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Guglielminetti, RVH. Ascesa alle tenebre

Olanda, fine del XVII secolo: inizia da qui il primo libro della storia, raccontata in prima persona, del vampiro Raistan Van Hoeck.
Un’appassionante avventura ricca di suspence, azione, colpi di scena e impreziosita da feedback che attraverso tre secoli ci porta fino ai nostri giorni, alternando momenti di amore e odio, lacrime e sorrisi, orrore e divertimento.
Un villaggio nei pressi di Amsterdam, Londra, Parigi, Dubai e Tel Aviv sono alcune delle tappe di un percorso esistenziale che, da piccolo secondogenito amato e protetto, ma anche fondamentalmente solo ed incompreso, porteranno Raistan a diventare un “demone” possente, spietato e letale (che però di quel bambino custodisce gelosamente il ricordo), per poi cadere prigioniero, insieme al licantropo Greylord – il suo peggiore nemico di sempre – di un terrorista pazzo e potentissimo
“Non tutti i mostri sono vampiri e non tutti i vampiri sono mostri”.
Di Raistan ci vengono rivelati, senza la minima ipocrisia, i più diversi aspetti: le debolezze, il carattere ribelle, dispettoso e testardo, che lo rende a volte adorabile e a volte odioso – e invariabilmente pericoloso – il particolare senso dell’umorismo, la dedizione, la lealtà e la tenerezza verso chi ama, dall’adorata creatrice Shibeen, sempre al suo fianco nei momenti più disperati, a Isabelle, la sua irriverente creatura, fino alla piccola Ellie che, con la sua famiglia umana, occupa un posto specialissimo nel suo cuore.
Raistan, personaggio più che complesso, sprigiona pericolo e terrore a prima vista, ma al tempo stesso riesce ad essere estremamente affascinante ed accattivante.
E’ capace, come lui stesso dichiara apertamente e quasi con una sorta di orgoglio, di vera crudeltà e di follia totale, ma è pure dotato di un’innegabile, genuina e trascinante simpatia e di un’insopprimibile e contagiosa voglia di vivere.
E a dispetto della scia di sangue che inevitabilmente lo accompagna, ha conservato intatta la capacità di provare ed ispirare desideri e sentimenti profondi e sinceri:
“…anch’io ho amato e sono stato amato, e questa consapevolezza, da sola, dà un senso alla mia esistenza”.
La sua “ascesa alle tenebre”, piena d’azione, segnata da cadute vertiginose e devastanti e da risalite altrettanto spettacolari, emoziona e cattura dalla prima all’ultima pagina, anche grazie a una scrittura fluida, coinvolgente ed estremamente realistica
E, alla fine, dopo essersi goduti tutto d’un fiato quest’iniziale incursione nel suo mondo, non si vede l’ora di ripartire con lui per il prossimo viaggio.

Un vampiro vero, a suo modo non ‘cattivo’ (?!)***
Nel corso degli anni ho incontrato spesso il mito del vampiro: per la mia generazione esso oscilla fra Herzog e Coppola, rispetto a cui, lo confesso, il romanzo di Stoker mi è sempre sembrato modesto. In effetti l’identificazione di Dracula con il diverso e l’emarginato (e forse anche con lo spirito critico) ha aperto la strada verso i vampiri letterari moderni: non tanto Twilight, di cui non ho sopportato di vedere (non parliamo poi di leggere) tutti gli episodi, ma piuttosto le numerose incarnazioni romantiche, per me innanzitutto quelle della Gianinetto. Insomma mi piacciono i vampiri buoni, che non fanno del male a nessuno, o al massimo solo ai supercattivissimi, e che arrivano ad amare solo la protagonista.
Per questo ho tardato molto a leggere questo libro che si pone agli antipodi rispetto ai miei gusti. Cosa di cui sono stata spesso avvertita da persone di cui mi fido, compresa l’autrice. Contrariamente alle mie aspettative, il libro mi ha presa totalmente nella prima parte, probabilmente perché è scritto molto bene.
Certo un sacco di cose mi hanno disturbato: innanzitutto il fatto che si tratti di una storia in più volumi e l’uso insistito del flashback, che mi confonde sempre; poi l’amoralità del protagonista, sia a livello umano che erotico, dei suoi “amici” vampiri, ma anche di umani come Sophie (personaggio stranamente dimenticato dalla sinossi: forse nella serie non è importante come pensavo all’inizio?). Eppure devo ammettere che nell’insieme Raistan è un personaggio ben costruito e a suo modo coerente. Ma senza dubbio, personalmente, se lo incontrassi, scapperei lontana mille miglia.
Un po’ deludente il finale, sia pure provvisorio.

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Lombardi, Chifeletti. La ricetta per ricominciare

[Ingredienti] 1 piroscafo che porta lontano; 1 bambina che osserva tutto, e che tante cose capirà solo in seguito; 1 mamma che niente può fermare; 1 nonna un po’ bambina; 1 città che accoglie tra le sue mura; 1 nipote che raccoglie i ricordi; tanti anni che passano; 1 spruzzata di rimpianto per quello che non è mai stato raccontato [Preparazione] C’è la storia grande, quella che deciderà solo dopo molti anni i perché, i chi e i come, che si mescola a tante piccole storie, che appartengono a ognuno di noi. La storia grande mette in moto le tante piccole, a volte rischiando di schiacciarle. Ma ci sono persone che non si lasciano schiacciare, persone anche semplici ma in grado di insegnarci grandi lezioni di forza e dignità. Ci sono viaggi in cui molto lasci, ma ancora di più ritrovi. E alla fine del viaggio, il tramandarsi di una semplice ricetta, il cucinare insieme, diventa il “detto” che trova spazio accanto al “non detto”. La punta dell’iceberg. Che è poco, ma è pur sempre quello che ci indica tutto quello che rimane nascosto. [Rimedio] È la ricetta che dimostra che è sempre possibile ricominciare, anche quando ci si è lasciati tutto alle spalle.

Un amarcord****
Per la Lombardi sono i chifeletti, per me erano le zippole, un dolce casalingo sempre fatto con le patate (ma lievitate), che ha accompagnato tutta la mia infanzia e la mia adolescenza. Ma a me non piacevano per niente: sempre stata antitradizionalista, io! Ed era necessario nella mia grande, affettuosa, soffocante famiglia patriarcale: questione di sopravvivenza per la generazione del Sessantotto!
Più che di un racconto si tratta di un amarcord. Mi sono fatta anche due o tre pianterelli. Eppure l’autrice si tiene un chilometro lontana dal melodramma! E forse proprio per questo è spesso davvero commovente.

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Giacometti-Flumeri, I love Capri
Tra gli schiamazzi dei turisti in visibilio di fronte allo spettacolo dei faraglioni, il traghetto sta per attraccare all’isola azzurra. Ma Mel Ricci, giovane blogger di cucina, quasi non ci bada assorta com’è nei suoi pensieri. Una vaga sensazione di disagio si sta infatti facendo spazio in lei. Mel ha appena ricevuto da una piccola casa editrice un’offerta favolosa: diventare la ghost-writer dell’autobiografia di Fabrizio Greco. Famosissimo e affascinante chef, che ha raggiunto il successo grazie alle sue sensuali mise en place e ora gestisce il locale più trendy di Capri. All’inizio, l’idea di scrivere quell’autobiografia l’aveva affascinata ma Mel sa bene che il suo compito sarà tutt’altro che facile. E, approdata sull’isola per lavorare gomito a gomito con lui, scoprirà presto che nel passato misterioso dell’inaccessibile cuoco si nasconde più di un segreto. La magia di Capri riuscirà però a sciogliere anche le resistenze più tenaci. Perché a Capri tutto è possibile. Anche innamorarsi. Dopo L’amore è un bacio di dama, Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti firmano una nuova, divertente e frizzante commedia romantica tra stelle Michelin e paesaggi da sogno. Non perdete le sensuali ricette di Fabrizio in appendice al libro, e tante altre vi aspettano nell’ebook Le ricette di I love Capri (e non solo), che include un’imperdibile spin off con i personaggi del romanzo.

Sexy food*****
Detesto i programmi di cucina che affollano le nostre tv, non parliamo poi di certe gare in cui può succedere di tutto. Inoltre l’attacco non mi ha entusiasmato: un po’ sembrava una guida turistica, finanziata dalla pro loco caprese, un po’ l’idea di un pornochef mi faceva orripilare. E invece, a poco a poco, sono entrata dentro la storia e, come Mel, mi sono lasciata affascinare da questo Raffaello della cucina (bellissimo il paragone). Non posso dire di approvare il comportamento, soprattutto passato, di Fabrizio. Ma senza dubbio le autrici sono riuscite ad approfondire straordinariamente il personaggio, rendendolo vivo e credibile.
Secondo me, il miglior risultato della coppia Giacometti-Flumeri finora.