Nykyo ha esordito nel 2017 con “Sogno di una notte”, un romance male to male contemporaneo ambientato in Russia (Triskell Edizioni).
Nel 2018 ha fondato, con altre due autrici, Sonja Kjell e Ester Manzini, e l’illustratrice Elena Scaletti (in arte Amaerise) il Collettivo Pink Stars, con cui ha pubblicato nel 2019 “Dorks”, una raccolta di racconti illustrati.
Nell’agosto di quest’anno, sempre con Triskell Edizioni ha pubblicato “Barebones”, un romance male to male storico ambientato nel Mar dei Caraibi nel 1669-70; l’azione si svolge a bordo dell’omonimo vascello pirata.
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Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo romance MM, anche se adoro spaziare nei sottogeneri e mi piacerebbe molto, un domani, cimentarmi anche in qualcosa di diverso. In effetti ci sto già provando.
Non so se posso dire di aver scelto questo genere, semmai è stato un colpo di fulmine. Circa quindici anni fa, quando ancora i miei erano esperimenti di scrittura senza una direzione precisa, ho letto un racconto MM che mi è piaciuto da morire e mi ha stimolata a cimentarmi con questo tipo di romance. L’ho sempre trovato congeniale.
Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Uso solo ed esclusivamente il portatile. Lo trovo molto più comodo e immediato, mi permette di organizzarmi al meglio. A volte prendo appunti volanti sul cellulare e se non ho l’applicazione delle note a disposizione me li invio come posta elettronica per non perderli (è buffo, lo so). La carta mi piace, ma sono mancina e ho con la scrittura a mano un rapporto di amore e odio. Inoltre, detesto ricopiare.
C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Fino a un paio di anni fa, scrivevo prevalentemente di notte, quando tutto era silenzio. Nelle ore notturne mi sembra sempre di funzionare meglio. Sono un po’ un gufo. Inoltre quell’abitudine mi aiutava a svuotare la mente prima di andare a dormire. Da quando mia figlia ha iniziato la scuola primaria l’orario della sveglia mattutina mi ha convinta ad andare a letto presto. Capita ancora che io scriva di notte, specialmente se sto affrontando un capitolo o una scena che ritengo cruciali, ma per lo più ormai ritaglio per me le mattine.
Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Dipende da cosa sto scrivendo, non solo per le tematiche trattate. Intendo dire che a volte mi diverto da morire, mentre altre soffro tantissimo e non per forza per empatia con i miei personaggi. Ci sono casi in cui una storia pressa dentro di me, mi martella, mi ossessiona e io devo scriverla e non so mai se riuscirò a renderla come vorrei. In quei casi scrivere è un parto. Può essere molto stressante, o doloroso. Ma alla fine è sempre liberatorio.
Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Premesso che penso che non credo esista il metodo giusto per tutti e che, in certi casi la via migliore sta nel mezzo, io sono una scrittrice che ha bisogno di partire da una struttura ben organizzata. Raramente improvviso, redigo sempre una scaletta molto dettagliata, spesso butto giù una linea temporale e schede dei personaggi e le uso per costruire tutto il resto. Poi i personaggi si prendono comunque qualche libertà, ma per me è fondamentale avere come base un rigoroso ordine mentale prima di iniziare la stesura di un romanzo.
Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Sono ordinata, scrivo molto, ma non sono costante. Credo sia dovuto anche al fatto che tendo spesso (ma non sempre) a lavorare su più progetti contemporaneamente. Metterne uno da parte per un po’ e dedicarmi ad un altro mi aiuta a tornare poi a quella prima opera con un entusiasmo rinnovato o a superare un blocco perché vedo le cose da un’altra prospettiva.
Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Amo quello che scrivo (quasi sempre) nell’immediato e sulla lunga distanza. Nel “mezzo”, quando viene il momento di leggerlo, rileggerlo, limarlo, ecc., mi sembra sempre terribile e finisco con il detestarlo. Ovviamente ci sono anche cose che ho detestato e basta, ma quelle non vedranno mai la luce, resteranno nel cassetto in eterno.
Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
A volte li rileggo subito dopo la pubblicazione, cercando di mettermi nei panni dei miei lettori. Mi succede anche di farlo per confrontarmi con me stessa. “Ecco, questo era il tuo modo di scrivere nel periodo X,” mi dico. “Ora invece sei migliorata in questo, questo e quest’altro, ma devi ancora lavorare su…”.
C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Non tanto. Dipende dal fatto che ho sempre provato, anche da lettrice, una enorme fascinazione per ciò che è diverso da me. Non ho mai cercato l’immedesimazione, ma al contrario i personaggi e le situazioni che non mi rispecchiavano e mi consentivano un confronto o viaggi, anche nella psiche, che altrimenti non avrei mai intrapreso. Quindi, quando scrivo, tendo a compiere la medesima ricerca. Credo però che, inevitabilmente, qualcosa dell’autore e del suo vissuto filtri sempre in ciò che scrive.
Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Sono assolutamente d’accordo. Credo che un buon autore debba leggere molto e non limitarsi al genere che lui stesso scrive. Sono una lettrice accanita che sta attraversando un periodo di difficoltà. Non ho tempo a sufficienza per leggere quanto vorrei. Oggi come oggi leggo soprattutto libri che mi vengono affidati in anteprima e romanzi che scelgo appositamente tra generi che esulano completamente dal romance. Non tanti quanto vorrei, purtroppo. Diciamo una decina all’anno, che per un topo da biblioteca come me sono pochissimi. A questo conteggio bisogna però aggiungere i saggi che utilizzo per scrivere i miei romance storici (e non solo) e che leggo sempre integralmente.
Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Non è ancora capitata l’occasione giusta, principalmente per mancanza di tempo, ma mi piacerebbe molto provare.
A cosa sta lavorando ultimamente?
Ho appena ultimato la prima stesura di un racconto breve, un romance storico che farà parte di una raccolta illustrata e ho in cantiere altri due progetti: il seguito del mio libro d’esordio e un romanzo la cui stesura mi sta molto a cuore. Pur trattando anche tematiche LGBT non è un romance e si incentra sulla crescita personale del protagonista e sul suo rapporto problematico sia con il mondo reale che lo circonda, sia con un fantasma che lo accompagnerà per anni. Si ambienterà nella mia Sardegna, tra mare, miniere, ville abbandonate e narrerà anche di vicende seppellite nella memoria di un piccolo paesino del Sulcis.
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