Argomento molto dibattuto quello del crowdfunding, scatenato da una domanda di Eward C. Bröwa: «Crowdfunding: è una forma mascherata di editoria a pagamento o una possibilità per i lettori di scegliere libri che altrimenti non verrebbero pubblicati?»
Il crowdfunding, in italiano finanziamento collettivo, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. (Wikipedia)
Eward C. Bröwa introduce la discussione: “Per me l’equazione è semplice: se l’editore guadagna senza dover vendere direttamente i libri al pubblico, non sta facendo l’editore. Il pubblico che pre-acquista in stragrandissima maggioranza non è fatto di lettori esterni bensì di amici dell’autore/trice. A essere premiati non sono valore, originalità, interesse ecc. del libro ma soltanto la capacità di chi lo ha scritto nel convincere (o impietosire?) un vasto numero di persone.
Ho proposto l’argomento perché in merito ho sentito opinioni diverse dalla mia tutt’altro che peregrine, e chissà che questa giornata non renda la mia posizione meno unidirezionale.”
Alla fine della giornata, è risultato che tutti sono concordi nel rifiutare il crowdfunding operato da case editrici: in pratica, dice Fernanda Romani, “è la negazione del rischio d’impresa. Si possono chiamare imprenditori coloro che non vogliono investire sulla pubblicazione di un determinato libro? Se non hanno fiducia in quel prodotto perché non l’hanno rifiutato e basta? Se a questo aggiungiamo gli obblighi che alcune CE appioppano agli autori/autrici perché importunino amici e parenti nel preacquisto del loro libro, io la vedo davvero come una proposta dalla quale fuggire più veloci della luce.”
Concorda Mary Durante, che rilancia: “Se lo fanno le case editrici come mezzo per accedere alla pubblicazione, allora sì, per me è editoria a pagamento 2.0, solo un po’ mascherata, in cui il rischio d’impresa non si riversa sugli autori ma comunque sui lettori. La CE non deve investire sul libro, ma lo fa chi compra i preorder. E se la cosa non va in porto (cosa che succede spesso, anche perché in molte realtà simili è l’autore a doversi spammare e a dover cercare di raggranellare i preorder, la CE si limita ad aspettare), per la CE non c’è nessuno svantaggio.”
Stanno alla larga da certe case editrici anche Priscilla Potter: Crowdfunding?
No grazie! Personalmente ho chiuso con chiunque consideri gli scrittori una fonte di guadagno e non una risorsa o un talento. Viva il self publishing di qualità, cioè con testi editati e corretti.” e Giovanna Barbieri: “Non ho mai provato, ma non sono molto interessata. È solo un modo che alcune CE hanno inventato per pubblicare sul sicuro ciò che altrimenti
faticherebbero a vendere. Se i lettori dell’autore X non pre-acquistano un determinato numero di copie, la pubblicazione non ci sarà. La considero una nuova forma di editoria a pagamento. Le CE con il crowdfunding non rischiano nulla.”
Qualche esperienza personale?
Giorgio Ronco: “In passato ho avuto contatti con quelle CE, ma alla fine ho lasciato perdere. Già mi seccava l’idea di dover spingere parenti e amici a comprare il mio romanzo. Quando poi ho visto che insistevano perché organizzassi un grande evento in zona (“Il crowfunding per funzionare ha bisogno di un forte traino di prenotazioni, ci vuole un evento di lancio …”), ho lasciato perdere. Non ho mai trovato differenze tra gli editori che ti chiedono di comprare e quelli che ti chiedono di vendere. E il crowfunding a queste condizioni è solo una forma di vendita del proprio romanzo.”
Anche per Antonella Albano non è andata benissimo: “Ho interloquito con una casa editrice che si è posta in modo muscolare, tipo Lo sai che dovrai lavorare molto? Fare questo, questo e questo? Noi vogliamo uno scrittore propositivo, consapevole! Sei adatta a noi? Sei sicura?
&/£”!!!*/@ (N.d.R. Meglio camuffare la parolaccia…)
Diciamo che io non aspetto la casa editrice giusta, io voglio il principe azzurro! Voglio che creda in me e che si spenda insieme a me, che veda in me una risorsa, non un mezzofondista ai blocchi di partenza, con qualcuno un passo indietro che si limita a cronometrarmi.
Infatti alla fine In viaggio verso dove l’ho autopubblicato, anche se non è arrivato dovunque poteva arrivare. Chi l’ha letto l’ha apprezzato.
Nell’attesa (forse inutile) che le case editrici ritornino se stesse e vogliano rischiare, io raggiungo chi posso.”
Ed ecco che Mary Durante apre a un altro tipo di crowdfunding: “Altro discorso è invece il crowdfunding per le realtà indipendenti, magari per fumetti, graphic novel, giochi da tavolo, videogame… In quel caso sono gli stessi autori o creatori a gestire il preorder ed è un ottimo strumento per presentare un prodotto o un’iniziativa che si vorrebbe concretizzare ma per cui mancano i fondi necessari (anche perché, purtroppo, non si può pubblicare tutto su Amazon).”
Laura Castellani chiede aiuto: “Mi piacerebbe tentare questa strada per un albo illustrato che mi costerà molto. Chi mi consiglia una buona e seria piattaforma italiana? Nel senso che l’albo sarà in italiano, quindi non so quanto possa essere utile andare su una piattaforma internazionale.” (N. d. R. La risposta si trova in un intervento sotto…)
Sonia Morganti parla del suo progetto di crowdfunding: “Io lo sto scoprendo adesso per un fumetto in autoproduzione. Ci permette di gestire i costi della stampa a colori e di raccogliere più facilmente gli ordini dall’estero sfruttando la tecnologia rodata della piattaforma scelta, visto che ci rivolgiamo a una nicchia non sono italiana. E sto imparando molto.”
Chiediamo a Sonia qualche anticipazione, ma l’autrice non si sbilancia. Chi, invece, è più che disposta a parlare del progetto di crowdfunding è sempre Mary Durante che, con la sua esperienza, ha un po’ monopolizzato la discussione (peraltro, molto seguita dagli intervenuti): “Come progetto indipendente in crowdfunding, ho partecipato con Zel Carboni, Manuela Soriani e Gabriele Zibordi a Shitsuki, graphic novel Omegaverse MM decisamente esplicita.
A gennaio è stata completamente finanziata tramite Kickstarter e andrà in stampa a fine mese, ma c’è ancora la possibilità di aggiudicarsi una copia al prezzo di lancio e con gadget esclusivi QUI.
Vi lascio la trama e la copertina.
Dopo un’adolescenza tormentata, Simon ha tutto sotto controllo: una vita agiata da Alpha di prestigio, l’amore per l’arte e nessun legame sentimentale a complicare le cose. Almeno fino a quando non incontra David e tutte le sue certezze crollano.
Come può quell’Omega scardinare ogni sua difesa e conoscere i suoi segreti? E perché il solo pensiero di non poterlo avere gli strazia il petto?
E David… David ha visto Simon prima di conoscerlo e lo ha reso il modello di una sua scultura. A volte ha delle visioni che forse sono ricordi, ha il terrore di perdere se stesso in una mente danneggiata e sa di non essere un bravo Omega per Alister, l’Alpha a cui suo padre lo ha ceduto, ma non può fare a meno di sognare e desiderare il suo angelo sconosciuto.
In un cupo futuro dove gli Alpha comandano e gli Omega stanno facendo i primi passi verso l’emancipazione, due uomini dovranno rischiare ogni cosa per trovare la verità.
Grazie a coloro che sono intervenuti con i loro consigli, le esperienze, le speranze. Vi ricordiamo che, facendo click sui loro nomi, potrete andare alla scoperta dei loro (bellissimi) libri. Per non far torto a nessuno, li abbiamo messi in ordine alfabetico.
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