Un inaspettato prequel dei Promessi Sposi, narrato dal punto di vista degli Arrigoni, mortali nemici dei Manzoni. E se il conte Attilio non fosse stato poi così cattivo?

Anno di grazia 1627. Mentre il capitano di ventura Attilio Arrigoni combatte nelle Fiandre alla testa dei Tercios spagnoli, sotto il comando del generale Spinola, a Milano la diciottenne Lucrezia, la donna che ama da tutta la vita, è stata rinchiusa in convento dal fratello e sta per prendere i voti. In una disperata corsa contro il tempo, Attilio, accompagnato dal fedele amico Massimiliano Bonati e in groppa al suo Baiardo, affronta un viaggio avventuroso e irto di pericoli per provare a salvarla da un destino che non ha scelto. Ma una volta giunto a Milano, la città del suo cuore, tanto ricca quanto corrotta, scoprirà che la sua famiglia, colpita dalla crisi finanziaria spagnola per alcuni investimenti sbagliati, rischia la rovina. Con l’aiuto del cugino don Rodrigo, signorotto del Lago di Como, Attilio cercherà di difendere il suo amore e di ricostruire la sua fortuna, architettando un piano rischioso e geniale. Tra congiure antispagnole, partite di pallacorda, agguati, tradimenti e duelli all’ultimo sangue, Paglieri, con una scrittura elegante e calibratissima, ci regala una narrazione avvincente, che unisce la fedele ricostruzione storica al gusto per l’avventura e alle atmosfere tipiche dei romanzi di cappa e spada.

Titolo: Il conte Attilio.
Autore: Claudio Paglieri.
Genere: romanzo avventuroso (cappa e spada).
Serie: no, autoconclusivo.
Editore: Giunti.
Prezzo: euro 9,99 (eBook); euro 16,05 (copertina flessibile).
Dove acquistarlo: fate click QUI.

Un romanzo che mantiene ciò che promette.
Viene proposto come un cappa e spada, genere ormai abbandonato dalla narrativa avventurosa, ed è esattamente questo ciò che troviamo.
L’autore si appropria di un personaggio minore dei Promessi Sposi, cugino del famigerato Don Rodrigo, e gli attribuisce un’antica casata italiana, quella degli Arrigoni, trasformandolo nell’eroe di una storia movimentata, nella quale si susseguono intrighi familiari e politici, duelli, agguati, scaramucce piccanti, tensioni amorose e desideri proibiti.
Ogni ingrediente è dosato con cura, mescolando scene d’azione con momenti più riflessivi che ci trasportano nell’Italia del 1600, allargando lo sguardo anche oltre, nell’Europa impegnata in una guerra di religione tra cattolici e protestanti.

Attilio è costretto a lasciare il suo reggimento, impegnato a combattere nel Brandeburgo, per correre in soccorso di Lucrezia, costretta a farsi monaca.
Il viaggio di ritorno è denso di vicissitudini ma, una volta arrivato a Milano, i pericoli in agguato non sono da meno.
Senza dubbio, l’autore ha la passione e l’esperienza giuste per proporre un romanzo di questo tipo. Le scene che raccontano duelli sono appassionanti e non si perdono in tecnicismi; i momenti erotici vengono risolti in pochi gesti senza attardarsi in lungaggini superflue, l’intreccio tra la Storia e la finzione è ben costruito, il protagonista ha personalità.
Attilio è il nostro eroe, ma non è privo di difetti. Dopotutto è un nobile, quindi abituato a considerarsi più in alto dei plebei, a pensare che nessuna donna del popolo rifiuterebbe una relazione con un uomo del suo rango (non dimentichiamo che è il cugino di Rodrigo, il quale ha adocchiato una certa Lucia…).
A volte è troppo impulsivo, altre volte ingenuo, ma è leale e coraggioso, tanto da suscitare la nostra empatia. Attorno a lui ruota una serie di personaggi altrettanto interessanti: amici leali e ingegnosi, donne seducenti con tracce di femminismo, parenti difficili, avversari subdoli.

Un romanzo che non ha momenti di lentezza e dove riconoscere le citazioni da I promessi sposi rappresenta un divertimento in più. Una lettura piacevolissima, che ci immerge nell’Italia del 1600, ma ci riporta alla memoria anche i romanzi di Dumas, popolati di spadaccini un po’ guasconi e sempre squattrinati.
Ci ritroviamo a fianco di Attilio mentre si arrabatta in tutti i modi per non farsi travolgere da debiti di cui non è responsabile e dal disonore di non averli saputi onorare. E gli perdoniamo metodi non proprio limpidi, espedienti non troppo legali e piani degni di Arsenio Lupin.
E quando, nell’ultima riga, ci ritroviamo sotto gli occhi un’informazione maliziosa possiamo concludere la lettura con un sorriso.
Cinque stelline,
Copia acquistata.

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