Un altro mercoledì dedicato alle “chiacchiere” nel Gruppo Facebook “Babette Brown legge per voi” (siamo QUI).

Maria Masella lancia il sasso (ma non ritira la mano, come vedremo): Ogni scrittore ha due obiettivi: 1) scrivere sempre meglio, 2) vendere sempre meglio.
Un passo importante per il punto 2) è proporsi nel modo “giusto”.
Comincio con una domanda: entrate in un negozio per acquisti, la commessa borbotta che il cliente precedente era incontentabile, vi squadra e commenta a denti stretti che è difficile che ci sia qualcosa della vostra taglia.
Io uscirei e voi?
Quando dico “proporsi nel modo giusto”, intendo proprio “fare in modo che il possibile acquirente resti e dia un’occhiata a quello che vendete”.
Come vi comportate?
Io ho un personale decalogo. Ve lo dirò, se vorrete.

Comincia Eward C. Bröwa: Non si può piacere a tutti. Spero di vendere i miei libri a un pubblico sempre più vasto, ma non a costo di presentarli in modo non veritiero; lo faccio provando a sottolineare la loro identità.
Sono un uomo di montagna – non potrei né vorrei fingermi diverso – e di montagna sono le storie che scrivo. Il pubblico cui possono piacere è quello disposto a dare una possibilità alla natura, a società umane sicuramente marginali e non idilliache ma non per questo da buttare, un pubblico interessato a equilibri naturali che vanno oltre l’antropocentrismo di cui si vanta la nostra specie. Attraverso storie e racconti, non prediche, poiché io non sono nessuno per farne e annoierebbero me per primo, ma questo sta alla base di ciò che scrivo.
Non borbotto e faccio il possibile per non dissuadere, anzi. Per intercettare e convincere lettori e lettrici (a proposito, le donne mi leggono molto più degli uomini), cerco di fare proprio questo: sui social o di persona, durante le presentazioni, quando mi intervista un giornalista, con i librai, tramite un post, tento di dire come sono i miei libri e qual è la loro identità, mirando a far scattare una scintilla d’interesse verso un punto di vista non di rado diverso.
Vi ricordo il mio romanzo appena uscito, “Quei giorni d’inverno” (lo trovate QUI), in cui due uomini, posti di fronte alla forza dispiegata della natura di montagna, si rendono conto d’essere impotenti e irrilevanti, ripartendo da questa consapevolezza per provare a cavarsela.

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Giovanna Barbieri segue a ruota: Ce la sto mettendo tutta per scrivere meglio (leggo anche tanti saggi di scrittura creativa, davvero molto interessanti). Negli anni, ho modificato il mio stile. Ora è molto più diretto Odio gli avverbi in -mente e ora sto usando molto più show e poco tell.
Non me la sento di snaturare ciò che sono per vendere di più. Nei gialli, infatti, inserisco sempre tematiche sociali controverse: odi politici, prostituzione; furto di beni d’antiquariato, sette religiose ecc.
Per quanto riguarda le vendite, ho cominciato a sponsorizzare i miei libri in fb (in Amazon non riesco, forse ci vuole un esperto di web marketing) e le vendite sono aumentate.
Nel tempo, continuando a scrivere gialli/polizieschi, forse i lettori aumenteranno ancora di più.
Fiammetta e Guglielmo vi attendono con indagini complesse, legate anche alla seconda guerra mondiale (“Il sangue dei figli“. Le indagini di Boretti e Orlandini, volume I. Lo trovate QUI.)

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Grazia Maria Francese interviene con una vena di malinconia dal lontano Giappone: Proporsi nel modo giusto, prima di tutto penso voglia dire: proporre il proprio lavoro al pubblico che si presume possa avere un minimo di interesse ad acquistarlo. Se no diventa il famoso “cercare di vendere frigoriferi agli eschimesi”. Non dubito che qualche venditore molto bravo ci riesca, io proprio no.
Purtroppo temo che il bisogno di acquistare nuovi romanzi storici, in Italia sia sotto zero: ancora più sotto della temperatura di un igloo. Magari è diverso per i thriller storici, ma non ne voglio scrivere. Storico puro o niente.
Per cui non mi rimane che sperare nel decalogo di Maria Masella, la nostra Marri. Oppure tradurre in giapponese qualche mio lavoro e tentare di pubblicarlo qui, dove la gente legge ancora un po’ di più che in Italia. O entrambe le opzioni.
Sono talmente demoralizzata riguardo a questo argomento che anziché spammare, vi regalo i primissimi fiori di ciliegio. Buon mercoledì! (Noi, comunque, vi ricordiamo la sua pagina autrice su Amazon: la trovate QUI).

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Lavinia Brilli dice la sua: Vendere sempre meglio, la nota dolente… poco tempo fa una recensione al mio ultimo romanzo rivelava di non apprezzare gli elementi che lo discostano dal romance e concludeva invitandomi a dedicarmi appunto a scrivere romance. Il mio romanzo rientra nella woman fiction e non nel romance, ma ha senso cercare di andare incontro al gusto predominante per vendere di più? La risposta che mi sono data è che potrebbe avere senso per chi ha deciso di fare della scrittura una professione, non per chi vive di qualcos’altro. Certo, questo non è l’unico punto, ci sono sicuramente altri aspetti da esplorare per vendere meglio. Quanto allo scrivere meglio, cerco di fare più esperienze possibile, non solo strettamente legate alla scrittura.
Chi volesse sapere qualcosa di più del mio romanzo (“L’incastro perfetto“), che non è un romance, lo trova QUI.

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Katy Blacksmith (nom de plume di Katjia Mirri) ci dice che… I due obiettivi dello scrittore: scrivere sempre meglio e vendere sempre meglio sono più che condivisibili.
Mentre il primo dipende interamente da noi, dalla serenità con la quale accettiamo le critiche e dalla serietà con cui ci organizziamo per porre rimedio alle lacune, per il secondo avrei due appunti.
Il primo appunto: vendere meglio e vendere di più secondo me non sono proprio sinonimi, non sempre. Vendere meglio lo intendo come raggiungere esattamente il target di lettori che quel romanzo ha, così che siano soddisfatti della lettura. Sarebbe bello beccarli tutti, così da fare anche grandi numeri ma, oh, non ce la si fa
Vendere di più, invece, è pescare a strascico, vendendo anche a persone che alla fine non sono poi così interessate. Ecco, quello mi soddisfa meno.
Il secondo appunto: farsi conoscere (per vendere meglio) è un lavoro. Ci sono diverse persone che si propongono per aiutare gli autori in questo senso, ma (forse perché sono abituata alle cose ben fatte e pretendo standard molto alti) ho visto che in pochi sono proprio affidabili. C’è chi non conosce la materia e usa termini a sproposito, chi produce scritti confusi, chi impone condizioni che li inquadrano più come adepti di qualche oscuro signore… insomma, se è un lavoro promuoversi da sé, in certi casi lo è anche trovare il professionista che lo faccia dietro compenso.
E a proposito dello scrivere sempre meglio: vi lascio con la mia seconda opera nella quale ho imparato *tantissimo*, poiché ho dovuto gestire un gran numero di personaggi ciascuno con la propria voce, motivazione, passato e desideri; ho dato vita a due cattivi diversi e con un rapporto squilibrato; ho creato un intreccio complesso, un mondo originale e coerente, nel quale trovano posto diverse culture aliene e dove si può leggere tra le righe anche una critica ad alcuni aspetti della società. Non ho fatto la pigra, non ho attinto da altri autori, e ho scritto una storia solida e comprensibile anche a chi di fantascienza è a digiuno. “Il razziatore” lo trovate QUI.

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È il turno di Antonella Sacco: Per quanto riguarda lo scrivere meglio, con il passare del tempo mi sembra di diventare sempre più esigente riguardo alla mia scrittura, i dubbi (di qualunque genere) aumentano invece di diminuire. Quindi impiego sempre più tempo a portare in fondo un testo. Spero almeno che sia davvero migliore dei precedenti…
Per quanto riguarda il vendere meglio, continuo a non avere idea di come fare, ogni tanto provo o riprovo a seguire i classici consigli che si trovano in giro (blog, ADS, interventi su FB, …) ma solo per poco tempo, tanto non funziona.
Mi sembra di aver sempre seguito il decalogo pubblicato da Maria Masella, spero che sia davvero così perché quelle regole di buona educazione mi sembrano imprescindibili.
Vi lascio il link al mio romanzo per bambini dal titolo “intonato” all’essere educati e rispettosi (“Chiedi scusa“, lo trovate QUI). Parla di amicizia, rispetto, bullismo, scuola e amore per i libri.

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Conclude Fernanda Romani: Come proporsi è una faccenda sulla quale non si impara mai abbastanza. Nel corso degli anni mi sono fatta una serie di regole mie, dettate dai consigli altrui e dagli errori personali.
_Mai presentare i propri libri con toni esagerati (il romanzo più originale che abbiate mai letto!) o troppo autocelebrativi (un libro che vi affascinerà!). Ci si rende ridicol*. Raccontare fatti concreti, intenzioni, tematiche, niente aria fritta.
_Cercare di comportarsi correttamente con tutt*. Meglio fare una domanda in più che una in meno, pur di assicurarsi rapporti limpidi e senza equivoci.
_Mai parlar male di persone con le quali potresti trovarti a dover collaborare in futuro.
_Rispettare chi legge, a patto che rispettino me. La persona che, recensendo un mio vecchio libro su Amazon, mi ha consigliato di cambiare mestiere non conti sul mio rispetto. C’è modo e modo di esprimere la propria opinione.
Riguardo al migliorare, lo considero fisiologico. Studiamo, impariamo, ci evolviamo e la nostra scrittura cambia. Sarebbe terribile se rimanessimo immobili.
Poi c’è la questione del “vendere sempre meglio” e lì mi arrendo. Consigli ne leggo tanti ma, tra il tempo che scarseggia e la mancanza di competenze/capacità/mezzi ecc., navigo a vista.
La mia novella sulle sirene voleva essere un fantasy romance, ma ho voluto metterci dei temi che mi interessano: la frustrazione di chi porta un nome disonorato senza aver fatto nulla di male, il fanatismo religioso, la calunnia. E poi la situazione che ho adorato di più: la principessa che accorre in soccorso dell’amato. Evvai! L’immagine è di Federica Soprani. Il libro, “La traccia dell’armonia“, lo trovate QUI.

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Maria Masella ha letto tutti gli interventi e, alla fine, ha “partorito” un decalogo serio e uno semi-serio. Eccoli qui.

1) Gentilezza: ringrazia gli intervenuti a una presentazione fisica, ringrazia se sei ospite di un blog.
2) Puntualità alle presentazioni fisiche, puntualità alle interviste virtuali.
3) Non eccedere con i post che segnalano una tua uscita.
4) Evita i rimbalzi: se un autore è argomento di un post, non autocitarti.
5) Un lettore chiede consigli di lettura: evita di citarti.
6) Non si parla male dei colleghi.
7) Non parlare bene di un collega in modo generico, ma evidenziandone un aspetto positivo.
8) Mai parlare male di un lettore: vietate considerazioni su assurdità di una recensione.
9) Mai parlare male delle Case Editrici.
10) Prima di licenziare un post, rileggilo. I refusi capitano… Ma soprattutto smorza i toni, evitando lamenti, pianti, accenti trionfali o velenosi.
Rileggendo mi sono accorta che sono le normali regole della buona educazione all’antica.

E poi…

Un po’ per scherzo e un po’ fingendo di essere una persona seria (nota: soltanto per signore, gli uomini vanno bene sempre), ecco alcuni consigli per presentazioni fisiche e partecipazione a convegni e/o tavole rotonde.
1) Evitare scarpe strette e/o scomode. Sono infernali, non riuscite a pensare ad altro. Se siete diversamente alte come me, spesso, da sedute, non toccate il pavimento, perché le sedie sono dimensionate su giganti: è ancora peggio!
2) Dal basso all’alto. non si chiede la pettinatura chic, ma capelli puliti sì. Frange e frangette a coprire il viso con misura.
3) Occhiali: ovviamente sì, se siete talpe come me, ma se sono con lenti scure, toglieteli spesso (anzi, il più possibile).
4) Se siete caffettiere, controllate che i denti non serbino traccia di ottimo caffè (tenetelo per voi).
5) Idem per il rossetto: attenzione ai denti con tracce di rouge. Consentito soltanto se è rosso sangue e scrivete gialli/noir/thriller particolarmente cruenti.
6) Spesso le presentazioni si svolgono in librerie, biblioteche, circoli e lo sfondo abituale è uno scaffale con libri: se volete spiccare bene evitate indumenti fantasia. Bianco, nero funzionano benissimo. A Genova il blu è sempre ok. Da Feltrinelli Genova evitate i toni del rosso: la saletta delle presentazioni ha pareti rosse, diventereste senza corpo. (per non sarebbe male). Un’ottima soluzione sono foulard da sistemare con indifferenza al collo, rendono diverso lo stesso maglione e creano un po’ di colore.
7) Mani possibilmente in ordine, niente unghie smangiucchiate o artigli.
8) Addobbi. collana vistosa, orecchini vistosi e braccialetti vistosi: troppo! Lo dice madame Coco. Uno dei tre addobbi deve sparire. Meglio sottotono che da sciantosa.
9) Presentazioni all’aperto. Il tempo può cambiare all’improvviso. Tenete con voi la copertina di Linus. Io ho uno scialle di tessuto di lana (ha una quarantina d’anni), occupa poco posto e in caso di freddo si drappeggia sulle spalle e sullo stomaco, Piegato occupa pochissimo spazio nella borsa.
10) A proposito di borse. Nelle piccole non sta niente. Grossa e che stia in piedi. Da sistemare a terra accanto alla vostra sedia. Ovviamente silenziate il cellulare.
La Pagina su Amazon di Maria Masella la trovate QUI.