Ambientazione? Ci pensavo giusto ieri e con tutta questa tecnologia che avanza, basta con Parigi o New York. Le stradine di Roma? Giammai. Le Lanes di Brighton? Manco morta.
La prossima novella la ambiento su Amazon. Tanto ormai si trova tutto lì. La protagonista vive tra la pagina del giardinaggio e quella della fotografia. È magra come un grissino perché di cibo su Amazon non ne vendono, ma ha una biblioteca enorme. Ha un sacco di amicizie che non incontra mai, ma lasciano messaggi sotto forma di recensioni (mi rendo conto, sta diventando un distopico).
La vita viaggia tranquilla fino a quando non inizia a trovare messaggi minatori in biblioteca, tutti caratterizzati dalla firma del cattivo di turno. Una stellina contraddistingue questi messaggi. La protagonista si sente male: ma come? Si chiede. Altre persone abitano questo luogo e non le ho mai viste? E chi potrebbe avere lasciato i messaggi minatori? Anche una visita alla pagina dell’ispettore Maigret non chiarisce i dubbi. Qualcosa è nell’aria, anzi nella rete. Nel suo girovagare, anzi navigare, passa nella sezione della biblioteca dove si trovano i libri sulla storia del carbone. Ma in quel luogo ci sono solo messaggi dei minatori. Tutt’altra cosa.
Scoprirà solo in seguito l’esistenza di questi invisibili personaggi chiamati “lettori”. Di sicuro non la capiscono. Se solo avessero preso la briga di conoscerla per bene avrebbero capito quale cara personcina è la nostra protagonista. Il dubbio la attanaglia: abbracciare le opinioni di questi “fantasmi” o combattere?
Naaa, non sarebbe credibile. E allora ne scrivo uno ambientato in Groenlandia, un thriller. Cavolo, questa sì che è una bella idea… come? Ci hanno già fatto “Il senso di Smilla per la neve”? Oh porca putrella. E allora… Ecco, allora un bel fantascientifico ambientato su Nexus prime. Ah no, quello era un telefonino…. Nova Prime, molto meglio. Io sono di Nova Prime e conosco il pianeta come le mie tasche, ma cavolo è un po’ una noia. Deserti per chilometri, i sabbibodi che ti rompono le scatole ogni volta che metti piede fuori dal villaggio e gli scorpioni giganti nascosti sotto la sabbia. I ragazzini vanno sulle alture dietro il villaggio e ci fanno il tiro al bersaglio con il laser. Insomma sempre la stessa solfa. Mentre invece se la storia la ambientassi tra la galassia NGC 765 e il pianeta Galak sarebbe tutt’altro che banale. Insomma ce ne sarebbero di cose da dire…
Mi sto perdendo. Sapete una cosa? Ambientatelo dove volete, l’importante è che sia una bella storia.
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Colette Kebell fa parte degli Amici del Mag.
Su Amazon (no, non ci abita), la trovate QUI.
Siccome Colette Kebell è la matta del gruppo, si è commentata da sola…
Diciamolo, è tutta colpa di Van Gogh.
E poi ci sono quelli che si danno un po’ di arie e lo chiamano Fan Goff.
“Sono stato ad Amsterdam a vedere la mostra di Fan Goff”
“Di Fan chi?”
“Fan Goff, il pittore.”
“Ah, Van Gogh…”
“Sì ma si pronuncia Fan Goff, sai era Olandese”
Al quale viene da rispondere ma Fan Koff, sai sono di Ashford.
Van Gogh/Goff dicevo. Sì perché con Picasso non ci si riesce. Voglio dire, a fare quadri brutti e storti saranno capaci tutti, ma quelle sedie sbilenche e quei faccioni quadrati son mica facili da fare così male. E poi ha avuto il periodo rosa dove faceva cose egregie e alla fine ha fatto pure i milioni.
Mentre invece con Van Gogh è diverso. Mentre era in vita di quadri non ne ha venduti neanche mezzo. E ora costano milionate. Io francamente non lo comprerei un Van Gogh. Carini, per grazia di dio, ma a quei prezzi milionari. Prima devo far mettere lo scaldabagno nuovo e far rifare le tapparelle, ma anche se li avessi, quei cinquanta milioni, non li spenderei per prendere uno dei suoi quadri.
Van Gogh, dicevo, è quello che ci ha sdoganato a noi Self, mica Amazon. Ci viene sempre un po’ da pensare, beh, se hanno frainteso lui forse sta succedendo pure a noi. La mia operetta magari è un capolavoro ancora da capire. Chissà.
Scrivere sperando di essere fraintesi. Che ironia.
E allora speriamo nella lotteria, nel colpo di fortuna. Una lotteria masochista: in quella ordinaria si spendono un po’ di euro e via, ci si dimentica. In quella dei libri c’è da pagare il copyeditor, chi ci fa la copertina etc. per non parlare dei mesi spesi a scrivere e a inventarci storie.
Se abbiamo una vaga, pallida idea della misura del successo, della misura dell’insuccesso non ne abbiamo cognizione. Non sappiamo nemmeno dove stia di casa. E siamo pronte a scrivere un altro romanzo. Massi’ in fondo non facciamo del male a nessuno, magari intasiamo un po’ Amazon ma chissenefrega.
In fondo è un sogno. Magari siamo come Fan Goff, sotto sotto.
E sognare non costa nulla. Se avete il Kindle unlimited ovviamente, altrimenti sono 2,99 euri. Pensate a quanto risparmieranno i vostri figli quando una copia della nostra opera varrà 50 milioni.