libereremo mai di questa storia dei rosa / harmony / spazzatura per represse?)
Teresa Siciliano: Per ora direi di no.
Macrina Mirti: Mi piace “romanzi azzurri”. Fiocco rosa per la femmina, fiocco azzurro per il maschio :)
Babette Brown: Giusto per restare nel cliché più atroce…
Sarah Pellizzari Rabolini: Io ADORO Andrea De Carlo. Volevo chiamare Guido entrambi i miei figli perché avevo letto “Due di due”‘ e visto che non c’è stato modo, ho chiamato così il personaggio di “Per un’estate”. Lui è scrittura e magia, è coinvolgente, ha un modo di raccontare che mi entra nell’anima e non abbandona fino all’ultima pagina. Forse non sono obiettiva, ma è come il primo amore: ideale, da farfalle nella pancia…E se per caso dovesse deludermi, direi che sono io che forse non ho capito bene! Sono certa che a Natale la mia amica di sempre me lo farà trovare sotto l’albero, è un must!
Standing ovation. Probabilmente l’autore scrive rosa perchè tira, ma non si abbassa a leggerne.
Bellissimo post Babette!
Recensione in perfetto stile Babs e dibattito a seguire molto divertente.
Hai confermato i miei sospetti. In tutti i sensi.
Forse, alla domanda “cosa scrivi?” dovremmo cominciare anche noi a rispondere “narrativa”. Che dici?
Esattamente, Edy. Lo sostengo da tempo. Le autrici sono le prime ad auto-limitarsi.