Stonehenge (pietra sospesa: da stone, pietra, e henge, che deriva da hang, sospendere, con riferimento agli architravi) è un sito neolitico (3100-1600 a.e.v.) che si trova vicino ad Amesbury (Wiltshire, Inghilterra), a tredici chilometri da Salisbury. È il più celebre ed imponente cromlech (circolo di pietra, in bretone) esistente nelle Isole Britanniche ed è composto da un insieme circolare di megaliti, talora sormontate da elementi orizzontali.
L’attuale allineamento delle pietre è dovuto ai lavori lavori di ricostruzione effettuati fra il 1901 e il 1964.
Alcuni sostengono che Stonehenge rappresenti un “antico osservatorio astronomico”, con un significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio, anche se l’importanza del suo uso per tale scopo è dibattuta.
Il sito fu aggiunto alla lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1986.
La mia prima visita al sito avvenne sotto una pioggia battente che ridusse me e la mia amica Paola a due paffuti pulcini bagnati. Tant’è che ci fermammo solo una decina di minuti ad ammirare (e fotografare) il complesso megalitico; poi ci rifugiammo nel Museo e nello shop (fornitissimo e tentatore: attenti alla carta di credito).
La seconda visita si è svolta sotto il sole, a luglio, con una temperatura normale per l’Italia, ma insolita per l’Inghilterra. Mi sono attardata quanto ho voluto, fotografando il complesso da ogni punto di vista, leggendo la guida e chiacchierando amabilmente con un affascinante signore belga (peccato che ci fosse anche la moglie, ma non si può avere tutto dalla vita…).
La fortuna non solo mi ha donato una splendida giornata, ma ha anche fatto sì che al mio arrivo ci fosse pochissima gente (alle 10 è cominciato il delirio), così ho potuto “assorbire” tutta la magia del luogo.
Ho concluso la visita con l’immancabile sosta nel negozio. Ne sono uscita carica di pacchetti e con la Mastercard sudata.
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