C’è una ragazzina che domina il suo mondo domestico come una sovrana dispotica: ordina e stabilisce regole, impone il proprio volere, allunga le zampe come un ragno al centro di una delicatissima ragnatela. Gestisce qualcosa di troppo grande per lei. E viene uccisa, per questo. C’è un ragazzo muto, che però ascolta e vede quello che accade intorno a lui: a volte troppo, e questo potrebbe costargli molto. C’è una famiglia disgregata, fatta da individui soli, compressi nel proprio piccolo universo di minuscoli piaceri e di grette soddisfazioni. C’è una donna che sente forte la necessità di correre in aiuto di chi ha bisogno, che chiama a sé un anziano commissario in pensione affinché insieme possano spiegare una morte iniqua. C’è tanto da capire di una giovane vita spezzata. Più complessa, più adulta, più sporca di quanto dovesse essere. Ingiusta. Come la vita sa essere, a volte.

Titolo: La ragazzina ragno.
Autrice: Letizia Vicidomini.
Genere: Thriller con sfumature Noir.
Editore: Mursia.
Prezzo: euro 9,99 (eBook); euro 16,15 (cartaceo).
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Immaginate una camera da letto. Quelle tipiche delle adolescenti: un po’ rosa, un po’ dark. Manifesti, pupazzi… e un ragno, al centro. Ha le sembianze di una ragazzina, ma non lo è. Tesse la sua ragnatela e la fa uscire da quella stanza: prima in tutta la casa, poi a scuola, fra le amiche (davvero amiche? O sono complici? Succubi?), anche attraverso la cornetta del telefono. Fili vischiosi che avvolgono e si incollano ai corpi, alle menti.

La ragazzina ragno è cattiva, ma il suo viso esprime solo gioventù e bellezza. Non così le sue parole, fredde, velenose, che colpiscono con abilità le vittime che lei ha scelto. Vuole soldi, vuole potere e fa di tutto per ottenere gli uni e l’altro. Manipola tutti, dalla madre, che si limita a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo, al fidanzatino che crede di sfruttarla per “farsi” macchina e moto.

Qualcuno uccide quel piccolo ragno. Ma non i suoi fili, che continuano a legarla a coloro che aveva usato nella sua breve vita.

Lettura difficile, eppure non si riesce a schiodarsi da quelle pagine, dalla fascinazione che troppo spesso il male possiede. Cerchiamo con affanno qualche personaggio che ci conceda un respiro di sollievo. E lo troviamo in un commissario in pensione, cui si rivolge una donna che cerca risposte per sé e per un ragazzo muto. Un uomo perbene. Che parola desueta! Oggi, sembra quasi un insulto, una presa in giro. Eppure, ce ne vorrebbero tanti, tantissimi di uomini così.

Alla fine, scopriamo chi ha ucciso. E vorremmo non averlo saputo mai.

Una prova di un’autrice matura, questa storia maledetta. Letizia Vicidomini ha fatto di nuovo centro. Chapeau!