Torniamo a parlare di “scrittura responsabile” e “lettura responsabile”. Stefania Bernardo si è tolta un sassolino dalla scarpetta di vetro. Leggiamo un po’ che cosa ha voluto dirci.
Personalmente non sopporto i lettori “bacchettoni”. Ognuno di noi ha dei gusti… e deve scegliere le letture di conseguenza. Se so già che non riuscirò mai a immedesimarmi in un dark romance, non posso poi lamentarmi… e magari prendermela con l’autore. Quando apriamo un romanzo, entriamo in un mondo di finzione e d’intrattenimento. Soprattutto di evasione. Si leggono cose totalmente all’opposto rispetto alla realtà cui siamo abituati. Leggiamo di personaggi diversissimi da noi, conosciamo “altre persone” che agiscono e fanno scelte differenti. Magari anche controverse. E lo facciamo proprio per “fuggire” e “viaggiare”.
Per quanto mi riguarda, ho scritto e scriverò di pirati… che, insomma, non erano proprio personcine a modo. Anzi, erano malvagi, assassini, stupratori. Però le loro vite sono cariche di aspetti che stuzzicano la fantasia. La loro ricerca della libertà, la loro lotta contro il sistema delle grandi potenze… studiando le loro vite si capisce che sono stati comunque creati da un mondo distorto e ingiusto. Insomma, non mi spavento quando un romanzo affronta temi forti e controversi, anzi, secondo me è un ottimo modo per capire la realtà che ci circonda e perché no, noi stessi e il nostri “lati oscuri”.
Non amo quando si inseriscono morti e violenze solo per il puro piacere di stupire. Di scioccare. Non sono delicata nei miei romanzi, ma ogni tortura, violenza o stupro è studiato per approfondire la psicologia dei personaggi o è comunque finalizzato alla trama. Sono avvenimenti necessari. Per spiegarmi meglio, pur essendo un’appassionata del Trono di spade, ultimamente trovo che le morti siano diventate un modo per stupire il lettore. Non colpisce il dolore della perdita per un personaggio, quanto il modo orribile in cui viene trucidato. E soprattutto, quando in una puntata (vale anche per i romanzi) iniziano a morire i personaggi a decine, ecco… intuisco solo del sensazionalismo, anche abbastanza facile da creare. La Gabaldon, al contrario, ha scritto scene incredibili di violenza fisica e psicologica. Ma non si è limitata a trasmetterci paura e orrore, è invece riuscita a farci sentire la sofferenza. Ci ha portato nello stesso abisso dei personaggi. È riuscita a trasmettere emozioni e sentimenti. E secondo me l’unica vera responsabilità di uno scrittore è questa: emozionare.
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Stefania Bernardo è una degli Amici del Mag.
Potete trovare i suoi romanzi QUI.
Appartengo alla categoria dei lettori bacchettoni, almeno per quanto riguarda la letteratura rosa. Quindi non leggerei mai un Dark, non amo neanche i BDSM, tranne quelli blandissimi, né tantomeno le orge. E non penso di dovermene vergognare. Scelgo i libri da leggere coerentemente con queste premesse.
Quindi tendo a scartare i romanzi di pirati, detesto i club privé e da un rosa mi aspetto soprattutto una bella storia d’amore. Esigo sinossi non ambigue e mi arrabbio quando vengo ingannata solo per vendere una copia in più.
Ovviamente le cose sono molto diverse se leggo storia o sociologia, noir e paranormali: ma certo non lo faccio mai di sera.
Liberissimi tutti di leggere quello che preferiscono, basta che in nessun modo mi si impongano cose che mi facciano orripilare. Anche perché in questi casi tendo a voler entrare dentro il romanzo e dare una bella scrollata alla deficiente sottomessa di turno.
AGGIUNGO I COMMENTI SCRITTI NEL GRUPPO FACEBOOK:
ROBERTA CIUFFI: Pur scegliendo i libri in base ai miei gusti, capita che poi ci trovi a sorpresa elementi che non solo non mi piacciono, ma mi disgustano. Per dire, un thriller può comportare molti episodi, anche violenti. Trovarsi però una scena in cui tagliano le dita a un tizio e lo costringono a mangiarle è rivoltante, e dato che non c’è niente che avverta all’inizio a me non resta che fare la bacchettona e dire che di quell’autore non leggerò più niente. Anche gli stupri, che ad alcune lettrici sembrano piacere tanto quando sono opera del fichissimo maschio alfa, mi ripugnano. Ma, a meno che non trovi in anticipo una recensione, non posso sapere come si svolgerà un romance e pertanto rivendico il mio diritto a essere bacchettona e dire che per me è una gran porcata far passare per sesso o passione un puro atto di violenza.
GIOVANNA BARBIERI: Le morti, le violenze e le torture devono essere ben contestualizzate nel romanzo (ci deve essere un motivo), altrimenti anch’io mi avvalgo del diritto di essere bacchettona ed evitare certi autori. Non sopporto quando un bel maschione violenta una donna e soprattutto quando questa creatura (affetta di sicuro dalla sindrome di stoccolma) scambia il suo comportamento per amore. Ma come fate ad apprezzare certi romanzi? Non so proprio…posso capire che in passato non si avesse scelta (la donna restava con l’uomo violento) ma fare in modo che la protagonista se ne innamori…suvvia, mica tutte possono essere psicologicamente da curare!
LAURA COSTANTINI: Contestualizzare, tener fede al momento storico, approfondire. Apprezzo quanto espresso nell’articolo ma il sesso violento fine a se stesso, sia esso etero oppure omo, mi fa capire che l’autore o autrice sta cercando di colpire e titillare punti dell’animo del lettore al solo scopo di, appunto, colpire. Bacchettona no, leggo e apprezzo scritture molto dure, taglienti e impietose, ma non mi avranno nel momento in cui si celebra la sopraffazione sulle vittime e l’abdicazione nei confronti della facoltà di scegliere. Fermo restando che se sulla copertina c’è scritto, per fare un esempio, dark romance, già so che quel libro non lo leggerò.
STEFANIA BERNARDO: La penso più o meno come te, la crudeltà va inserita per far capire il contesto in cui si muovono i personaggi, magari anche per spiegare le loro scelte difficili, la loro crescita e i loro drammi interiori. Ognuno è libero di scrivere e leggere cosa preferisce, ma anche io non amo quando la violenza viene confusa con qualcos’altro…
FERNANDA ROMANI: Di recente, poi, con l’imperversare del Dark bisogna anche fare i conti con le autrici che si guardano bene dall’avvisare il lettore che il loro libro appartiene a quel genere, salvo poi lamentarsi delle lettrici che non leggono “responsabilmente”. Esempio. Di recente, avevo visto uno storico con una trama interessante, ma l’ autrice mi insospettiva, poiché l’avevo sentita nominare come autrice di dark. Mi sono dovuta leggere una quindicina di commenti su Amazon prima di trovare quello giusto , quello che nominava un certo tipo di situazioni. Credete che tutte le lettrici abbiano voglia di fare il cane da tartufo per capire se l’autrice sta facendo finta di scrivere qualcosa che non è dark?
STEFANIA BERNARDO: Questo per esempio è un comportamento scorretto da parte dell’autrice. Non si fa!
PIERA NASCIMBENE: Ho letto l’articolo e i vostri interventi. Io cerco di leggere attentamente sinossi e recensioni. Non sempre sono chiare. A volte trovo le sorprese all’interno del libro. Apprezzo l’autore che dice esserci nella narrazioni situazioni forti. Per questo mi piace quando ci sono su fb estratti o commenti…..così posso capire cosa leggerò.
STEFANIA BERNARDO: È anche vero che ci sono lettori che comprano libri in cui il contenuto è ben specificato nella sinossi e poi si lamentano… La frase iniziale dell’articolo era più che altro riferito a questo, altro discorso ancora è l’autore che spaccia il suo romanzo per ciò che non è… E comunque mi riferivo non tanto al giusto e sacrosanto diritto di criticare un romanzo che è andato contro alle nostre aspettative (perché non specificato) quanto a determinati tipi di lettori che fanno “crociate” contro alcune tipologie di romanzi… io credo che ognuno sia libero di scrivere e leggere ciò che gli pare.
ROBERTA CIUFFI: Sono d’accordo, ognuno è libero di scrivere e leggere ciò che gli pare. Come ognuno è libero di criticare e affermare se una certa cosa gli sembra ripugnante o addirittura pericolosa. Io, per esempio, trovo pericolosa la tendenza di certa letteratura femminile moderna che accosta l’amore alla sottomissione o alla violenza. In passato la sfida della protagonista era sconfiggere un uomo freddo o distaccato, adesso sembra che sia sottomettere il mostro. Ma la tendenza dei mostri umani è quella di non restare sottomessi a lungo… Pertanto, ogni volta che mi troverò davanti una situazione del genere non esiterò a criticarla, pur non reclamando a gran voce il rogo dei romanzi in cui viene rappresentata.
STEFANIA BERNARDO: E infatti fai benissimo. Poi le mie sono considerazioni estrapolate da una discussione generale del mercoledì in cui Babette ci chiedeva esplicitamente cosa pensavamo dei lettori bacchettoni… non vorrei passasse il messaggio che mi sono alzata una mattina pensando che i lettori non abbiano diritto di replica…
MICHELA PIAZZA: Credo appunto che l’articolo voglia dire questo: che lo scrittore dovrebbe essere trasparente riguardo al genere della propria opera… e che il lettore, a meno che non sia ingannato, non debba poi restarci male. Da lettrice sono stanca di trovare sotto i romance delle recensioni che dicono “sapevo già che sarebbe finito bene”; allo stesso modo, se compro un Dark so che troverò violenza e non posso mostrarmi sorpreso.
ORNELLA ALBANESE: Io credo che da sempre gli autori abbiano cercato il sensazionalismo e da sempre i lettori sono stati sorpresi, scandalizzati o addirittura disgustati da quello che non si aspettavano di leggere quando hanno acquistato il libro. Cosa credete che abbia pensato chi ha letto, senza prima averne sentito parlare, L’amante di Lady Chatterley o Doctor Jekyll e Mr.Hyde o Il ritratto di Dorian Grey? E come deve essere stato scioccante, per quei tempi, il tema della morte apparente in Poe.
TERESA SICILIANO: E io andai a protestare con il mio professore di italiano che aveva alluso all’Amante di lady Chatterley come capolavoro, quando a me sembrava un concentrato di sesso. Non ho mai riletto il romanzo, nonostante l’abbia perfino comprato. Certi choc sono duraturi, evidentemente.