Dopo la laurea in Lettere moderne nel 1979 con Edoardo Sanguineti con una tesi su La cognizione del dolore di Gadda, Bruno Morchio si iscrive a Psicologia a Padova e termina gli studi nel 1984.
Dal 1988  opera come psicologo in un consultorio familiare pubblico e nel maggio 2018 cessa l’attività per dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Nel 2000 nasce la Fratelli Frilli Editori, una piccola casa editrice genovese interessata a romanzi gialli e noir ambientati in Liguria, che nel 2004 pubblica Bacci Pagano. Una storia da carruggi. Seguono Maccaia  (2004) e La crêuza degli ulivi (2005).
Negli anni successivi, tutti i romanzi che hanno per protagonista l’investigatore genovese sono editi da Garzanti.

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Domanda 1) La scheda anagrafica
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? (titolo del primo romanzo e anno di pubblicazione)
In quanti romanzi compare?
Bacci Pagano. Una storia da carruggi (titolo scelto da Marco Frilli, che giustamente lo ha preferito a  L’uomo che salvò il Presidente del Consiglio) esce nel febbraio 2004 per la Fratelli Frilli Editori. Il personaggio compare in numerosi racconti pubblicati in antologie e giornali, in un libro di racconti del 2011 e in 14 romanzi, l’ultimo dei quali è Nel tempo sbagliato, edito da Garzanti nel novembre 2021.

Domanda 2) La volontà dell’autore
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi? In caso affermativo avevi predisposto la conclusione del primo per tenerti “la porta aperta” e hai annotato informazioni per non cadere in contraddizione? In caso negativo cosa ti ha spinto a riprendere il personaggio?
In realtà il primo romanzo in cui compare Bacci Pagano è Maccaia, scritto tra il 1998 e il ’99 e inviato a varie case editrici senza ricevere risposta. L’unico che i miei genitori hanno avuto modo di leggere. Non avevo pensato a una serie, ma, nonostante non ricevessi alcun riscontro dagli editori, subito dopo ho iniziato a scrivere La crêuza degli ulivi: avevo contratto la malattia. Dopo la morte di mio padre, sindacalista comunista che ha dedicato tutta la vita alla causa dei lavoratori, ho interrotto la stesura della Crêuza per rendergli omaggio scrivendo un romanzo più politico. La dedica di Una storia da carruggi recita: “A Paolo, mio padre, e all’amarezza e alla rabbia dei suoi ultimi giorni”).

Domanda 3) Il personaggio e il tempo
Il tuo personaggio “invecchia”? In caso affermativo, le tue storie sono state in sequenza cronologica o si muovono avanti e indietro nella vita del personaggio? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se tu non l’avessi indicata? Perché hai scelto quegli anni? Se non “invecchia”, come gestisci i legami, se ci sono, fra le varie vicende?
Il personaggio, che ha la mia stessa età, invecchia e cambia con me e il tempo in cui vive è riconoscibile (di norma si tratta di uno, due anni prima di quello di pubblicazione). Fino a oggi ho scritto diversi prequel, soprattutto negli ultimi anni (Uno sporco lavoro è ambientato nel 1985 e racconta la prima indagine del detective, Voci nel silenzio narra due indagini collegate, una del ’98 e l’altra al tempo del lockdown da pandemia (“April is the cruellest month”, scrive Eliot).

Domanda 4) Il personaggio e i luoghi
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
Credo che le mie storie siano fortemente intrise di genovesità. Nei primi romanzi la presenza della città è incombente, le strade e i percorsi scrupolosamente dettagliati. Col tempo il co-protagonismo della città si è affievolito, ma Genova continua a esserci, non tanto descritta, ma “vissuta” attraverso i ricordi e i sentimenti della voce narrante del protagonista.

Domanda 5) autore e personaggio
(piccoli stimoli) Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le tue? Ti capita di pensare che tu stai diventando simile a lui? Che si stia impadronendo della tua vita?
Mi somiglia in quanto testimone di un percorso della storia della città e del Paese, caratterialmente è diversissimo da me. Potrei dire che per molti aspetti è migliore: coraggioso fino alle estreme conseguenze, impulsivo, diretto. Però condividiamo la stessa visione del mondo e quasi tutti i gusti in fatto di letteratura, musica, cibo e alcolici.

Domanda 6) gli autori sono assassini e adulteri
(piccoli stimoli) Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Perché? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
Ucciderlo no; certo gliene ho fatte passare: ultimi quei mesi in cui si è trovato in piena estate imbozzolato in un “halo vest”, presidio ortopedico che gli bloccava la testa e il collo, prima di subire una rischiosa operazione col pericolo di morire o restare paraplegico per via di due pallottole piantate nelle vertebre cervicali.

Domanda 7) l’autore scompare
Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lui (o lei), questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo (indica il numero d’ordine)? Se decidi tu, per favore dammi la ricetta!
Diciamo che li decido io nel quadro dei vincoli di coerenza e verosimiglianza dettati dal dipanarsi della narrazione romanzo dopo romanzo. Un amico e collega, Roberto Centazzo, un giorno mi fece notare a proposito di un racconto, dove Bacci minaccia brutalmente alcuni antagonisti per arrivare alla verità (Un ibrido d’uomo, in Bacci Pagano cerca giustizia) che certe intemperanze non erano coerenti col personaggio. La mia opinione è che invece in quel contesto lo erano, anche perché si trattava di minacce non portate a termine. Inoltre l’impulsività è un suo tratto caratteriale che spesso lo ha messo nei guai (anche a questo allude il fatto che Bacci non porti le mutande).

Domanda 8) tutto il mondo conosciuto
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
Ogni personaggio per me ha una sua autonomia e un suo spessore. Per lo meno questa è la mia ambizione. L’idea di “spalla” non mi ha mai entusiasmato, appartiene a una drammaturgia più affine alla commedia che alla cifra drammatica del noir. Negli ultimi romanzi ho sentito il cosiddetto “piano orizzontale” come un impaccio e ho spedito Pertusiello in pensione (con una funzione di informatore, prevalentemente telefonico, strettamente legata al plot) e la figlia Aglaja a vivere e insegnare a Parigi. L’ho fatto perché mi interessava concentrarmi sui personaggi implicati nella vicenda, dove peraltro lo stesso detective è sempre meno “protagonista”, occupa sempre meno il centro della scena, ed è diventato una sorta di testimone attivo (e riflessivo) dello sviluppo dell’azione.

Domanda 9) checkup del personaggio
Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensate che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensate che distolga dall’indagine?
L’aspetto fisico di Bacci Pagano è stato spesso travisato a vantaggio di quello interiore: nonostante il fatto che lo descriva più volte come alto un metro ottantacinque, capelli folti e scuri, occhi scuri, abbigliamento casual ma tutt’altro che sciatto (insomma un bell’uomo, assai differente dal suo autore), i lettori lo immaginano trasandato e malmesso anche nell’aspetto esteriore. Qui forse una serie TV potrebbe correggere l’equivoco, ma a questo punto non so se sarebbe un bene.
La vita interiore (riflessioni, gusti, emozioni) invece hanno un peso rilevante, anche perché tutto quello che accade è filtrato dalla sua “voce”. Nei primi romanzi aveva una vita sessuale (e sentimentale) a dir poco esuberante, disordinata e bulimica. Oggi ha una relazione “fresca” con una maestra elementare bisessuale che assomiglia a una guerrigliera curda, più giovane di lui ma non troppo, che prima o poi finirà per affiancarlo, assieme al futuro genero Essam, nell’agenzia investigativa.

Domanda 10) coppia
Se il tuo protagonista è una coppia, perché hai effettuato questa scelta? Uno dei due è dominante in tutti i romanzi o si alternano?
Non è una coppia, ma è destinato a diventarlo. Anzi, come ho detto si tratterà di un trio, che ha dato una prima, timida prova di sé ne Le sigarette del manager (2019). Quello che mi sento di anticipare, al momento, è che mantenendo la narrazione in prima persona – caratteristica per me irrinunciabile – la voce di Bacci Pagano resterà centrale, anche se il fulcro dell’azione potrebbe spostarsi sugli altri due personaggi.

Domanda 11) la parola al personaggio
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Per cogliere il suo punto di vista su quello che gli ho combinato e che lui pensa di me, rimando al racconto Una visita inaspettata nella prima raccolta in memoria di Marco Frilli, Una finestra sul noir, edita nel 2017 a cura di Armando D’Amaro. Sostanzialmente il “ratto da carruggi” pensa che io gli voglia male, lo prenda in giro e lo vessi soprattutto per invidia, perché lui è molto più famoso e amato di me. E forse non ha tutti i torti.

Per concludere:
Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
“Cosa ci farò io nel terzo millennio? Avrò ancora un posto − e la mia vita un senso − nell’universo?” (Da Nel tempo sbagliato. Bacci Pagano e l’irresistibile arte della fuga).