Piera Nascimbene (chiedetele l’amicizia QUI) ha presentato l’argomento: Come vi organizzate quando scrivete a quattro o più mani?
Hanno risposto in parecchi/e. Riportiamo gli interventi di alcuni membri del gruppo “Babette Brown legge per voi”.
FEDERICA SOPRANI (QUI trovate i suoi libri) è entusiasta della scrittura a quattro mani: Mi piace scrivere a quattro mani, è un modo che ho sempre avuto per giocare con le persone a cui volevo bene, per creare con loro mondi e personaggi da poter condividere. Molto spesso mi sono fatta prendere dalla sindrome del Dungeon master, ritrovandomi a far giocare la persona con cui scrivevo punto non che le imponesse si le mie idee, ma la guidavo dolcemente dove volevo che lei andasse, e di solito questo non è mai spiaciuto a nessuno.
Ho anche pubblicato libri scritti a 4 mani: due con Lucia Guglielminetti, dedicati ai nostri due vampiri Raistan e Guillaume, altri con la mia coautrice storica, Vittoria Corella. Con lei ho scritto 3 volumi (stiamo scrivendo il 4) della serie poliziesca noir Victorian Solstice, due romanzi Steampunk, un romance di ambientazione edoardiana, Una Segretaria per Milord.
Non perderò mai il piacere di scrivere in compagnia, per me resta una fonte di piacere e divertimento, e anche un modo per voler bene.
EWARD C. BRÖWA (QUI trovate i suoi libri) è molto scettico: Non ci ho mai provato, non penso che ne sarei capace e temo che farei impazzire l’altra parte. Nelle mie storie, infatti, la progettazione è quasi inesistente e la vicenda si crea man mano che procede. Ci vorrebbe qualcuno con cui fossi in sintonia perfetta, due immaginazioni che procedono in armonia.
Per non dire poi dei tempi, e pure degli orari, poiché io scrivo a fasi: niente per mesi interi e poi una specie di furia in cui riempio pagine e pagine di seguito, finché il libro non è finito, approfittando di ogni ritaglio della giornata, e soprattutto di quelli della notte.
Sono però molto curioso di leggere le esperienze riuscite.
Spam fuori stagione, “Quei giorni d’inverno”, da poco in Kindle Unlimited, storia iniziata con una vaga idea di dove sarebbe andata a parare, ma di cui si sono appropriati i due protagonisti, Pier e Lothar, imprigionati dalla neve in una baita di montagna lontana da tutto. Se ci sono state quattro mani a scriverla, sono state le loro.
CINZIA FABRETTI (QUI trovate i suoi libri) è un “vorrei, ma…”: Che bello! Io non avrei il coraggio, credo, troppo timorosa di risultare invadente. Ma forse è solo mancata la persona con cui giocare, che sentissi non troppo più brava da intimidirmi e non troppo diversa da non riuscire a coordinarci.
MILENA ZUCCHETTI (QUI trovate i suoi libri) ci ha provato e ora il suo romanzo è in attesa di pubblicazione: Ho scritto una commedia romantica a quattro mani con quella che ora è una mia amica e all’epoca solo un conoscente. Ci eravamo lette a vicenda e nulla più.
È stata un’esperienza molto positiva. Nella pratica è stato tutto molto semplice e spontaneo. Avendo i classici due pov ci siamo divise i personaggi, poi ciascuna rivedeva il proprio personaggio nel capitolo dell’altra. La sorpresa è stata che non c’era quasi mai bisogno di rettificare nulla.
Il romanzo a quattro mani sarà pubblicato da Words Edizioni prossimamente.
MARIKA GROSSO (QUI trovate i suoi libri) ha tentato, fallito e tentato ancora: Ci avevo provato in passato, ma non era mai andata a buon fine. Mi ero sempre bloccata, forse anche perché non mi piace che altri “muovano” i miei personaggi.
Poi ci ho ritentato, partendo da una sessione di gioco di ruolo, ma è andata malissimo anche quella volta, nonostante credessi che sarebbe andata bene.
E alla fine è arrivata Nykyo, che è l’unica con cui sono riuscita a creare e finire qualcosa.
Abbiamo scritto un libro di prossima pubblicazione (col nostro collettivo), e vedremo se farne uscire altri. L’idea è quella.
Dopo aver deciso la scaletta, scriviamo il pov ognuna un personaggio fisso, per le scene “interattive” le giochiamo di ruolo.
Magari può sembrare facile, ma credo che per scrivere a quattro mani serva la persona giusta, con una sensibilità simile. Io sono stata fortunata.
Replica la “complice”, NYKYO (QUI trovate i suoi libri): Con te è stato divertente, ed è venuto spontaneo, ma concordo sul fatto che è coimplicato, non è facile trovare il giusto metodo e la sintonia necessaria. Sono stata fortunata anche io.
AMALIA FRONTALI (QUI trovate i suoi libri) è entusiasta dell’esperienza: Io adoro scrivere a quattro mani. E’ un’esperienza stimolante e bellissima, che mi ha sempre regalato un gran divertimento, sia nella scrittura in sé, che proprio in termini di grandi risate. E oltre al divertimento c’è il piacere di condividere un’idea, di crescerla insieme dandole corpo ed emozione. Un po’ come suonare insieme, un atto che crea una musica nuova e una voce diversa, che non appartiene più a uno solo ma a entrambi. Ho tre esperienze con tre partner completamente diversi e con tutti, prima di iniziare, il livello di conoscenza personale era quasi zero. Alla fine del percorso, la vita si era infiltrata negli scambi e sono diventate tutte amicizie personali. La più recente, un sodalizio letterario e personale che ancora continua (e non vorrei proprio che finisse) è con Rebecca Quasi, la compagna di banco che tutti vorrebbero.
Ho sempre usato la stessa tecnica per tutte le mie esperienze di 4 mani. Un file condiviso, nessuna separazione netta di pov e personaggi. Si condivide il contenuto del capitolo, ognuno scrive il pezzo che gli pare, e l’altro ci “ripassa sopra” in revisione, commentando, cancellando, inserendo senza problemi né limiti. Le modifiche che entrambi trovano migliorative si accettano subito, sulle altre ci si confronta, finché non si arriva a un testo che soddisfi entrambi al massimo livello. Sembra lungo e tortuoso ma nella pratica, dopo lo sconcerto iniziale, non lo è affatto e ha anche il non trascurabile vantaggio di rispettare i tempi e le disponibilità di ciascuno, visto che non bisogna per forza essere nel file contemporaneamente a lavorare.
Unico vero requisito: non si può essere gelosi del proprio stile e della propria voce, perché il presupposto di un quattro mani è proprio dimenticarsi cosa ho scritto “io” e cosa hai scritto “tu” (e fare in modo che il lettore non possa intuirlo).
Copertina: elaborazione Canva di immagini free.
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