Giuditta Ross è, prima di qualsiasi altra cosa, una sognatrice, un’irriducibile latitante dalla realtà. Giuditta è una lettrice affamata, una divoratrice di emozioni.
A tenerla con i piedi per terra ci sono un marito, una figlia e una coppia di gatti che fanno a turno per reclamarla al presente.
I suoi pensieri, preda di ispirazioni improvvise, vagano fin troppo spesso tra le faccende quotidiane e qualche scena di quel libro che piano sta prendendo forma, con risultati spesso improbabili. È una seguace dell’immaginazione, una schiava della fantasia, un’adepta del sogno a occhi aperti.
In fondo, Giuditta, non è che il frutto di un sogno che incredibilmente si avvera.

I libri di Giuditta Ross li trovate QUI.

1.     Due righe per presentarsi?
Gattara e zitella mancata (nel senso che accidentalmente mi sono sposata e ho generato prole), cartolibraia perennemente sull’orlo di una crisi di nervi e pessima massaia. Sono un’accanita sostenitrice dell’emozione: quel concetto di sublime che tanto era caro ai Romantici. Amo appassionatamente la natura selvaggia, i temporali, i documentari naturalistici e quelli sulla storia e l’archeologia, i gatti, la pizza, la birra, il prosecco, l’architettura gotica, i megaliti, i pittori preraffaelliti, i gatti l’ho già detto? La musica rock, il sushi, il suono che fanno i gatti quando guardano gli uccellini alla finestra… Sono preda di fissazioni stravaganti: l’ultima è quella per le mummie di torbiera (chi volesse informazioni al riguardo può contattarmi in privato). Sono diplomata in restauro ligneo e da ragazza sognavo di fare l’archeologa (come Indiana Jones, ma senza distruggere i reperti). Mio papà era sardo e mia mamma era fissata con Via col Vento.
Sono piemontese, sono cresciuta con l’abbraccio confortevole delle Alpi, ma anelo sempre il mare.

2.     Che genere scrive? Oppure, svolazza di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Per svolazzare… svolazzo. Più come un’ape schizzata che come una farfalla, direi. Mi piace che nelle mie storie ci sia sempre un po’ d’amore, di pepe, protagonisti maschili duri fuori e teneri dentro e giovani donne imperfette. Il mio grande amore resta il fantasy, mi piace declinarlo in tutti i modi possibili. Mi diletto col romance passionale e divertente. Non disdegno di inserire tematiche a volte importanti e spinose; mi è capitato di dare ai miei personaggi un passato doloroso e un presente complicato ma non mi piace crogiolarmi nella tragedia. Nei miei romanzi potreste trovare sangue e lacrime, ma l’happy ending è assicurato.

3.     Come scrive? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Non sono schizzinosa circa i mezzi di scrittura. Certo, la tecnologia è comoda, comodissima quando sei in coda alla posta o alla festicciola del compagno di Junior… Vanno benissimo anche fogli volanti, post it, il dorso della mano ecc…

4.     Quando scrive? Allodola, o gufo?
Prevalentemente in pausa pranzo, nei buchi di vita vera e quando fingo di lavorare al pc mentre il cliente noioso di turno si lamenta di qualcosa.

5.     Coinvolta sempre in quello che scrive, oppure distaccata?
Se non sono coinvolta non scrivo. Se i personaggi non strepitano nella mia testa non ne usciranno mai.

6.     Scaletta ferrea, o sturm und drang? Cotroneo, o Bregola?
Io ci provo anche a scrivere una scaletta, dico sul serio, mi impegno, solo che poi… niente. Puff, cambio idea, perdo la rotta. Col tempo ho capito di non essere proprio in grado di seguire una traccia prestabilita. Magari il senso resta, ma difficilmente l’idea originale si manterrà fino a fine stesura.

7.     Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Quando riesco, in verità. Ho un lavoro impegnativo, ci sono periodi dell’anno in cui non posso neppure immaginare di mettermi davanti al foglio per scrivere. In quei momenti le idee sedimentano, si fissano, i personaggi nella mia testa mi parlano ( sì, come schivare la malattia mentale? Scrivi!). Cerco di tenermi aggrappata a quello mentre aspetto tempi tranquilli e più produttivi.

8.     Ama sempre quello che ha scritto (dopo aver terminato la stesura)?
In genere vengo assalita da ogni sorta di dubbi e previsioni catastrofiche sul risultato delle mie fatiche. Mi è capitato raramente però di detestare davvero un mio lavoro.

9.     Sa che ci sono scrittori con non rileggono mai quello che hanno scritto e pubblicato? Lei come si comporta?
È successo che rileggendo provassi una sensazione di distacco. Una sorta di stupore nei confronti di brani che non mi capacitavo di aver scritto proprio io. A volte sono soddisfatta, spesso cambierei tutto. Immagino che rivedere un lavoro precedente, apportando modifiche su modifiche, sia una tentazione difficile da ignorare per un autore. Le idee sono in continua evoluzione, anche lo stile. Rileggere cose scritte in passato può essere un esercizio interessante, come aprire una finestra su una me stessa di qualche tempo prima.

10.  Siamo curiosi: c’è qualcosa di autobiografico in ciò che scrive?
Assolutamente sì. Io vivo la scrittura come un rigurgito interiore. Un modo per far uscire quelle parti debordanti di me. In ogni personaggio di cui scrivo c’è una parte di me. Romanzata, esasperata, libera dai limiti della vita vera e soprattutto senza l’inconveniente della normalità.

11.  Legge molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Leggere è la mia prima ancora di salvezza. La lettura è possibilità infinita di mondi, di vite, di guarigione e riscatto. Prima o dopo ritroveranno il mio cadavere sotto la pila di libri che ho accumulato da leggere…

12.  I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Per me è no. Almeno per ora. Il mio approccio alla scrittura è lontanissimo da quel mondo.  Non sento la necessità di mettermi in gioco o in competizione. Forse, come mi è stato detto, non ho ambizione. Probabilmente c’è anche un fondo di insicurezza condita dal mio desiderio di non sentirmi sotto pressione, almeno in questo ambito.

13.  Progetti per il futuro?
Tante, tante storie che bollono in pentola. Mi mancano il tempo e a volte la concentrazione per portare a termine tutti i progetti librosi che mi frullano in testa. Per ora la vena non si è esaurita e un angolo della mia mente produce sempre nuove storie.