Cara Babette, la tua idea di dedicare qualche riga ai nostri amici a quattro zampe mi è piaciuta molto e subito mi sono messa a ricordare…. Ombra e Krukko.
Ti mando il pezzo e qualche foto.
Un caro saluto
Viviana
Ho sempre vissuto con un amico a quattro zampe, fin da bambina. Cani da caccia (pointer, bracchi, setter) e gatti quasi selvatici che vivevano sui tetti di fronte a casa mia ma che, con diabolica precisione, arrivavano all’ora della pappa, nostra e quindi loro.
Ho tantissimi bei ricordi, ma anche tristi, perché si sa, i nostri amici vivono meno di noi (se ci va bene).
Fra tutti, il mio ricordo, il mio rimpianto sono per due cani che ho avuto dopo che mi ero sposata, cani miei, miei, miei e solo miei.
Il primo si chiamava Ombra. Un fox terrier a pelo ruvido, bellissimo e, come tutti i terrier, prepotente e imprevedibile. Quando sono andata a prenderlo all’allevamento era l’unico cucciolo che se ne stava in disparte, sdegnato dalla presenza indesiderata di due umani sconosciuti. Subito capii che quell’esserino supponente sarebbe stato mio.
Ombra visse sedici anni, una vita non facile per lei, perché poco per volta divenne cieca. Una brutta malattia incurabile. Ma lei amava lo stesso giocare con la pallina e davvero non capivo come riuscisse (quasi) sempre a evitare l’impatto con il muro in fondo al cortile. Una volta lungo il Po a Torino (dove ho vissuto per circa quattro anni) si mise a correre verso l’argine, forse in cerca di qualche scoiattolo. Rivedo la scena come un incubo. I miei richiami, le mie urla mentre lei, del tutto indifferente, proseguiva sicura verso l’argine. Quando arrivai al limite mi fermai e cominciai a pensare a cose orribili. Dovevo buttarmi, forse? No, c’era un salto di tre metri e non si vedeva il fondo. Quando vidi il suo muso sbucare dalle acque mi misi a piangere di gioia, anche se ancora non sapevo come avrei potuto ripescarla. Arrivò un signore con una barca a remi e, impavido come un Avenger, riuscì a ripescare la mia cagnolina. Naturalmente Ombra non aveva colpe per quel salto, la responsabilità era solo mia che non le avevo messo il guinzaglio. Ombra era dispettosa, proterva, ladra e… adorabile.
L’altro cane che vorrei qui ricordare è Krukko, un bassotto a pelo ruvido di rara bellezza, ma dotato di influenze diaboliche. Perché Krukko? Perché proveniva da una stirpe di campioni tedeschi e nel suo pedigree si leggevano molti von… I krukki, per i milanesi, sono i tedeschi e gli austriaci.
Il Krukko era il padrone di casa e non sopportava intrusioni umane o di suoi consimili. Non parliamo dei gatti che circolavano in giardino e che lui, dalla finestra, ammoniva severo. Non sono stati pochi, ahimè, i gattini a lasciarci la pelle. Anche un riccio una sera fu vittima del Krukko. E nonostante i molti aghi di cui la sua bocca era piena, Krukko non lo mollava. Per liberare la piccola preda dovetti infilare la testa del Krukko in un secchio pieno di acqua, tipo tortura a Guantanamo. Il riccio era libero, ma destinato a una precoce fine.
Il Krukko era un esimio maestro della fuga. Una volta, mentre eravamo nel Bernese in ferie, riuscì a evadere scavando una buca sotto il recinto. Maledetto! Lo rincorsi per un’ora senza successo dentro e fuori i giardini dei vicini, dove vivevano pacificamente gatti, cani e ochette. Lui metteva la testa fuori da un cespuglio, aspettava che mi avvicinassi e poi… via! Maledetto. Quel giorno l’evasione durò molte ore. Alle tre di notte, quando ormai avevo perso ogni speranza, sentii un imperioso bau bau provenire dalla porta d’ingresso. Corsi giù e lui, decisamente seccato dal mio ritardo, si incamminò con sussiego fino alla cucina, bevve senza mai degnarmi di uno sguardo una ciotola di acqua e poi, sempre ignorandomi, andò in salotto prendendo posto sul divano. Ero troppo stanca per sgridarlo o per mandarlo nella sua cuccia o a …. Il giorno dopo, il maledetto rimase a poltrire tutto il giorno, troppo stanco persino per mangiare. Malefico essere!
Di aneddoti ne avrei ancora molti, ma ad essere sincera pensare al mio Krukko mi fa molta tristezza. Sono sicura che è morto a tredici anni avvelenato da qualche padrone di gatto che voleva vendicarsi di qualche missione omicida del mio cane.
A lui ho dedicato un personaggio di un mio romanzo, Alta marea a Cape Love: il diabolico bassotto Paraspifferi.
Foto:
In questa eravamo tutte e due, io e Ombra, molto giovani. Ombra aveva circa 2 mesi, io qualcuno di più.
Ed ecco il temibile Krukko, con il mio bambino, impegnati nel canonico riposino post pranzo.
Questo è un parente di Krukko…
Amante dei bassotti e dei gatti rossi, Viviana Giorgi scrive per lo più commedie romantiche contemporanee, ma ogni tanto si lascia tentare anche dal lato più sorridente e vivace del romance storico, suo primo amore. Le sue eroine? Che vestano in jeans o in stile impero sono donne forti, determinate a farsi strada nella vita, a volte anche a scapito dell’amore (ma il lieto fine è sempre assicurato). I suoi eroi? Gloriosamente da sballo. Perché… se si deve sognare, meglio farlo alla grande, no? Visitate il suo sito – vivianagiorgi.it – o la sua pagina FB. La trovate anche su Twitter e su Goodreads. QUI la sua Pagina-Autore su Amazon, se volete dare un’occhiata ai suoi libri.
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