La pellicola è il remake del film “Un triomphe” di Emmanuel Courcol (2020), a sua volta tratto dal documentario “Les Prisonners de Beckett”, di Michka Saäl (2005) che racconta le esperienze dell’attore svedese Jan Jõnson nelle carceri.

Antonio, un attore teatrale fallito, sopravvive doppiando film porno. Un giorno, il suo ex compagno di scena gli offre un’opportunità di lavoro. Si tratta di creare un laboratorio teatrale nella Casa Circondariale di Velletri.  Nonostante si tratti di poche ore, Antonio accetta.
Al laboratorio si presentano pochissimi detenuti. Antonio decide di mettere in scena Aspettando Godot, di Samuel Beckett. Dopo tensioni, rabbia e diffidenze iniziali, Antonio riesce progressivamente a coinvolgere i carcerati che, ben presto, mostreranno un inatteso talento. (Wikipedia)

Si potrebbe pensare che un film dove il protagonista è un attore bravo, ma senza fortuna, che accetta di tenere un laboratorio teatrale in un carcere e si trova di fronte l’umanità dei detenuti non possa essere altro che un storia scontata. In realtà, questo film va oltre, sostenuto non solo da una buona sceneggiatura, ma anche dall’ottima interpretazione di Antonio Albanese, Sonia Bergamasco e degli altri attori, ognuno dei quali lascia un segno indelebile all’interno della storia.

Antonio, il protagonista, non è solamente un attore sfortunato, ma anche un uomo solo, eppure non manca di umanità. Quando si trova a interagire con i detenuti è costretto a mettere in campo sensibilità, dialettica, mestiere e passione. Il talento non gli manca e nemmeno l’amore per il teatro, ma pensare che uomini dotati di scarsa istruzione possano recitare Beckett, e di conseguenza capirlo, è un’intuizione audace che nessuno può capire.

“Aspettando Godot” è un capolavoro del teatro dell’assurdo, ma è anche una rappresentazione della vita. Chi meglio di uomini chiusi in carcere potrebbe comprendere il significato di un’attesa infinita?

Una volta dimostrata la genialità di questa proposta il film non si ferma a un banale lieto fine pieno di buoni sentimenti, ma ci mostra il dopo. Qui sta tutta la forza della storia.

La gioia di uno spiraglio di libertà, la tristezza del presente che non vede un futuro, la comprensione profonda verso un’umanità che vorrebbe una vita migliore.

I libri di Fernanda Romani li trovate QUI