Irene Schiavetta ha compiuto studi musicali e classici, diplomandosi in pianoforte appena ventenne. Vincitrice di due concorsi a cattedra, attualmente insegna presso il Conservatorio “G.F. Ghedini” di Cuneo.
Ha scritto racconti di vario genere, articoli, libretti, diverse commedie brillanti; ha curato per diversi anni l’Ufficio stampa del Conservatorio e per un certo tempo ne è stata vicedirettore.

Fiorenza Giorgi è nata a Savona, dove vive e presta servizio come Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale.
Da sempre impegnata in iniziative contro la violenza alle donne, è appassionata di musica lirica e di cultura popolare ligure. Negli ultimi quattro anni ha pubblicato altrettanti libretti dedicati ai modi di dire savonesi, gli ultimi dei quali sono stati illustrati dal Maestro Dino Gambetta.

Insieme, hanno pubblicato cinque libri “gialli” per l’editore Fratelli Frilli di Genova: “Delitto alla Cappella Sistina” (finalista al premio Giallo Limone), “Morte al Chiabrera”, “La sala nera”, “Omicidio in Darsena” (finalista al premio Giallo Indipendente 2018 – città di Bergamo), “Il mistero di San Giacomo” (li trovate QUI).

Ludovica Sperinelli, Sostituto Procuratore della Repubblica di Savona, è nata dalla fantasia delle scrittrici Fiorenza Giorgi e Irene Schiavetta ed è comparsa per la prima volta nel romanzo “Delitto alla Cappella Sistina”, pubblicato nel 2011.

Quando e dove nasce il vostro protagonista seriale?
Volevamo creare un personaggio capace di risolvere casi di omicidio rimanendo nei limiti della legge, vale a dire osservando le regole che effettivamente gli inquirenti rispettano nel corso delle indagini.
Nello stesso tempo ci piaceva l’idea di affidare il ruolo di protagonista a una donna forte, affascinante ma a suo modo complicata e ricca di chiaroscuri.

In quanti romanzi compare?
Ludovica Sperinelli al momento compare in cinque romanzi:
Delitto alla Cappella Sistina, Morte al Chiabrera, La Sala nera, Omicidio in Darsena e Il Mistero di San Giacomo. Nel 2022 comparirà in “Le ragazze del Bosco delle Ninfe”, il nostro sesto romanzo, che sarà pubblicato sempre da Fratelli Frilli Editori.

Quando avete scritto il primo avevate già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi? In caso affermativo avevate predisposto la conclusione del primo per tenervi “la porta aperta” e avete annotato informazioni per non cadere in contraddizione? In caso negativo cosa vi ha spinto a riprendere il personaggio?
Quando abbiamo scritto il primo romanzo con Ludovica Sperinelli non avevamo assolutamente idea che sarebbe diventato l’inizio di una serie. Solo dopo aver notato l’interesse suscitato dal “Delitto alla Cappella Sistina” abbiamo deciso di proseguire. A questo punto abbiamo stabilito una serie di “punti fermi”, dati preziosi che potessero evitare contraddizioni sulle caratteristiche del personaggio, sulla sua vicenda umana e professionale.
Tra gli elementi che abbiamo deciso di mantenere nei successivi romanzi, il “team” di collaboratori, tra i quali il maresciallo Francesco Mancini. Questo gruppo rimane essenzialmente lo stesso ed è determinante per le indagini, grazie alle peculiarità e alle abilità dei suoi componenti.

Il vostro personaggio “invecchia”? In caso affermativo, le storie sono in sequenza cronologica o si muovono avanti e indietro nella vita del personaggio? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se non l’aveste indicata? Perché avete scelto quegli anni? Se non “invecchia”, come gestite i legami, se ci sono, fra le varie vicende?
Sì, effettivamente Ludovica Sperinelli “invecchia” con noi, così come i personaggi che abitualmente la circondano, i colleghi e gli amici. Non abbiamo però mai messo nei nostri romanzi indicazioni precise sull’anno in cui le singole storie sono ambientate. Occorre tener conto, inoltre, che l’ambiente in cui si svolgono i nostri “gialli” è solo in parte reale: la città di Savona, a tratti, è descritta come vorremmo fosse e non come è effettivamente. Diciamo che l’abbiamo un po’ migliorata.

Se il vostro personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché avete scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
Abbiamo scelto Savona perché è la città in cui viviamo entrambe e secondo la nostra opinione è lo scenario migliore per i nostri “gialli”. Ne conosciamo i molti aspetti, le caratteristiche delle persone, le bellezze. Ognuno dei nostri romanzi è legato a un luogo particolare della città, un elemento importante del suo fascino e della sua storia: nel tempo si sono susseguiti la Cappella Sistina, la Torre del Brandale e la città medievale, la Vecchia Darsena, il Teatro Comunale Chiabrera, il Convento di San Giacomo. Nel romanzo che uscirà nel 2022 ci sarà il Bosco delle Ninfe, che si trova in collina, accanto alla città. Con queste premesse, è facile capire che sarebbe piuttosto problematico spostare il nostro personaggio in altri ambienti. I nostri “gialli” sono intrisi di “savonesità”.

Ludovica Sperinelli vi somiglia? Gli avete affibbiato qualche vostra abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le vostre? Vi capita di pensare che state diventando simile a lei? Che si stia impadronendo della vostra vita?
Ludovica Sperinelli ha caratteristiche che la legano in modo indissolubile alle sue autrici. Come loro è disincantata e a volte cinica, nascondendo sotto un sorriso rassicurante e una costante efficienza un lato tenero e sensibile. In qualche modo, è già simile a noi, perché è stata “costruita” così. Sappiamo mantenere le distanze, d’altronde: difficile che si impadronisca della nostra vita. Non abbiamo ancora deciso quale sarà la sua sorte, se diventerà una vecchietta arzilla oppure se finirà nell’oblio. Per il momento è in gran forma.

Avete mai pensato e/o provato a uccidere il vostro personaggio seriale? Perché? Avete mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se portate avanti due serie con personaggi seriali, come vi sentite passando da uno all’altro?
Non abbiamo mai pensato di “far fuori” la Sperinelli, né di abbandonarla a favore di un altro personaggio.
Irene ha scritto recentemente un “giallo” con altri personaggi, ambientato in un’altra città, ma è una storia a parte, che non tocca minimamente la relazione di Giorgi&Schiavetta con la loro eroina.

Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) di Ludovica Sperinelli li decidete voi o è lei a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lei, questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo? Se decidete voi, per favore datemi la ricetta!
Sperinelli è “sotto controllo”. Pensa e agisce come decidono le sue autrici. Per alcuni aspetti, addirittura riprende alcuni elementi della vita privata di Fiorenza: la storia d’amore con Alberto, in particolare, è decisamente autobiografica.

Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegliete le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usate per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
I coprotagonisti non sono soltanto necessari allo svolgimento dell’azione, hanno diverse funzioni che di volta in volta sono in primo piano. Il maresciallo Mancini, ad esempio, spesso compare coinvolto in complicate (e a volte esilaranti) vicende personali, insieme alla moglie Anna, alla suocera, ai figli e parenti vari. La segretaria Elisa Piombo nel corso dei diversi romanzi incontra e poi sposa l’uomo dei suoi sogni (e nel prossimo romanzo avrà un figlio). Il brigadiere Capece, detto “Nuvolari” per lo stile di guida, è un mago dell’informatica e ha al suo attivo altre strane peculiarità. Le amiche di Ludovica le stanno accanto costantemente e le sono sinceramente affezionate. Messi insieme, i nostri personaggi secondari hanno l’importante compito di creare intorno a Ludovica un quadro dai vivaci colori, dove le diverse personalità si armonizzano per creare un insieme sfaccettato e affascinante. Sono, quindi, molto importanti.

Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensate che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensate che distolga dall’indagine?
Ludovica Sperinelli non è un volto da copertina, ma è comunque una bella donna. Capelli scuri, occhi verdi, abbigliamento sobrio ma ben curato. Più che l’aspetto fisico, quello che conta sono la sua vita interiore, gli ideali, il modo di pensare, tutti elementi fondamentali per fare comprendere il suo modo di risolvere i casi. Certamente una protagonista troppo concentrata solo sul suo ruolo di magistrato sarebbe meno interessante.
Se il vostro personaggio potesse parlare cosa direbbe di voi?
Sicuramente, Ludovica direbbe: “Vorrei due amiche così!”

Potete scegliere poche righe di un vostro romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
Abbiamo scelto un brano tratto da “Il mistero di San Giacomo”. Siamo nella scena finale. Il magistrato riflette sulle scelte compiute dall’assassino.
«Ludovica sentiva il cuore pesante. Capiva e compativa la solitudine di quell’uomo, la sua vita trascorsa nell’assenza inspiegabile della fidanzata, lo sconvolgimento che doveva averlo squassato quando aveva scoperto la realtà. Aveva sbagliato, sì, cercando di farsi giustizia da solo, ma chi avrebbe potuto reagire con lucidità a una tale tragedia?
Infine si scosse. Camminando, cercò di portare l’attenzione su qualche immagine positiva, lontana dalla brutalità e dalla malvagità degli uomini. Pensò a Penelope, che la accoglieva festosa al rientro e comprendeva al volo ogni suo stato d’animo. Osservò la luce che illuminava i viali ordinati, i colori di un mazzo di garofani, i folti cipressi che costeggiavano i sentieri. Due studentesse, sedute sui gradini della galleria monumentale, copiavano il volto dell’angelo che vegliava su una tomba.
La vita andava avanti.
Quando giunse davanti al cancello già si sentiva sollevata. Guardando il cielo di settembre, di un azzurro così intenso da sembrare dipinto, si ritrovò a mormorare l’ultima frase dell’Inferno dantesco: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”.»