Sono sempre in crisi di astinenza ai primi di ottobre: aspetto IL Mariani annuale, che Maria Masella sforna con ammirevole puntualità per i tipi (si dirà ancora così?) della Casa editrice Fratelli Frilli.

Che vi devo dire. A me i libri del commissario Mariani calzano come pantofole comode, mi scaldano come quella mantella di lana comprata a Edimburgo, sono amici di vecchia data dei quali conosco tutto e che pure mi riempiono il cuore di frammenti nuovi e luminosi che scaturiscono dai sentimenti di affetto e di complicità che mi legano ad essi.

Arrivo al punto di pensare “E piantala con le sigarette, Anto, ti fanno male”. Oppure “Fra, ma quanto hai ragione!” (qui, di solito, mi scoccio un po’, perché sono gelosa della Francesca. Sono umana, mica solo una fredda, asettica blogger!).

Il nuovo caso che Antonio Mariani deve affrontare è da manuale, ma tale non rimane a lungo. Perché sempre c’è qualcosa che non quadra, che suscita il sospetto che la realtà sia sotto a quello che qualcuno ti vuole far vedere. Una specie di matrioska-noir? È questo il bello delle storie di Maria Masella: “peliamo” il caso come si fa con le cipolle. Uno strato dopo l’altro, di fianco al commissario, nemmeno fossimo degli aiutanti “esterni”, ma appassionati: degli ispettori Petri in incognito, insomma. “Quella” pagina ci fa fare un passo avanti; poi, torniamo indietro, la strada era sbagliata. Progrediamo di un altro passo, bene è quello giusto. Monetizziamo il risultato, ci asciughiamo il sudore dalla fronte, e ancora avanti. Ho letto in anteprima (oh, gaudio!) il manoscritto, ho impiegato poche ore. Poi, arrivata all’ultima pagina, ho fatto quello che mi concedo solo con i libri di cui mi innamoro: sono tornata indietro e ho ricominciato. Senza la frenesia di scoprire “come va a finire? E che cosa succederà a quella povera cagna?”, ma con la calma voluttà di chi assapora ogni parola, ogni piccolo tranello, ogni scoperta. Bene, un libro del commissario Mariani è come il corpo di un uomo molto amato. Lo riscopriamo ogni volta che lo tocchiamo. Non ci stanchiamo mai di guardarlo. Sono da ricovero. Un T.S.O., subito!

Qualche osservazione ancora. Petri sta tornando fuori dal guscio in cui si era rinchiusa. Sospiro di sollievo. Francesca è sempre presente, colonna cui Antonio può appoggiarsi, anche se qualche volta non se ne rende nemmeno conto. Le figlie crescono, capiamo da qualche frase qua e là che questa adolescenza a portata di mano è una preoccupazione in più per Antonio e una bella sfida per Francesca. La madre del commissario occupa i pensieri del commissario in ogni pagina e scoprirete il motivo. Altro? C’è una cagna e ci preoccuperemo anche per lei. Insomma, vi tufferete nella storia e ne uscirete soddisfatti.

Una domanda per i lettori. Leggete anche voi questi libri con la pianta di Genova a disposizione? Sì? Bene, vi piacerà sapere che, fra qualche settimana, Maria Masella ci regalerà una serie di articoli su “La Genova di Antonio Mariani”. Un motivo in più per venire a trovarci: il Blog è sempre aperto.

Titolo: Mariani e la cagna. Serie del Commissario Antonio Mariani.
Autore: Maria Masella.
Genere: Giallo.
Editore: Fratelli Frilli Editori. Collana SuperNoir, pagine 240.
Prezzo: euro 12,67 (copertina flessibile); euro 4,99 (eBook).

Il commissario Mariani è salito al Centro di rieducazione cardiovascolare per fare visita alla madre Emma. Come altre volte, fa due passi nella zona. Non sentendo abbaiare una cagna che di solito gli faceva festa, occhieggia attraverso la siepe e la vede insanguinata. Spinge il cancello ed entra. A terra c’è anche un uomo, Patrizio Debenedetti: è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. Le indagini sull’omicidio sono affidate al commissario Arnaldi, mentre Mariani viene inviato a Roma per un convegno. Quando ritorna, dopo pochi giorni, scopre che la principale indiziata è Vanna Penchi, un’inserviente del Centro, la donna che cinque anni prima aveva accusato di stupro Debenedetti, la donna a cui era stato dato il nome “Cagna”. Mariani non vuole essere coinvolto, anche per i pessimi rapporti con Arnaldi, ma quando Emma afferma di poter fornire un alibi alla Penchi deve agire, perché deve sapere quanto siano attendibili i ricordi di sua madre che, dopo il pesante intervento, non ha riacquistato la completa lucidità.