Sulle montagne dei Carpazi, nella comunità di Žítková, vive da sempre una stirpe di donne dotate di poteri eccezionali. Guaritrici, preveggenti, tramandano la loro arte di madre in figlia e vengono chiamate “dee”. Dora Idesová è l’ultima di questa discendenza, ma non ha ereditato nessuna arte. Rimasta orfana è passata alle cure di zia Surmena fino a quando anche quest’ultima scompare dietro le mura di una clinica psichiatrica. Dora finisce così in collegio, cresce, studia Etnografia e trova lavoro presso l’Accademia delle Scienze di Brno. Quando negli anni Novanta vengono resi pubblici gli archivi della polizia segreta, Dora – che nel frattempo sta scrivendo un saggio riguardante le “dee” – inizia le sue ricerche e si imbatte nel dossier sulla zia, la dea Surmena… Ben presto quella di Dora si trasforma in un vero e proprio viaggio nelle ombre e nei segreti del passato. Riesce a ricostruire il tragico destino di tutta la sua famiglia, legato a un’antica maledizione, ma anche intrecciato alle vicende che hanno segnato il Paese e hanno messo i poteri delle dee al centro degli interessi dei nazisti prima e dei comunisti poi. Un destino cui nemmeno Dora riuscirà a sfuggire…
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Nella Repubblica Ceca c’è una regione chiamata i Carpazi Bianchi, dove un’antica tradizione ha portato avanti per secoli il mito delle dee. Sono donne che si tramandano di madre in figlia la conoscenza delle erbe per guarire ogni sorta di malattia, ma anche capacità divinatrici e doti sciamaniche.
Dora, la protagonista è l’ultima discendente di una stirpe di dee. Ha respirato il mito fin dall’infanzia, nel remoto villaggio dove viveva, poi sono arrivati i nazisti, il regime comunista e, infine, la democrazia, che ha messo a disposizione dei cittadini gli archivi della polizia segreta del regime. È proprio consultando questi archivi che Dora scopre i retroscena della persecuzione subita dalla sua famiglia e, scavando sempre più a fondo, scoprirà segreti inconfessabili e verità crudeli. Soprattutto, conoscerà il destino della sua stirpe.
Un romanzo che scava a fondo sull’esistenza di figure leggendarie, in bilico tra la credenza popolare e la stregoneria. All’inizio, l’autrice sembra volerle ammantare di romanticismo, poiché tutto ciò che sappiamo sono i ricordi di Dora e per lei le donne della sua famiglia aiutavano la gente. Ma, come sempre, esiste il buon uso e l’abuso e, man mano che la storia ci scorre davanti agli occhi, scopriamo assieme a Dora le anime nere delle dee che hanno abusato del loro potere, per soldi o per pura malvagità.
L’abilità dell’autrice nel farci empatizzare con la protagonista e con la sua famiglia capovolge ogni nostro convincimento. Tutti noi osteggiamo le superstizioni e le figure di presunti maghi e streghe che sfruttano l’animo dei creduloni; questo dovrebbe farci apprezzare uno Stato che combatte la superstizione con la scuola e persegue chi dichiara poteri soprannaturali. Invece, mentre leggiamo, è inevitabile stare dalla parte di Dora e della sua famiglia. Lo stato-regime che le perseguita è il nemico, un nemico che spia, tormenta, crea ingiustizie, nutre il tradimento.
La narrazione integra il punto di vista personale con documenti ufficiali, testi freddi e burocratici, che testimoniano delazioni, insabbiamenti, condanne feroci. La ricerca di Dora ci mostra non solo tutte le sfumature di una tradizione dilaniata dal progredire dei tempi, ma ci fa anche balenare la marcia ottusità delle dittature, incapaci di comprendere le necessità degli esseri umani. Lei ha bisogno di quella ricerca, per capire le proprie radici, ma anche per allontanarsene. Ormai è una persona istruita e moderna, non vuole quell’eredità.
Il viaggio di Dora tra le vicissitudini della sua famiglia è illuminante e avvincente, ma è anche la scoperta di un destino contro il quale la moderna razionalità non ha alcun potere.
Cinque stelline.
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