Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e piú duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali.
Scrive la Ginzburg: «Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire “Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o “De cosa spussa l’acido cloridrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole».
In appendice la Cronistoria di «Lessico famigliare» a cura di Domenico Scarpa e uno scritto di Cesare Garboli.
TITOLO: Lessico famigliare.
AUTRICE: Natalia Ginzburg.
GENERE: Narrativa contemporanea.
EDITORE: Einaudi.
PREZZO: euro 6,99 (eBook); euro 6,00 (copertina rigida).
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In questo periodo di prigionia leggo come una matta e, sebbene il materiale nuovo non mi manchi, mi sto prendendo il piacere di rileggere alcuni libri di autrici/autori che amo. Una è Natalia Ginzburg della quale ho letto tutto, ma proprio tutto. Ma il romanzo che è rimasto, e lo sarà sempre, nel mio cuore è LESSICO FAMIGLIARE. Lo conosco quasi a memoria, eppure ogni volta mi emoziono e ne provo un immenso piacere.
La mia situazione giovanile non era certo quella della Ginzburg , e oltretutto sono anche più giovane, eppure in un certo senso mi ritrovo nel ritratto della sua famiglia, nelle figure del padre e della madre, nei pensieri dei protagonisti, ma soprattutto in quel “lessico famigliare” adorabile.
Ogni famiglia, povera o ricca, acculturata o meno, ha il suo linguaggio particolare che finisce per essere parte integrante di questa, una specie di collante e di museo della memoria. A volte basta una parola di quelle che usava mamma per sgridarci o per commentare qualcosa ad aprire la scatola dei ricordi, a farci ridere o commuovere.
Ovviamente il valore del libro risiede anche in altro, nei personaggi che descrive, nella vita, nell’essere ebrea in un periodo difficile.
Insomma, un romanzo stupendo che consiglio a chi non lo conosce. Resterete fulminati anche dallo stile di Natalia Ginzburg. Una scrittrice meravigliosa!
E noi vi suggeriamo di leggere “I fiori del cardo”, di Silvana Sanna.
In quasi tutte le famiglie si nascondono dei segreti… verità taciute che tuttavia riescono a condizionare la vita delle persone. Ma non è detto che conoscere la realtà sia sempre positivo.
Cinque racconti nei quali i protagonisti scoprono inaspettatamente avvenimenti e situazioni del passato, e del presente, che riguardano la loro famiglia e di cui non avevano sospetto. E se per alcuni di loro conoscere la verità si dimostrerà un aiuto insperato per sbloccare una situazione difficile, per altri, come la sedicenne Giulia che scopre il segreto di sua madre nel modo più terribile e brutale, forse sarebbe stato preferibile continuare a non sapere.
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