Quando il professor Donovan chiama Kate nel suo ufficio per offrirle un lavoro, l’ultima cosa che la ragazza si aspetta è che le venga offerto proprio quel lavoro: fare da baby sitter a un bambino autistico. Ma le sorprese non sono finite, perché il padre del bambino di cui si dovrebbe occupare è uno dei professori più temuti e nello stesso tempo più ammirati dell’intero ateneo: Philip Clark, noto per essere un uomo schivo, ostile, poco incline al contatto umano e con origini aristocratiche a rendere ancora più austero il suo comportamento. Eppure, nonostante tutto, Kate accetta. Perché per Kate un bambino autistico è un bambino bisognoso. Lei lo sa bene. Kate e Philip: due persone che la vita ha messo in ginocchio, ma che si sono rialzate e hanno ripreso a lottare, non per se stessi, ma per qualcuno che da loro dipende interamente. Spinti dall’amore, decisi a non permettere al dolore di averla vinta, però, hanno eretto attorno a sé una barriera, ciascuno a modo suo. Kate è dolce e premurosa, parla di tutto, ma mai di sé. Philip, invece, è serio e compassato, non permette a nulla di toccarlo perché qualcosa l’ha toccato troppo a fondo. Il caso li mette l’una sulla strada dell’altro e insieme a loro Ethan, il piccolo angelo silenzioso che farà di tutto per compiere un miracolo: consentire a tre cuori feriti troppo a fondo di guarire.

Titolo: Ethan l’angelo del silenzio.
Autrice: Elizabeth Giulia Grey.
Genere: Romance contemporaneo.
Editore: Self-Publishing.

L’Autrice presenta il romanzo:

Questo romanzo è nato per caso, frutto di un’idea estemporanea, ma è diventato subito una realtà, una passione, una necessità. Da sempre interessata alla psicologia, amante della letteratura, strabiliata e ammirata da ciò che la creazione di un personaggio comporta, ho deciso di tentare e di mettermi in gioco con qualcosa che avesse un contenuto forte. Inizialmente, però, volevo trattare l’autismo da lontano per via del fortissimo rispetto che nutro verso coloro che devono affrontare ogni giorno le incognite e le sfide di questa complessa sindrome. In pratica non volevo intromettermi nella loro devastante quotidianità, per paura di invadere il loro spazio e di peccare di insensibilità. Man mano che mi addentravo nella storia, tuttavia, mi rendevo conto che non potevo mantenermi su un piano tanto distaccato. Così ho approfondito le mie conoscenze, le quali inizialmente erano basate solo su esperienze mediate: il figlio di un’amica, un compagno di scuola, un conoscente. Ho studiato, mi sono informata, ho osservato meglio e ho chiesto consiglio e consulenza a chi conosce questo mondo direttamente, per lavoro o per motivi personali. Il risultato è un romanzo che ho finito per amare come un figlio, un romanzo in cui ho messo tutto il mio cuore.

Conosciamo più da vicino il romanzo…

Ambiente e tempo: le vicende narrate si svolgono ai giorni nostri e sono ambientate a San Francisco, tra Nob Hill e Haight-Ashbury.

Personaggi: Kate Allen è una ragazza di ventitré anni che ha dovuto maturare molto più in fretta dei suoi coetanei. La vita, infatti, non è stata affatto clemente con lei e le ha regalato un fratello gemello che le causa un guaio dopo l’altro. James è a suo dire l’altra parte di lei, la sua parte migliore. Ecco perché per lei è impossibile abbandonarlo, come invece sembrano voler fare il più delle volte i loro genitori. A differenza loro, che non se ne curano se non da un punto di vista meramente economico, la presenza del fratello è per lei una costante, un pensiero fisso che l’accompagna ovunque vada. Schiva, riservata, dotata di una sensibilità rara, non ama parlare di sé e tantomeno della propria vita privata. Kate è arguta, seria e determinata ed è dotata di un’intelligenza sopraffina che le permette di capire quando è il caso di tacere e quando è invece necessario parlare e farsi valere.
Philip Clark è un uomo ricco di sfumature e di contraddizioni che, tuttavia, preferisce dare di sé un’immagine fredda e lineare. Discendente da una famiglia di nobile lignaggio, professore brillante e precoce, è abituato fin dall’infanzia a guardare gli altri dall’alto in basso. L’arrivo di Ethan, la diagnosi di autismo e la morte della moglie hanno sconvolto la sua esistenza in modo estremo, ma anche in questo caso, ciò che traspare dal suo comportamento è solo un gelido distacco che a volte sfocia in un colpevole scoramento. Nel momento in cui Kate irrompe nella vita sua e di suo figlio, Philip è ormai stanco perfino di sperare.
Ethan Clark è un bambino dolce e affettuoso, nonostante la sindrome di cui soffre. Il suo disturbo è legato prevalentemente alla funzionalità verbale: Ethan non parla, né hai mai parlato. Quando si rivolge alle persone che ha intorno lo fa attraverso i gesti e solo talvolta emettendo qualche suono. Abituato a veder soddisfatte le sue richieste prima ancora di avere il tempo di formularle, non ha mai sentito la necessità di migliorare, né di crescere. Protetto dal padre in modo quasi ossessivo, ha pochissimi contatti con il mondo esterno e, di conseguenza, si fida di pochissime persone: il padre Philip, la domestica Rosita e lo zio William.
William Clark è anch’egli un personaggio determinante ai fini della storia. Giovane, viziato e vanaglorioso, è convinto che il mondo sia ai suoi piedi o che debba esserlo. Abituato agli agi procuratigli da una delle famiglie più ricche di San Francisco, circondato da donne vuote e superficiali quanto lui, non si è mai messo in gioco, né si è mai piegato ai compromessi. Eppure è affezionato a Ethan in modo profondo e sincero.
Sally è la nonna di Kate. Hippie della vecchia guardia, ha vissuto tutte le fasi di quel movimento immergendovisi anima e corpo. Abituata alla libertà sotto ogni punto di vista, fatica a capire la rigida compostezza della nipote, eppure le sta accanto, la protegge e la consiglia come solo la migliore delle nonne potrebbe fare.

Stile: lo stile adottato è lineare, ma curato, come richiesto dal genere romance.

Narrazione:la narrazione è in terza persona e a focalizzazione interna.

Passi scelti:

Philip Clark non era freddo e distaccato come voleva far credere: nei suoi occhi si agitava quella marea di emozioni tipica di chi sapeva cosa fosse il vero dolore, di chi doveva farci i conti ogni giorno. Impossibile essere freddi, impossibile essere distaccati. Forse poteva anche riuscirci in facoltà, coi suoi studenti e con i colleghi, ma lì era nel suo mondo, nella sua devastante quotidianità ricca di incognite. Gli era bastato fare il nome di suo figlio: il modo in cui l’aveva pronunciato, con un misto di amore, protezione, aggressività e dolore, era stato sufficiente a far capire a Kate che uomo avesse di fronte. La fama di cui godeva non aveva nulla a che fare con lui, era fumo negli occhi, altra nebbia che si aggiungeva a quella che ogni mattina si innalzava dalla baia.”

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Perché Kate era così: amava ascoltare gli altri, studiarli e analizzarli, ma in compenso odiava parlare di sé. Ogni volta che qualcuno le poneva una domanda, lei trovava un modo per svicolare o si manteneva sul vago, tanto che nessuno poteva dire di conoscerla sul serio. Tuttavia, lo faceva in modo così abile e discreto che era raro che qualcuno si rendesse conto di non aver ottenuto risposta.”

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Philip Clark era un uomo strano, difficile da classificare, soprattutto nel modo di affrontare la sindrome del figlio, con una distaccata partecipazione che a tratti sconfinava in una colpevole amorevolezza. Era come se non sapesse davvero cosa fare, come se non avesse ancora capito chi fosse suo figlio e cosa si aspettasse da lui, ma si rifiutasse di ammetterlo per via di un’assurda presunzione innata, o forse inculcata da altri.
Ciò che, però, aveva colpito Kate più di tutto il resto era la resa che aleggiava in fondo a quegli occhi distanti solo all’apparenza.
Se si era già dato per vinto con un bimbo di cinque anni, cosa avrebbe fatto quando il piccolo fosse cresciuto?
Quando avesse richiesto più attenzioni, quando avesse voluto cimentarsi con un lavoro o avesse voluto tentare con uno sport?
Perché i bambini autistici avevano le loro esigenze esattamente come tutti gli altri e, se non le si sapeva interpretare, li si privava di uno strumento determinante per la loro interazione con la società. Ethan si sarebbe spento sempre più, isolandosi dal mondo esterno solo per non aver trovato qualcuno in grado di prestare ascolto alle sue mute preghiere.
No, Kate non poteva permetterlo.
L’aveva già visto accadere in passato, ma ora era diversa, distante anni luce da quella bambina ingenua che aveva assistito impotente alla più grave forma di ingiustizia: ora era un’adulta e aveva i mezzi e le conoscenze per cambiare le cose, o quanto meno per tentare. Quella famiglia aveva bisogno di lei – molto più di quanto lei avesse bisogno di loro, questo era certo. A dire il vero, avrebbe fatto volentieri a meno di quel lavoro e di quell’uomo che puzzava di guai lontano un miglio. Ma Kate sapeva tenersi ben lontana dai guai, era una sua caratteristica innata e quanto era accaduto con Oliver ne era solo l’ennesima dimostrazione.
Già, Oliver.
Se solo fosse stata una persona diversa, in quel momento avrebbe potuto ritrovarsi fra le braccia muscolose di quel ragazzo e spassarsela fino al mattino. Si sarebbe immersa in quegli occhi così intriganti e avrebbe dimenticato tutti i suoi guai per qualche ora.
Cosa aveva che non andava?
Possibile che la felicità o anche solo uno sprazzo di serenità ogni tanto le facessero così schifo?

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“Molti di quei ciarlatani che aveva assunto per curare il piccolo avevano cercato di ridurre quelle che, in fondo, altro non erano che manifestazioni di stress, alcuni avevano fatto progressi, questo era vero, ma pochi erano riusciti a trasmettere a Ethan la giusta dose di serenità che serviva per ottenere un vero successo. E poi arrivava una ragazzina di poco più di vent’anni, assunta per fare la baby-sitter, che camminava per casa loro in punta di piedi, schiva come un fantasma e sussurrava a fior di labbra, ed ecco che sulle ceneri prodotte da anni di dolore e sfiducia germogliava una nuova speranza.
Era davvero possibile?
In passato si era già sbagliato nel giudicare le persone, in più di un’occasione in realtà, ma questa volta non aveva capito nulla. La ragazza che stava osservando non era fragile, delicata e insicura come lui aveva creduto, tutt’altro. Quella che aveva interpretato come timidezza, sembrava più che altro riservatezza, se non addirittura un’astuta forma di cautela. Il modo in cui gestiva Ethan ne era una prova: Kate era autorevole, decisa e sapeva molto bene ciò che faceva. Molto meglio di lui, tra l’altro. Aveva perfino capito quale fosse la ricetta migliore per conquistare la fiducia di Philip: tanti fatti e poche parole.
Già, le parole.
Quelle erano state affidate a quei brevi resoconti scritti che erano diventati la sua lettura abituale prima di coricarsi, immancabili e confortanti nella loro regolarità, al punto tale che dubitava sarebbe più riuscito a farne a meno.
Mentre i fatti… Be’, quelli ce li aveva davanti agli occhi.”

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“Kate sapeva che non era facile amare una persona autistica, lo sapeva meglio di chiunque altro, eppure col tempo aveva imparato ad aspettarsi solo ciò che era lecito attendersi, nulla di più. Philip, invece, sembrava non averlo ancora accettato. Certe volte si spogliava di tutta l’apatia e si comportava come se sperasse ancora di vedere suo figlio cambiare e diventare un bimbo come tutti gli altri. Non era ciò che diceva, lo si capiva dal modo in cui guardava il piccolo, a volte con delusione, altre con aspettativa.

Non era compito di Kate fargli capire quanto stesse sbagliando, certo, ma sentiva che doveva provarci, che doveva far accettare a quell’uomo suo figlio per quello che era: un meraviglioso bambino di cinque anni, affettuoso, curioso, dolce e intelligente. Autistico? Ebbene sì. E con ciò? Aveva così tanti altri pregi da oscurare tutto il resto, compresa la sua sindrome. E poi le crisi di cui soffriva Ethan non erano nulla in confronto alla violenza che altri soggetti sapevano sviluppare, una violenza a cui lei era abituata da anni. Nella sua sfortuna, Philip era un uomo fortunato. E doveva capirlo. Il primo passo consisteva nello smettere di autocommiserarsi.”

Biografia e opere: Elizabeth Giulia Grey è nata a New York il 25 agosto 1973 da madre italiana e padre americano. La sua vita si è svolta prevalentemente in Italia, dove si è trasferita con la madre all’età di quattro anni. È avvocato e vive a Varese con le due figlie Alice e Alessia e il marito Manuel.
Ethan – L’angelo silenzioso è il suo quinto romanzo.
Altri romanzi dell’autrice: The right man – La brace sotto la cenere,The right man – La rivincita, The right man – La vendetta e La partita perfetta, tutti disponibili su Amazon in formato digitale e cartaceo.