Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l’affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l’androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. “Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell’assurdo”.
Titolo: Kafka sulla spiaggia.
Autore: Haruki Murakami.
Genere: Narrativa contemporanea.
Editore: Einaudi Super ET.
Prezzo: euro 8,99 (eBook); euro 18,05 (copertina flessibile).
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Kafka sulla spiaggia si presenta subito -e senza remore- per ciò che è: un’opera visionaria, colma di situazioni paradossali in un susseguirsi di eventi non spiegabili o solo parzialmente plausibili.
Eppure, proprio nell’inspiegabile, nel sottotesto, in tutto il non detto si cela il fascino irresistibile del libro. Murakami, infatti, imbastisce una serie di vicende intrise di forte misticismo e di una forma di realismo magico fortemente orientale, dove tutto sfugge al senso. Ogni immagine risulta quindi molto intensa e aperta a innumerevoli interpretazioni, al punto da richiamare altri capolavori dell’immaginifico orientale, quali ad esempio le opere cinematografiche di Hayao Miyazaki o di Hideaki Anno.
Inoltre, appare presto chiaro ai lettori che le vicende, pur affascinanti di per sé, non sono altro che pretesti per le meditazioni e le speculazioni dei personaggi descritti: Oshima, in primis, ma anche, nella sua pur apparente semplicità, lo stesso Nakata, il sedicente “uomo stupido” in grado, tra le altre cose, di comunicare abilmente con i gatti.
Di conseguenza, per l’intera durata del libro, concetti del tutto opposti come vita e morte, futuro e passato, amore e violenza, senso e non-senso si compenetrano in una continua e quasi ovvia complementarietà a tratti hegeliana. E ugualmente fanno i personaggi, a partire dagli stessi protagonisti, due archetipi agli antipodi, rappresentati da Tamura Kafka, giovane in fuga dal passato alla ricerca di un futuro alternativo, e dal signor Nakata, un anziano alla ricerca del passato e in fuga da un potenziale minaccioso futuro.
Resta, tuttavia, da capire dove li porterà questo loro viaggio, ammesso che questo abbia realmente una meta. Ma, del resto, quello di noi tutti una meta ce l’ha davvero? Io non so dirvi, in verità, se ci è dato saperlo: forse sta solo a noi deciderlo.
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