Perugia, 25 ottobre 1373.
È l’alba, quando Panfilo Bontempi nota un branco di cani randagi accanto al cadavere di una fanciulla. Ai primi soccorritori, dichiara che la giovane è stata uccisa dal branco, ma Giovanni Galeotto, Capitano del Consiglio di giustizia della città, dopo un rapido esame della situazione, si convince che il giovane sta mentendo.
Ascoltando la testimonianza dei miles che hanno prestato i primi soccorsi, Giovanni giunge alla conclusione che i cani hanno solo dissepolto la ragazza, perché il capo branco, un rarissimo levriero, le apparteneva e la stava cercando. Il consulto con il famoso medico Gentile d’Assisi, conferma tale ipotesi. La camicia che la fanciulla ha ancora indosso, infatti, è intatta e le ferite sul corpo non sono state procurate da morsi.
Comincerà così un’indagine che porterà alla luce una terribile storia d’amore e di morte nella quale una donna, allora come ora, è destinata a interpretare il ruolo della vittima.

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Titolo: Finché morte non ci separi, un’indagine di Giovanni Galeotto.
Autore: Macrina Mirti.
Genere: Giallo storico.
Editore: Self-Publishing.
Prezzo: euro 1,99 (eBook).

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Cerco sempre di tagliare la corda, quando un’amica mi chiede di recensire un suo romanzo. Perché? La risposta vi farà ridere: con gli amici sono sempre troppo severa. Buffo, eh?
Eppure, di fronte alle insistenze di Macrina Mirti (“Fammi pure a pezzi, non mi importa, ma leggimi!”), ho ceduto. E mi è andata bene. Nel senso che mi sono imbattuta in un bel giallo storico, con una vicenda appassionante.

La storia: una giovane donna viene trovata cadavere in un’alba gelida. Si scopre ben presto che è morta a seguito di un aborto e che qualcuno le ha squarciato il ventre per estrarre il feto.
Delle indagini viene incaricato Giovanni Galeotto, Capitano del Consiglio di Giustizia della città, il quale dovrà combattere contro potenti aristocratici e clerici prima di scoprire l’autore dell’efferato delitto (e non solo di quello).
Sullo sfondo, la città di Perugia, che sta subendo gli strascichi di una guerra civile che ha portato all’esilio di numerose famiglie e all’instaurazione del potere della Chiesa, rappresentata dall’abate di Monmaggiore, che sembra più un politico scafato che un religioso.

Giovanni Galeotto è un uomo del suo tempo, che sa unire a un’intelligenza vivissima la conoscenza dell’animo umano. Prova una profonda empatia nei confronti dei deboli e dei reietti. Non si piega al volere dei potenti, perché è sempre alla ricerca della verità, costi quel che costi.
Accanto a lui, due figure magistralmente delineate: l’amico Gentile, medico che lo segue nell’indagine, e la moglie, Madonna Biancofiore, che Giovanni stesso definisce come “donna virile”, per il piglio autoritario con cui la stessa si comporta. Tanto da mettersi in serio pericolo, nel tentativo di aiutare il marito nelle indagini.

Seria e approfondita la ricerca storica alla base della vicenda narrata da Macrina Mirti. Nessuna sbavatura (se non una frase troppo “moderna” e gergale, che ho consigliato all’autrice di togliere) nel linguaggio e nelle parti in cui si parla della Storia (con la S maiuscola), che funge da cornice all’indagine.

Ho trascorso una mezz’ora divertente a fare le bucce al testo, per via di alcuni refusi e di un paio di errori logici (poca “roba” rispetto a tanti romanzi letti negli ultimi tempi. E non sto parlando solo di self).  Immaginate Macrina Mirti con il Kindle, un quaderno e una penna… e la sottoscritta che sfoglia il romanzo -letto sull’iPad e debitamente annotato- dicendo “Posizione 3127, riga 14, togli la virgola”. Battaglia navale letteraria!

#copiaacquistata