Prima nazionale di
DALLA MORTE IN POI di Roberto Carboni
Bologna, Libreria La Feltrinelli, 27 febbraio 2017
Che sarebbe stato un successo, l’ennesimo, lo si poteva immaginare già mezz’ora prima dell’ora stabilita per l’evento: lunghe file alla cassa per procurarsi una copia del romanzo, molti spettatori impazienti di prendere posto nella sala grande di Feltrinelli, quella con le vetrine davanti alle Due Torri.
È sempre stato così per le ultime uscite di Roberto Carboni, lo scrittore di Bologna, il nostro Nettuno d’oro alla cultura. E non solo: premio Radio Days per la comunicazione, premio Qualità Città di Chiari, finalista al premio Selezione della Giuria del Garfagnana in giallo, e tutto solo negli ultimi due anni. Roberto lo seguo, da molto, è diventato un amico e mi accorgo che è rimasto se stesso. Discreto, quasi timido, eppure grande affabulatore.
Lo è stato anche ieri. Unica differenza, questa volta ero seduta di fianco a lui, a presentarlo con Francesco Vitali, avvocato penalista e profondo conoscitore di narrativa giallo-noir e di graphic novel. Una bella emozione per me, parlare di un romanzo che Roberto mi ha fatto leggere già qualche mese fa e farlo sotto le volte di una libreria che da decenni è punto di riferimento per la cultura cittadina.
Dalla morte in poi, pubblicato come i quattro precedenti di Carboni da Fratelli Frilli Editori, è il viaggio verso la conoscenza delle proprie pulsioni più autentiche di Oscar Torri, industriale di discreto successo, padre di famiglia e… omicida seriale. Viaggio narrato in prima persona, senza ombra di pentimento, con la lucidità di chi vuole conoscere se stesso e si accetta per quello che scopre di essere. Duecento pagine di una scrittura tesa, senza tregua per il lettore, che pare iniziare svelando la fine e invece è una sorpresa continua che, ancora alla penultima pagina, ribalta la storia e i destini.
Chiedo a Roberto quanto sia difficile scrivere una storia così, in prima persona e da dentro. Mi guarda di sottecchi, quasi un ghigno sul viso, e mi risponde che non è poi tanto difficile, o almeno non lo è per lui, che anzi d’ora in poi lo farà solo in prima persona. Perché la follia, e tutti i suoi romanzi ne vanno alla scoperta, vive dentro ciascuno di noi. Il diverso, almeno in parte, bisogna accettarlo. Per accettarsi, finalmente.
Il messaggio è arrivato a segno a tutto il pubblico che gremiva la sala, seduto o in piedi, ma fermo fino alla fine. Tanti lettori fidelizzati, tanti amici, molti colleghi e addetti ai lavori: gli scrittori Ornella Albanese, Davide Pappalardo, Daniela Rispoli, Dario Villasanta; il poeta Gianfranco Corona; il critico cinematografico Giovanni Modica; il filosofo Enzo Pellegrino.
E non stupisce l’attenzione riservata a Roberto Carboni e al suo romanzo, è Platone che lo insegna: anche l’amore, che è motore di ogni pulsione vitale, nasce proprio quando l’altro svela il noto in noi, che fino a quell’istante ci era ignoto.
In questo caso la follia, appunto.
Gli articoli di Giusy Giulianini
Credits: le fotografie sono di Margherita Pesci e Dario Villasanta.
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