Sarah si presenta.
Sono nata in Svizzera nel 1971, e vivo in Veneto, nel Basso Polesine e nel Delta del Po, a una decina di chilometri dal mare. Laureata in Infermieristica, lavoro in un ospedale del Polesine. Membro di EWWA, European Writing Women Association, dal 2015. Ho iniziato a scrivere un sacco di tempo fa, all’inizio delle fanfiction, quando nemmeno sapevo cosa fossero, poi ho lasciato fare all’immaginazione. Ho smesso di scrivere per l’università e poi il lavoro, ma ho ripreso a pieno ritmo nel 2012. Da allora, ho all’attivo diverse pubblicazioni, sia Self che con CE. Passo dal fantasy al contemporaneo, dall’M/M all’F/M, ma quello che mi preme è poter donare una bella storia, dove i sentimenti e l’amore, quello vero, possano essere i veri protagonisti.

1.     Bene arrivata. Due righe per presentarti?
Buongiorno a tutt*. Sono Sarah, infermiera, scrittrice, correttrice di bozze, revisora alle prime armi. Vivo nel Parco del Delta del Po, in mezzo alla campagna, con mio fratello e quattro gatti (letteralmente). Scrivo e leggo da sempre, ma ho cominciato a pubblicare seriamente nel 2015. In precedenza avevo partecipato a concorsi letterari durante l’adolescenza, poi l’università e il lavoro hanno ridimensionato questa passione che mi accompagna da tanto tempo, finché un incontro fortunato e la nascita di un’amicizia non mi hanno portato a vedere le cose da un’altra prospettiva e a fornirmi un nuovo stimolo a scrivere e far conoscere i miei scritti. Da allora non mi sono più fermata.

2.     Che genere scrivi? Oppure, svolazzi di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Ho iniziato con l’MF, da ragazzina, così come lo è il primo romanzo pubblicato (Soltanto tu, Delos Digital), ma poi, come capita spesso, mi sono imbattuta nel male to male, l’MM, e mi sono innamorata del genere. Ho provato a scriverne, l’esperimento è piaciuto, e ho continuato. Ormai sono persa in questo girone. Sono tornata brevemente all’MF con un romantic suspense (Alto profilo, Quixote Edizioni), che avevo iniziato anni fa, sull’onda della pubblicazione di Soltanto tu, senza sollevare grandi consensi, forse perché il mio pubblico mi conosce come autrice di MM. Non credo che ripeterò l’esperienza, ormai sono MM-dipendente, sia come lettrice che come autrice. Non so perché o in quale modo, ma riesco a esprimere meglio i sentimenti di due uomini che di un uomo e una donna. Mistero che rimarrà insoluto, credo.

3.     Come scrivi? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Ho cominciato a scrivere quando ancora non avevamo la tecnologia a portata di mano; ho consumato decine di penne e quaderni, che conservo tutt’ora anche se i primi hanno almeno quarant’anni. Adesso? Adesso scrivo direttamente a PC. Quel minimo di scaletta, personaggi e quant’altro hanno un loro file a parte. Inizio e finisco battendo sui tasti.

4.     Quando scrivi? Allodola, o gufo?
Per quanto ami i gufi, sono un’allodola (il cui significato è peraltro molto positivo). Se dovessi ridurmi a scrivere alla sera, credo che crollerei sulla tastiera. Scrivo al mattino e al pomeriggio, in base anche, e soprattutto, ai turni.

5.     Coinvolta sempre in quello che scrivi, oppure distaccata?
Dipende. Il romanzo appena uscito, El Abrazo, mi ha coinvolta decisamente, soprattutto negli ultimi capitoli. Mai successo che scrivessi in lacrime. Non ricordo un tale coinvolgimento per gli altri, ma è anche vero che quest’ultimo romanzo è stato partorito con dolore, visto che ci ho impiegato due anni e qualche mese a finirlo. È probabile che le lacrime fossero dovute più al sollievo di averlo finalmente portato a compimento, dopo un blocco durato mesi. Comunque, amo i miei personaggi, le loro avventure mi appassionano perché le vivo con loro, le creo per loro e le rendo difficili per loro. Sono una sadica, in effetti.

6.     Scaletta ferrea, o sturm und drang?
Il secondo. Soltanto dopo la metà del romanzo scrivo una pseudo scaletta con tutti i capitoli fino ad allora redatti e i (probabilmente) successivi, suscettibili di cambiamento fino alla fine. Il mio soprannome in famiglia è Tempesta, direi che è azzeccato.

7.     Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Cerco di scrivere tutti i giorni, ma non posso esimermi dagli impegni per portare avanti lavoro, casa, spesa e tutto quello che ne consegue. Però sì, devo farlo, almeno un’oretta al giorno. È imperativo.

8.     Leggi molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Leggo e rileggo, ma lo faccio mezz’ora alla sera, a letto, oppure quando sono in turno alla notte, se è tutto tranquillo. Sono gli unici momenti che riesco a regalarmi. A gennaio ho già letto quattro libri, penso sia un buon numero.

9.     I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Per quanto mi riguarda, sì. Ho partecipato a diverse di queste iniziative; in alcune sono passata guadagnandomi un posto nelle antologie create per l’occasione. I concorsi, soprattutto se i propri racconti sono letti e commentati da altri partecipanti o da addetti ai lavori, sono una buona palestra. I confronti aiutano a crescere, le critiche (costruttive) servono a migliorarsi.

10.  Progetti per il futuro?
Al momento sono in stasi, anche se la lista di lavoro è lì che mi guarda con aria feroce. Mi sto dedicando alla correzione di bozze del romanzo di una cara amica e alla revisione di alcuni romanzi di una scrittrice americana. Ammetto che correggere e pulire un testo mi entusiasma quanto lo scrivere qualcosa di mio. La soddisfazione di sapere di avere contribuito a migliorare uno scritto è indescrivibile.
Però so che devo anche scrivere, l’immaginazione è sempre in movimento. Difetta un po’ la… voglia, al contrario dell’impulso a creare nuove trame, a costruire personaggi. Mi è stato chiesto di dare una storia a un personaggio minore di El Abrazo, che tuttavia è già prevista, anche se devo plottarla per bene e realizzare le situazioni. I nomi ci sono, le caratteristiche fisiche e le professioni anche, manca la prima lettera su un foglio bianco.
Avrei anche un giallo, scritto decenni fa su tre blocchi A4, che mi piacerebbe riportare a PC, svecchiandolo e dandogli una veste nuova e definitiva; ho sistemato quasi tutta la sinossi, anche in questo caso devo solo aprire un nuovo foglio bianco. Spero di riuscirci a breve per entrambi.

El Abrazo, un romance male to male, è uscito da pochi giorni. Ve lo presentiamo.

Edward Norrington è un avvocato, un Pubblico Ministero, un uomo che combatte le ingiustizie con tutte le sue forze.
Un uomo freddo e duro, a detta di alcuni.
Un uomo freddo e duro solo in apparenza, e con un punto debole.
Quando sua sorella Rosalind gli annuncia il proprio matrimonio, lui non può che esserne felice. Rose è tutta la famiglia che gli è rimasta, dopo la morte dei genitori, e per lei farebbe qualsiasi cosa.
Qualsiasi.
Finché non rischia di cambiare idea quando Rosalind gli chiede un solo regalo: ballare al proprio matrimonio.
Edward si considera un pezzo di legno, e il ballo in cui dovrebbe cimentarsi è assolutamente fuori della sua portata.
Il tango è mistero, sensualità e grazia.
Proprio come l’insegnante…

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