Questo sabato, Matesi ci presenta una recensione che tutte
aspettavamo: “Il duca di ghiaccio
(serie Bedwin), di Mary Balogh.
Titolo: Il duca di ghiaccio (Slightly Sinful).
Autrice: Mary Balogh.
Traduttrice: Cecilia Scerbanenco.
Genere: Rosa storico.
Editore: Mondadori.
Prezzo: euro 2,99 (e-book).
Il
glaciale e solitario Wulfric Bedwyn, duca di Bewcastle, ha visto i suoi
fratelli e sorelle trovare l’amore e sistemarsi. Tuttavia non ha alcuna
intenzione di emularli. Alla morte della sua amante si sente però
improvvisamente solo e accetta un invito a un ricevimento, incontrando una
schiera di dame che fanno di tutto per attirare la sua attenzione. Tranne una:
Christine Derrick. Non più giovanissima e vedova, Christine ha comunque una
vivacità e una carica sensuale che Wulf non riesce a ignorare. Eppure,
nonostante l’inevitabile e corrisposta attrazione, lei rifiuta di diventare sua
amante, e sedurla sarà per il “duca di ghiaccio” una sfida da vincere
a ogni costo. Al punto di rendersi conto di non poter più fare a meno
dell’amore…

Istruzioni per l’uso*****
Comprai questo romanzo quando fu pubblicato in Italia per la prima
volta, cioè ormai nove anni fa, e per me da allora è stato il massimo
rappresentante del regency: prezioso e indimenticabile. Opinione, questa, molto
diffusa fra le lettrici di romance.
Mi sono quindi molto stupita qualche giorno fa, quando, sbirciando
le recensioni su Amazon, ho scoperto che alcune persone gli assegnano
addirittura una stella. E mi sono chiesta come sia possibile questo singolare
fenomeno.
Probabilmente ciò dipende dal fatto che il romanzo è il sesto (più
due cosiddetti prequel) della serie Bedwyn. I romanzi di una serie, per essere
apprezzati nella giusta misura, devono essere letti tutti e nell’ordine in cui
sono stati scritti, dal momento che sono incentrati su una famiglia, questa
volta formata da quattro fratelli e due sorelle, che ritornano più o meno tutti
nei vari volumi. Ciò vuol dire che i vari caratteri vengono sviluppati nel
corso di tutta la serie, ma approfonditi soprattutto nel titolo dedicato ad
ognuno.
Le cose sono ancora più complesse per Wulfric, il fratello
maggiore e capo della famiglia, il cui carattere viene costruito nel corso di
tutti i romanzi precedenti, dove svolge spesso la funzione di deus ex machina,
ennesima incarnazione dell’inglese aristocratico ed imperturbabile, che sembra
freddo (come il ghiaccio) ma non lo è affatto, solo si è dovuto assumere enormi
responsabilità ad appena 17 anni.
Quindi le lettrici imparano a conoscerlo ed amarlo titolo dopo
titolo, in attesa del volume conclusivo. Dove si sgelerà.
Per quanto mi riguarda, questo romanzo fu il primo in cui caddi in
preda alla cosiddetta “sindrome della suocera”: ormai affezionata a
Wulfric in modo quasi morboso, sognavo per lui una donna superiore: una alta
(tenete presente che io sono bassa), dignitosa, regale, irraggiungibile,
insomma qualcosa di eccezionale, talmente eccezionale da non riuscire neanche a
immaginarla bene. Insomma, qualcosa di più … DI PIÙ.
Nessun essere umano potrebbe arrivare a quelle vette. E bisogna
aggiungere che una donna così Wulfric l’avrebbe forse sposata, ma amata certo
mai.
La scelta della Balogh è stata molto migliore e senza dubbio molto
più intelligente della mia: è proprio vero che spesso le madri non capiscono
qual è il bene dei loro figli (maschi). Non una come lui, ma una del tutto
diversa e complementare. Una con cui potrà essere un uomo pienamente felice e
non solo un duca.
P.S. Se qualcuna, in questo momento, si sta preoccupando per mia
nuora, si tranquillizzi. Aristotele aveva ragione quando attribuiva a teatro e
letteratura una funzione catartica. E quindi, dopo aver sfogato sui personaggi
romanzeschi i miei istinti peggiori, nella vita reale mi sforzo di essere la
migliore suocera possibile. O almeno quella più sopportabile.