Sulle colline di Montebudello, tra Bologna e Modena, durante uno scavo una ruspa porta alla luce un cadavere seppellito da oltre dieci anni. È una sera gelida, c’è il pericolo che la pioggia battente si trasformi in tormenta di neve. Un inferno per i tecnici della Scientifica. Giornalisti e curiosi si accalcano intorno alla zona del ritrovamento: ben presto l’attenzione di tutto il Paese si concentra su quel macabro mistero. L’architetto Gabriele Moretti sta guardando il servizio alla televisione. Ha trentasei anni, una bella famiglia a cui è molto legato e la sua carriera è decollata. Eppure, dopo aver visto quel servizio di cronaca, il suo umore cambia improvvisamente e le sue notti si popolano di incubi, invasi da luoghi oscuri, presenze spettrali e cadaveri resuscitati. Agli incubi si aggiungono emicranie, allucinazioni e la sensazione di essere seguito. Come se non bastasse trova biglietti anonimi lasciati in ascensore, e persino la moglie e i suoceri sembrano mutare atteggiamento nei suoi confronti. Che cosa è accaduto davvero dieci anni fa su quelle colline? Gabriele ancora non lo sa, ma c’è una verità oscura che sta per tornare alla luce: altri efferati omicidi stanno per essere commessi.
TITOLO: La collina dei delitti.
AUTORE: Roberto Carboni.
GENERE: Giallo.
SERIE: Stand Alone.
EDITORE: Newton Compton Editori.
PREZZO: euro 0,99 (eBook); euro 11,90 (cartaceo).
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Roberto Carboni percorre due strade con questo romanzo che definire “giallo” è decisamente riduttivo: la prima è quella dell’indagine poliziesca sui delitti che sono stati commessi (e che continuano ad essere perpetrati: da chi? Perché?); l’altra è un’indagine sui moti dell’animo umano. Intrecciate in modo indissolubile le due strade, annodate fino a non riuscire a districarle l’una dall’altra.
Passato e presente si intersecano in questa vicenda che Carboni scrive con il consueto linguaggio asciutto eppure musicale. Una strategia che ho apprezzato; una lingua “personale” che mi lascia sempre l’impressione di aver letto uno scrittore che sa servirsi in modo magistrale degli “strumenti” del mestiere. Primo fra tutti, l’uso della parola, appunto.
La storia assomiglia a una bambola russa: strato dopo strato, quel primo cadavere viene seguito da un secondo, da un terzo… Antichi assassini. Ma nuovi omicidi seguono, a distanza di tanto tempo. Che cosa ha risvegliato la mano omicida? E chi sono tutti quei personaggi che gravitano intorno a un Klub di cui si sente parlare da sempre, ma a bassa voce, con reticenza?
Fra tutti, spicca Gabriele Moretti, architetto, bello studio, bella famiglia, bellissima casa. Tormentato da sogni e incubi che lo riportano a qualcosa accaduto dieci anni prima. Velo dopo velo, giorno dopo giorno, Gabriele ricorderà. E niente sarà più come prima.
Cinque stelline.
Consigliato.
Copia fornita dall’autore.
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