Adele Vieri Castellano, Roma 46 d. C. Vendetta
Contraccambiare il male ricevuto con il male peggiore. Questo è ciò che ha spinto un uomo misterioso a compiere l’atto più nefando. Marco Quinto Rufo questa volta non dovrà combattere guerre, né affrontare feroci barbari ai confini dell’Impero, perché la vendetta ha bussato alla sua porta e pretende un tributo di sangue. Non il suo, né quello di sua moglie ma quello di un essere indifeso che il vile, oscuro, nemico gli ha sottratto. Lui che non teme nulla e nessuno dovrà affrontare il Male Supremo, faccia a faccia, in una partita a due che avrà un solo vincitore ma non un solo protagonista. Perché in quei giorni oscuri e terribili, l’amore riuscirà a sconfiggere l’odio e un suo germoglio nascerà nel cuore dell’arciere siriano Arash Tahmurat…
Saga romana 4 * * * *
La Castellano torna alla saga romana, cioè alla sua vena più congeniale. Tutta la prima metà del romanzo è avvincente e di alto livello, poi è come se il tono si smorzasse e sbiadisse. In modo particolare non si mettono bene a fuoco la personalità di Cornelio Fusco e le radici della sua inimicizia per Rufo: personalmente non mi ricordo di lui né mi è risultato facile ritrovare i suoi precedenti in mancanza della funzione ricerca (perché tutti gli altri volumi li ho in carta). Mi è anche sembrata strana l’assenza della resa dei conti finale. Alcune sciatterie linguistiche.
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Bella Veronese, Romeo e Giulietta reloaded
In occasione dei 450 anni dalla nascita di William Shakespeare, Emma Books propone una rivisitazione in chiave futuristica e reloaded della storia d’amore per eccellenza, “Romeo e Giulietta”. Robert e Romeo, Michelle e Giulietta, fiction e iper-realtà. In un gioco letterario che si sposta tra futuro e passato, le vicende dei due amanti nati dalla penna del Bardo diventano spunto per raccontare non solo un sentimento eterno ma anche il nostro presente. Con un finale inaspettato, perché, anche nell’era telematica, l’amore è un’emozione tutt’altro che virtuale.
Un matrix shakespeariano * *
Racconto paradossalmente molto originale, in quanto la tragedia shakespeariana viene rivisitata facendo il verso alle attuali manie di second life e realtà virtuale. Il problema è che personalmente a primo impatto non avrei capito niente di Matrix, se non mi fosse giunto il soccorso di mio figlio minore e poi della interpretazione della serie presente (guarda caso!) in rete.
In questo racconto, pur apprezzando l’originalità dell’idea, ammetto che ho trovato assolutamente stonato l’accostamento fra il linguaggio di Shakespeare, in traduzione molto vicina all’originale tardocinquecentesco, e quello di oggi. E solo dopo averci dormito su una notte ho capito che il significato trasmesso dall’autrice è quello di riaffermare che la vera vita è quella reale e quotidiana, anche se ormai tutti o quasi passiamo una parte della nostra giornata su facebook e simili.
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Jenny Hale, Amami per come sono
Libby Potter ha appena perso un lavoro perfetto, un appartamento perfetto e un fidanzato perfetto. Non le resta che tornare alla piccola cittadina in cui è nata, e dalla quale è fuggita anni prima, anche se è l’ultima cosa che vorrebbe. Soprattutto perché significa ritrovarsi faccia a faccia con l’uomo a cui ha spezzato il cuore andandosene via. Nonostante siano passati dieci anni, Pete Bennett ha ancora il potere di farle saltare un battito con il solo suono della sua voce… Peccato che Libby sia l’ultima persona sulla terra che Pete vorrebbe incontrare. In compenso, la famiglia e gli amici la adorano e la accolgono a braccia aperte, restituendole il calore che le era mancato in tutti quegli anni. Quando comincia a domandarsi se lasciare la sua città sia stata la scelta migliore, Libby capisce che vale la pena fare un secondo tentativo con Pete. Ma un’allettante e inaspettata proposta di lavoro la mette di fronte a un bivio: partire nuovamente o restare nel mondo idilliaco che sente di aver finalmente conquistato? Perché la perfezione, talvolta, si nasconde dove meno ce l’aspettiamo…
Insoddisfacente * *
New adult di basso livello, con due protagonisti decisamente adolescenziali, che non sanno proprio quello che vogliono e si comportano entrambi come bambini. Non per niente non c’è neanche una scena di sesso in tutto il romanzo. Lieto fine particolarmente immotivato.
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