Diciamolo, c’è chi fa il cammino di Santiago e chi va al Salone del Libro di Torino. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, in entrambi i casi siamo di fronte a un atto di fede che, per quanto attiene al Salone, è espressione di una passione che parte da ben più lontano della quasi maratona percorsa. Per cinque giorni, dal 9 al 13 maggio, tutti i social network sono stati invasi da post e fotografie di gente con la faccia gioiosa e una vagonata di libri in spalla. Inutile dire che perfino questo ingenuo sfoggio di entusiasmo ha generato reazioni opposte: chi avrebbe voluto esserci e chi ha stigmatizzato il suddetto sfoggio come una becera ricerca di attenzione da parte di gente sfigata che, per il solo fatto di transitare tra i padiglioni e l’Oval, si illude di far parte del mondo dell’editoria e di potersi definire scrittrice o scrittore. Perché questa etichetta te la puoi appuntare sul petto – meglio se a carne viva – solo se con i diritti derivati dalle vendite ci paghi le bollette, ci compri lo yacht, il Rolex, l’attico sulla Quinta Strada etc etc etc.

Al netto delle inutili polemiche (sì, poi affronteremo anche quella sparata sull’autopubblicazione “così, de botto, senza senso” – cit.) cercherò di raccontarvi le mie personalissime impressioni su quanto ho visto e sentito in questa lunga trasferta.

IN DIRETTA CON LA TGR PIEMONTE

L’affluenza
222.000 visitator* (circa 5000 in più rispetto al record dello scorso anno) su 137 mila mq espositivi, oltre 800 stand, 51 sale e 180 laboratori, oltre 2000 eventi. Tradotto? Un Armageddon che, per come l’ho percepito io, si è concentrato soprattutto sabato 11 maggio, quando si riusciva a soffrire di claustrofobia anche all’interno degli enormi padiglioni.

LAURA COSTANTINI E VERONICA PIVETTI

Le file
Chi frequenta il Salone lo sa e arriva preparat*. Si fa la fila per qualsiasi cosa: per mangiare, per bere, per andare in bagno (ma su questo ci sarà un paragrafo a parte), per assistere agli incontri, per chiedere un disegno/autografo a Zerocalcare. Di questa fila specifica mi ha colpito una ragazza con le trecce. Era un’espositrice e quindi, come me che ero lì per lavoro, aveva avuto accesso al Lingotto già alle 9 (l’apertura al pubblico era alle 10) e aveva potuto, come me, mettersi in fila per conquistare il braccialetto che dava diritto alla dedica con disegno sul nuovo libro di Zerocalcare. Ma si sentiva in colpa perché i braccialetti sarebbero finiti prima ancora dell’apertura al pubblico e continuava a dire: “Non è giusto, siamo dei privilegiati”. Sì, lo eravamo, ma comunque circa un’ora di fila per conquistare l’ambito premio ce la siamo dovuta fare.

LAURA COSTANTINI CON CHIARA E AGNESE BOOKSTAGRAMMER

Un’altra fila che mi ha colpita è stata quella ideata da una maestra geniale che si trascinava dietro una nidiata di delizios* bimb* delle elementari: aveva creato una cordata con delle maniglie che bimbi e bimbe tenevano ben strette seguendola ovunque come paperotti dietro la mamma. Una fila che avrei, invece, preferito non vedere è stata quella al seguito del ministro Sangiuliano: immaginate la marcetta del famoso film di Sordi, “Il medico della mutua”, e sostituite i camici con una trentina di uomini e donne in completo scuro, tutti contemporaneamente intenti a parlare al cellulare mentre precedevano e seguivano il ministro fendendo la folla con espressione severa in una plateale manifestazione del concetto caro al Marchese del Grillo. Quale? “Io so’ io e voi non siete un…”.

LAURA COSTANTINI E LUCIA GUGLIELMINETTI

I bagni
Tasto dolentissimo e reiterato di anno in anno. Se sai, e lo sai, che centinaia di migliaia di persone (soprattutto donne) affluiranno, cammineranno, berranno e mangeranno (pagando cifre assurde per miseri panini, bevande e caffè), organizza una quantità di bagni congrua e – soprattutto – fanne di enormi per le donne perché non se ne può più di vederle/vederci in fila anche per ore (giuro) mentre i maschi entrano ed escono senza alcun ostacolo.

COMMESSO AVVENENTE, UN SICURO RICHIAMO

A parte una volta: era venerdì 10 maggio ed ero inserita nell’ennesima fila pipì. Il bagno più vicino alla mia postazione di lavoro aveva la maniglia del reparto uomini rotta, quindi la porta bloccata. Mentre eravamo in attesa dal vicino stand delle Forze Armate imbocca un ufficiale – con sul petto talmente tante medaglie che credo abbia combattuto perfino le guerre puniche – seguito da una guardia del corpo in completo scuro e auricolare. L’ufficiale si blocca davanti alla porta impossibile da aprire e si guarda intorno. Una di noi in fila gli spiega: “maniglia rotta, la porta è bloccata”. Lui fa spallucce e azzarda un grazie facendo dietro-front, ma non la sua guardia del corpo. Con uno sguardo che avrebbe fatto invidia a Costner nell’omonimo film, ci fulmina e dice all’ufficiale: “Un momento, verifico.” Ci si potrà mai fidare di una manica di femmine in coda? Quindi spinge, infila le dita, cerca di capire. Noi lo fissiamo in attesa dell’eroica spallata per abbattere l’ostacolo. Ci delude. Si volta all’ufficiale e si rassegna: “È bloccata.” Maddai? I due sfilano sotto un’impietosa salva di sguardi sardonici e svaniscono all’orizzonte, all’epica ricerca di un bagno rispettoso delle doti belliche e agibile.

LAURA COSTANTINI E FEDERICA MARTINA

Gli stand
Non sarebbero bastati altri dieci giorni per avere una vera idea dell’offerta negli 800 (ottocento!) stand a disposizione. Grandi e piccoli, colorati o austeri, originali oppure tirati via. I costi richiesti agli espositori per esserci sono pesanti e la possibilità di rientrare delle spese minima. E non perché la gente non legga. La stragrande maggioranza di chi ha frequentato il Salone ha acquistato libri e fumetti come non ci fosse un domani.

LAURA COSTANTINI E GIORGIO SMOJVER

L’errore, se errore c’è, è che moltissimi affollavano gli spazi Mondadori, Rizzoli, Gems, Fanucci, Fazi, insomma tutti quei marchi che avrebbero potuto tranquillamente trovare in una qualsiasi libreria di catena. Se esiste un senso per l’aggirarsi tra i padiglioni del Lingotto è quello di esplorare e scoprire le piccole realtà che erano ovunque e che cercavano di attirare l’attenzione per come potevano, proponendo anche gadget, giochi a premio, ruota della fortuna da far girare o – come faceva Golem Edizioni – un timer: se squillava mentre stavi acquistando, avevi un libro in omaggio. Notazione a margine per uno stand – Pathos Edizioni – che ha adottato una strategia vincente: i commessi palestrati e oggettivamente avvenenti (favorisco foto) con cui attirare gli sguardi. A quel che ho visto, funzionava.

LAURA COSTANTINI E MANUELA BARBAN

Self-publishing
Ovvero l’Area Pro, grande e affollatissima. Proprio nei giorni in cui uno scrittore che ha pubblicato con etichette importanti ha sentito la necessità di paragonare l’autopubblicazione a un atto di autoerotismo che non può competere con un vero amplesso (usando termini meno eleganti), l’afflusso di lettrici e lettori a caccia di acquisti è stato imponente ed evidente.

LAURA COSTANTINI E MARCO PROIETTI MANCINI

D’altronde se perfino il Salone Internazionale del Libro ha dovuto arrendersi e riconoscere l’esistenza di un modo diverso di fare editoria, credo che anche chi ritiene che l’unico vero riconoscimento alla propria scrittura sia una targhetta griffata GrandeEditoreGalattico debba fare i conti con una realtà in crescita e ormai accreditata (soprattutto all’estero dove sono sempre più avanti di noi). Personalmente nell’Area Pro ho acquistato la nuova uscita dell’autrice Federica Martina, “Oltre la maschera”, e mi sono limitata perché c’erano molti altri titoli che mi interessavano (e che comunque prenderò in e-book).

LAURA COSTANTINI E MARZIA MUSNECI

Gli incontri
Per me il Salone è soprattutto questo. L’occasione per vedere le persone che conosci spesso solo virtualmente ma con le quali hai stabilito un legame vero, importante. Sì, appartengo a quella categoria di illus* che pensa di far parte di una comunità sparsa, eterogenea, litigiosa, spesso volubile di gente che scrive per passione. Una passione più grande di tutto lo spazio espositivo del Salone. Come tutt* avevo cercato di appuntarmi giorni, orari, padiglioni, stand in una sorta di battaglia navale dove spesso l’incontro cercato falliva miseramente per poi compensarti con l’incontro causale. E, credetemi, non c’è niente di più bello del sentirsi chiamare o del riconoscere un volto, uno sguardo, una sagoma inattesi.

LAURA COSTANTINI E MELANTO MORI

Se mi chiedessero cosa significa per me essere una scrittrice (sì, mi appunto l’etichetta e sfido chiunque a sfilarmela senza farsi male) direi proprio questo: gli incontri, il senso di appartenenza. Provo a fare un rapido elenco: Giorgio Smojver, fantastico scrittore di avventure e mercenari; Marzia Musneci, giallista; Manuela Barban che ha esordito con un libro che promette grandi cose; Melanto Mori, autrice self e CE che scrive benissimo spaziando tra i generi; Lucia Guglielminetti che non necessita di presentazioni; Federica Martina, autrice del CSU specializzata in romance M/M; Sandra Berriolo, che ha scritto un bellissimo saggio su un borgo ligure; Marco Proietti Mancini che ha fatto sold-out del suo ultimo romanzo; Sacha Naspini, che non vedevo da almeno dieci anni durante i quali ha spiccato il volo. E ce ne sarebbero molt* altr*.

LAURA COSTANTINI E SACHA NASPINI

Le soddisfazioni personali
Sperando di non avervi annoiato, vorrei chiudere con un paragrafo tutto per me. In questa edizione del Salone c’erano tre libri col mio nome sopra. Il western “Il destino attende a Canyon Apache” (a quattro mani con Loredana Falcone) pubblicato da Las Vegas Edizioni nel 2012 e ancora capace di dare soddisfazioni. Il fantasy gotico “Il mercante di incubi” pubblicato da Dark Abyss Edizioni nel 2023, presente grazie allo stand del Collettivo Scrittori Uniti e titolare di un immediato sold-out che ha lasciato a bocca asciutta più di una lettrice. Il giallo storico “Vendetta all’ombra della Mole” (a quattro mani con Loredana Falcone) edito da Golem Edizioni, presentato in anteprima al Salone – esce il 24 maggio – con un firmacopie che è andato così bene da dover rimpinguare le scorte allo stand.

LAURA COSTANTINI AL FIRMACOPIE

What else?
Questo mini-reportage non pretende di essere esaustivo. Ci sarebbero mille altre cose da dire così come ci sono stati panel ed eventi che avrei voluto seguire ma mi è stato impossibile. Esserci nella triplice veste di giornalista (con degli incarichi ben precisi), di scrittrice (con dei titoli da coccolare) e di visitatrice (con l’impegno di non acquistare, subito disatteso) non facilita le cose. Ma quel vortice di folla e pagine ha un potere attrattivo enorme.

LAURA COSTANTINI E SANDRA BERRIOLO

La sera di domenica 12 maggio, a causa di un temporale violentissimo, sono rimasta ben oltre l’orario di chiusura e mi sono aggirata tra gli stand vuoti, coperti da teloni. Lì sotto c’erano migliaia di storie, di personaggi, di emozioni. E, nonostante i tuoni e le raffiche di pioggia, li si sentiva sussurrare.

Vendetta all’ombra della mole, in prevendita al SalTo2024, è la nuova fatica a quattro mani di Laura Costantini e Loredana Falcone. Pubblicato per i tipi di Golem Edizioni, sarà disponibile dal 24 maggio. Un click QUI per prenotarlo.

Torino, 1900. Mancano pochi giorni all’apertura della prima Mostra dell’Automobile. L’industriale Rodolfo Pinto chiama nel proprio palazzo amici e parenti per festeggiare il sessantesimo compleanno e la presentazione della nuova Pinto-Rowland 2,8 cv. Tra gli ospiti, il professor Giacomo Artom, noto criminologo, e l’affascinante medium Madam Bastet. Sarà sotto i loro occhi che i segreti della famiglia Pinto si dipaneranno fino a portare all’omicidio del dissoluto aristocratico, colpito alla testa da una statuetta del dio Anubi portata in dono dal direttore del museo egizio Ernesto Schiaparelli. Sarà la sedicente medium a demolire le certezze del criminologo scoprendo l’assassino di un uomo che tutti avevano motivo di odiare.