PAOLA VARALLI, autrice di romanzi “gialli” (se volete conoscerla, ecco la sua Pagina su Amazon), è parte in causa. Tempo fa, ha suggerito un argomento per i mercoledì di Babette, nel Gruppo Facebook (ci trovate QUI): Ultimamente mi son sentita dire da un autore di saggistica e romanzi “alti” che la sua è letteratura e i gialli sono commerciali… In parte potrebbe anche essere, ma quando mi ha citato Simenon (che sappiamo, ha pubblicato tanto) come “commerciale” mi ha trovato in completo disaccordo… Chi mi tocca il Maestro… grrr! Che ne pensate?
I pareri arrivati sono stati numerosi, tanto da costringerci a scrivere un articolo diviso in due parti (prima parte: 30 maggio 2024).
MARIA ENEA ( vi consigliamo il suo “L’urlo della sirena – crescere a Palermo negli anni della Seconda Guerra Mondiale”) regala subito il suo parere: poche, ma sentite parole.
Le fa eco FERNANDA ROMANI, autrice di romance fantasy male to male e non solo (date un’occhiata alla sua Pagina)
Io sono sempre stata una divoratrice di libri e mi sono sempre sentita in difetto perché leggevo romanzi d’avventura e gialli invece di “roba seria”. E i problemi me li sono creati da sola perché i miei non erano lettori quindi non gli interessava cosa leggevo. Però a me piaceva occuparmi di libri (articoli di giornale, programmi sui libri, ecc) quindi sapevo di essere una persona poco incline alla letteratura “alta”(ricordo ancora quando lessi Il deserto dei tartari e mi stupii moltissimo che mi fosse piaciuto). Questa consapevolezza mi ha pesato per parecchi anni, fino a quando non ho maturato la convinzione che un buon libro può appartenere a qualunque genere. Nel tempo, sono diventata una lettrice molto più onnivora quindi può capitare che mi passino tra le mani anche libri classificabili come “alta letteratura”, ma non trovo che sia un motivo di vanto. Sono semplicemente una a cui piace spaziare in ogni direzione, quindi mi infastidisce lo snobismo di chi disprezza le letture altrui. Leggere dev’essere un piacere. Per alcune persone può essere uno svago, per altre un modo per acculturarsi (chi l’ha detto che la cultura non può essere un piacere?), ma mettersi a pesare il valore delle letture lo trovo inutile e controproducente. Una persona che si sente giudicata a causa del romanzo che ha in mano non si precipiterà a leggere l’Ulysse di Joyce, continuerà a leggere ciò che le piace, ma lo farà sentendosi in colpa.
E questo non porta a nulla, se non a gratificare l’ego di chi l’ha criticata.
SABRINA TEZZELE si accoda… con ironia e un pizzico di romanticismo finale. A proposito, scrive recensioni azzeccatissime per Feel The Book Italia.
Allora, per quanto mi riguarda con letteratura alta e letteratura bassa si indica la presenza del libro sugli scaffali, ripiano alto letteratura alta, ripiano basso letteratura bassa. Scherzi a parte, sono in un gruppo (NON sto parlando del tuo, Babette!) dove questa divisione assieme ad altre sono all’ordine del giorno. Gli unici lettori sono quelli che leggono opere impegnative su cartaceo. Se leggi fantasy o gialli o romance o su un dispositivo… non sei un VERO lettore. Posto che ognuno è libero di leggere come e quello che gli pare, non capisco la necessità di incasellare i libri in un certo tipo di valutazione. Come considerereste un libro che parla di un amore distruttivo, dove la gelosia la fa da padrona e spinge i protagonisti a fare e farsi del male? È un romance, magari con qualche sfumatura scura, giusto? Quindi lo dovremmo considerare letteratura di basso livello, giusto? Allora perché “Cime Tempestose” di Emily Brontë è considerato alta letteratura, un classico? Secondo me, dipende dal punto di vista da cui guardi un libro. Può essere che tra i tanti libri che oggi sono considerati letteratura di serie B un domani ci sia un nuovo, grande classico. Nella letteratura cosiddetta di serie B trovi comunque libri scritti benissimo che hanno una trama solida, personaggi caratterizzati, storie appassionanti, temi importanti… e poi, certo, ci sono anche libri che non hanno né capo né coda. Evito sempre di paragonare i libri, non ha senso farlo perché ognuno di essi viene a noi quando ne abbiamo la necessità: è il libro che sceglie quando farsi leggere. Buona lettura a tutti.
NYKYO spara a palle incatenate su una prof dalle vedute un po’ ristrette (come il brodo, ma non altrettanto buone). Nykyo la trovate QUI.
Mi dispiace per il cervello formato arachide di chi ha declassato il giallo a letteratura di serie B, ma mi viene spontaneo raccontare un aneddoto.
Al liceo avevo una professoressa d’italiano, preparatissima ma snob e con le vedute ampie come quelle di un asino con il paraocchi.
Ogni mese ci assegnava un autore e dovevamo fare una relazione su un suo romanzo o anche sulla sua opera omnia, volendo. Ma stava a noi decidere.
Una volta, però, mi disse: “Questa volta basta con la letteratura minore che tratti di solito (Poe era la letteratura minore. Poe e Hoffman e Lovecraft. Quella gentaglia che scrive horror senza alcun valore), voglio che tu ti occupi di uno scrittore serio: Umberto Eco, e non ti limitare a Il Nome della Rosa, ché quello è un giallo e basta alla fin fine. Porta anche il Pendolo di Foucault“.
La guardai, sorrisi (avete presente il Gatto del Cheshire?) e risposi: “Va bene, ma la vorrei avvisare prima, non si sa mai che ci resti male: Il Pendolo di Foucault è un thriller”.
Silenzio di tomba.
Da allora ho sempre e solo scelto io che autore e quali libri portare ogni mese.
Fine dell’aneddoto.
La morale è che le teste di nocciolina americana al mondo sono tante, spesso in ruoli di rilievo, magari pure dotate di cultura, ma poverette, mi fanno comunque una gran pena e spesso nemmeno conoscono le cose su cui pontificano.
Detto questo, come diceva Babette, esistono solo libri scritti bene e libri scritti male, per quel che mi riguarda.
Conclude, facendo un po’ da bastian contrario, ROBERTA CIUFFI, autrice di romance-romance a tutto spiano. La trovate QUI.
Dopo tante lodi sperticate del leggere quel che ci piace (e chi potrebbe contestarlo?), pongo una domanda: ma davvero non dovrebbe porsi il concetto di letteratura alta e letteratura bassa? Tolta la libertà di apprezzare il genere che si vuole, senza doversi chiedere a che livello si trovi nella presunta scala di valori letterari, non esisterà poi una effettiva differenza di valori tra opera e opera? Per me, Dostoevskij è letteratura alta, Proust è letteratura alta. Non sono concetti soggetti al gusto personale, al fatto che mi piacciano o meno. Non tutto si può riportare al gusto: se mi piace più Uccelli di Rovo di Delitto e Castigo, non vuol dire che le due opere siano sullo stesso livello e l’unico discrimine sia il gusto personale.
Tanto per innescare un po’ di polemica.
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