Nata a Milano, traduttrice, vive e lavora in Catalogna, in un paesino affacciato sul mare. I suoi romanzi precedenti sono Le regole del tè e dell’amore (Tre60) e Lezioni di disegno (Fabbri). Gestisce il blog Rosapercaso, che vuole aiutare le donne a combattere le battaglie più difficili, quelle contro se stesse.

L’occasione per fare due chiacchiere con Roberta Marasco è data dall’uscita di “Fazzoletti Rossi” (Edizioni Piemme), un romanzo per ragazze di 12-13 anni.

1.     Ci racconta come mai ha scelto questo nuovo genere per esprimersi?
Fazzoletti rossi è un romanzo per ragazzi. Ci tenevo a scrivere un romanzo per le ragazze delle medie, all’incirca, in parte perché ho una figlia di quell’età ed era un’ottima occasione per aprire un canale di comunicazione in più in un’età in cui sembra che molti altri si chiudano, e in parte perché credo che sia un’età fondamentale per affrontare certi temi, legati al diventare donna, al nostro corpo, al modo più fedele di raccontare se stesse.

2.     Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Al computer, qualche volta se arriva un’idea al volo me la segno, ma ho scoperto che la memoria è un ottimo editor, meglio fidarsi di lei. Se un’idea è buona, te la ricorderai quasi sempre.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Per me è importante che sia un orario “lavorativo” per così dire, la mattina o il pomeriggio. La sera possono venire idee magnifiche, ma non sono capace di gestire le esigenze di una struttura narrativa, se sono stanca. Scrivere di giorno mi aiuta a tenere a mente tutti gli aspetti di una storia.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
A volte mi diverto, a volte soffro. Scrivendo secondo me devi arrivare abbastanza vicina al punto che fa male dentro di te, per portare sulla carta qualcosa di sincero, che valga la pena. Ma ritengo che sia fondamentale che un romanzo diverta e faccia almeno sorridere, se non ridere. Nella letteratura per ragazzi lo è ancora di più.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Gran bella domanda. Una via di mezzo, direi. Ho un’ossatura di riferimento, so dove voglio portare i miei personaggi o dove loro porteranno me, ho ben presenti alcune scene a cui voglio arrivare, alcuni momenti del loro percorso, ma non sempre so come ci arriverò. Sono sincera, la cosa che più mi stupisce della scrittura è scoprire che è incontrollabile, che un’idea che ti sembra perfetta è arrivata in modo del tutto misterioso. E questo mi getta nel panico, perché il pensiero successivo è che non saprai mai se te ne arriverà un’altra altrettanto buona.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Mi lascio trascinare dall’incostanza della mia vita lavorativa e familiare.

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Se è sincero sì. Anche quando oggettivamente fa schifo. Se è falso no, anche quando è bellissimo.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Sì, con il terrore di trovarci qualche refuso o qualche ripetizione o qualche frase che avrei dovuto costruire meglio. E quasi sempre li trovo.

9.     C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Sì, sempre. A volte sono spunti, dettagli, presi dalla mia vita o da quelle delle persone attorno a me; altre volte sono temi di fondo che mi interessa affrontare perché mi riguardano, perché mi ci dibatto, in qualche modo. Per esempio il bisogno delle regole e quello della ribellione.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Leggo tanto, più per lavoro che per piacere, forse. Non ho proprio idea del numero di libri.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
No, mai.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
Sto terminando una traduzione. E provando a mettere insieme i tasselli di un nuovo romanzo per ragazzi.

I libri di Roberta Marasco