Giovanna Barbieri e Grazia Maria Francese scrivono romanzi storici. A loro abbiamo chiesto una lista della spesa che si “sposasse” con le loro ultime opere.
Giovanna Barbieri (La stratega. Anno Domini 1164) immagina che Alice -la protagonista- e Chiara Aligari -vezzosa donzella trasportata nel XXI secolo- si rechino a fare spese.
Quel mattino Chiara Aligari e Alice si dirigono in farmacia con in mano il foglietto della spesa.
“Allora, Chiara, qui ho scritto aspirina. Questa cosa funziona come la corteccia di salice.”
La ragazza annuisce, attenta e concentrata.
“Bende sterili: queste sono necessarie per evitare le infezioni.
”
“Alice, anche le tue strisce di tessuto mi sembrava funzionassero nel XII secolo
.”
“Non sempre, Chiara.”
La ragazza annuisce: “Dove prendiamo il filo per suturare le ferite?
”
“Lo rubiamo in ospedale alla prima occasione. Comunque, contessina, sarebbe meglio farsi curare dal cerusico.”
“Lorenzo mi ha raccontato del vostro cerusico durante l’assedio di Rivoli. Era incompetente!”
“No, solo che non aveva le conoscenze moderne. I medici nel XXI secolo sono molto bravi.”
“Ma così non morirà più nessuno! Come mi libero del prossimo marito?”
”Esiste il divorzio qui, cara. Non c’è bisogno di assassinarlo o avvelenarlo.”
“I tempi moderni li capisco poco, così non si rischia di averlo intorno vita natural durante?” chiese Chiara sconcertata.
“Sì, hai ragione. Meglio la belladonna oppure la Pulsatilla!
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Grazia Maria Francese (Roh Saehlo – Sole rosso) ci porta in un mercato longobardo del VI secolo.
Tornano a tuffarsi tra la folla. Faramond contratta l’acquisto di due libbre di sale. Poi si ferma davanti al banco di un mercante di stoffe e le dice di scegliere due pezze di tessuto. Non riesce a decidersi: ce n’è di così belle! Alla fine sceglie una stoffa di lino intessuto a strisce color bianco e scarlatto. L’altra la sceglie Faramond: una pezza bordata di broccato d’oro.
– Costerà una fortuna, fadar! Ma una tunica così potrò metterla per cavalcare?
– Certo che no! Ne faremo un mantello. A palazzo vedrai che servirà.
– Quale palazzo?
Faramond non risponde. Sceglie due pezze di stoffa anche per sé e comincia a contrattare. Gaila osserva tutti i passaggi: la furbizia del venditore e i suoi inchini mentre chiede prezzi assurdi, che il padre rifiuta. Alla fine finge di andarsene: allora il venditore li insegue, e poco dopo l’affare è concluso.
Fanno altri acquisti. Una cintura d’argento ageminato, un pettine d’osso, dei calzari… Faramond paga in bei tremissi nuovi e riceve in resto monete tagliate in tre, perfino in quattro pezzi…
(Nota: nel sesto secolo la moneta circolante era così scarsa che questo era un sistema comunemente impiegato per dare il resto).
(N.B.: “fadar” vuol dire “padre”, in longobardo. Ma il longobardo non è una lingua morta? Certo che lo era… finchè non l’ho resuscitata io!)
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