Obsession – Complesso di colpa (Obsession) è un film statunitense del 1976, diretto da Brian De Palma, girato a Firenze e sceneggiato da Paul Schrader (da un soggetto scritto con lo stesso De Palma) con protagonisti Cliff Robertson, Geneviève Bujold e John Lithgow. (Wikipedia)
TITOLO: Obsession – Complesso di colpa.
REGIA: Brian De Palma.
SOGGETTO: Brian De Palma e Paul Schrader.
SCENEGGIATURA: Paul Schrader.
PRODUTTORE: George Litto, Harry N. Blum.
FOTOGRAFIA: Vilmos Zsigmond.
MONTAGGIO: Paul Hirsh.
EFFETTI SPECIALI: Joe Lombardi.
SCENOGRAFIA: Jack Senter.
MUSICA: Bernard Hermann.
COSTUMI: Frank Balchus.
INTERPRETI E PERSONAGGI:
Cliff Robertson: Michael Courtland
Geneviève Bujold: Elizabeth Courtland/Sandra Portinari
John Lithgow: Robert Lasalle
Sylvia Kuumba Williams: La tata
Wanda Blackman: Amy Courtland
Patrick McNamara: 3° rapitore
Stanley J. Reyes: Ispettore Brie
Wikipedia ci viene in soccorso anche per quanto riguarda la trama (lo sapete, vero?, che mando una somma mensile all’enciclopedia):
Nel 1959, l’esistenza del miliardario Michael Courtland ha una svolta decisiva quando sua moglie Elizabeth e la sua figlioletta vengono rapite. Consigliato dalla polizia, Courtland consegna ai rapitori una valigetta piena di pezzi di carta, con un rilevatore all’interno. Scoperto il trucco, quando si trovano accerchiati dalla polizia, i rapitori scappano con la donna e la bambina e, durante l’inseguimento, l’auto su cui viaggiano madre e figlia ha un tremendo incidente ed esplode. Courtland trascorre i successivi quindici anni tormentato dai rimorsi.
Quando il suo socio Robert LaSalle lo convince ad accompagnarlo in un viaggio d’affari a Firenze, Courtland incontra una giovane donna, Sandra, che è molto somigliante alla moglie scomparsa. Inizia a corteggiare la ragazza e cerca di renderla perfettamente identica alla scomparsa Elizabeth. I due si sposano ma, durante la loro prima notte di nozze, Sandra viene rapita e i responsabili lasciano un messaggio che è la replica esatta di quello lasciato dai rapitori quindici anni prima. Courtland decide di consegnare la somma di denaro richiesta, si ritrova rovinato finanziariamente e costretto a cedere la sua quota nelle attività immobiliari a LaSalle. Come nel precedente rapimento lancia la valigetta con il denaro da una barca, e si allontana. A ritirare il riscatto è proprio Sandra che, aprendo la valigetta, scopre che è piena di pezzi di carta. LaSalle confessa di aver sostituito la valigetta e rivela che Sandra è solo una truffatrice, e che ha già ripreso l’aereo per Firenze. Sconvolto, Courtland pugnala Lasalle a morte e corre all’aeroporto per uccidere anche Sandra.
Sull’aereo in partenza, la donna ha un flashback dal quale si apprende che lei è la figlia di Courtland, sopravvissuta perché i rapitori, assunti da La Salle, l’avevano lasciata nella casa dove era tenuta prigioniera. Dopo averla adottata, LaSalle l’aveva convinta del fatto che suo padre non l’avesse amata abbastanza da pagare il riscatto. Sandra, disperata e oppressa dai rimorsi, tenta il suicidio in volo, e l’aereo viene fatto tornare indietro. Courtland, vedendola nel corridoio dell’aeroporto, corre verso di lei con in mano la pistola. Una guardia giurata tenta di fermarlo ma Courtland lo colpisce violentemente con la valigetta contenente i soldi che LaSalle gli aveva restituito e che nella colluttazione si apre. Sandra, alla vista dei soldi che volano via, capisce che suo padre ha pagato il riscatto. Felice, gli corre incontro, senza sapere che lui vuole ucciderla, ma quando Courtland se la trova fra le braccia non riesce ad usare la pistola, ed è allora che si accorge per la prima volta che Sandra è sua figlia.
OoO
Uno dei miei De Palma preferiti. Un noir nel contenuto e nella confezione con una più che confessata ispirazione in Vertigo (guardate il materiale Bonus), ma certo con una carica innovativa tipica del regista e del suo fedele Schrader. Un noir “privato” che si contrappone a quello criminale. Una storia di gente comune: Cliff Robertson è in effetti un classico americano con la faccia “pulita” coinvolto in una vicenda da incubo che passa da New Orleans a Firenze che risulta un set più convincente e affascinante. Visto certo con lo sguardo americano, quindi un po’ cartolinesco e forse leggermente forzato nelle citazioni dantesche, ma che ha funzionato perfettamente. Siamo nel 1975 e aleggiano, anche se distanti, certe atmosfere del nostro Giallo che sicuramente De Palma conosceva, anche se la maniera è quella di Hitch. John Litghow dimostra ancora una volta versatilità e un’interessante aura malvagia, mentre Genevieve Boujold che era un po’ una Jane Fonda dei canadesi ci regala un doppio personaggio di spessore. Musica da Oscar con un tema tratto appunto da Vertigo, ma eseguito con inventiva. Bellissima la fotografia filtrata.
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