“Amo la libertà; il sangue che scorre nelle mie vene, a settant’anni, è il sangue di una repubblicana.” Così si presenta, iniziando il proprio racconto, Élisabeth Duplay, l’ultima delle nostre scrittrici di memorie.

Elisabeth Duplay scrive alla vigilia dell’altra rivoluzione, quella del 1848, indignata per le narrazioni storiografiche della Rivoluzione che ha letto e in particolare modo per il trattamento riservato ai Robespierristi. Per questo decide di raccontare la sua storia, che è insieme una tragica storia d’amore, una forte testimonianza politica e uno sguardo ravvicinato sul sistema di relazioni politico-amicali dei Giacobini. Elisabeth è una testimone privilegiata dell’epoca: è una delle figlie, la più giovane tra le ragazze, di Maurice Duplay e Françoise Vaugeois, la coppia che accoglie Robespierre nella sua casa. Quando il tribuno nel 1791 si trasferisce all’attuale 398 di Rue Saint-Honoré, Élisabeth vive ancora con i genitori. Inoltre sposa nel 1793 uno degli amici e più stretti collaboratori dell’Incorruttibile, Philippe Le Bas, dal quale ha un figlio che porta lo stesso nome. Le sue memorie hanno uno scopo ben preciso: sfatare la leggenda termidoriana, adottata da molti storici della prima metà dell’Ottocento, dei robespierristi come uomini-mostri e allo stesso tempo dare il proprio contributo alla storia della Rivoluzione. Ma la sua narrazione è anche quella di una breve, intensissima storia d’amore che finisce in modo tragico, quella tra Élisabeth e il marito, e di una serie di legami d’amicizia intensi, destinati a spezzarsi col 9 Termidoro.

Maurice Duplay, padre di Èlisabeth

Queste memorie non sono sistematiche come quelle di Manon e non sembrano essere state oggetto di rimaneggiamenti pesanti, come quelle di Lamorliére o Charlotte; forse proprio questa spontaneità le rende fresche e immediate, percorse dal filo dell’emozione che coinvolge l’autrice ancora dopo tanti anni.
Élisabeth racconta la nascita del suo personale romanzo d’amore in alcune pagine degne di una scrittrice professionista. In effetti  tra la giovane e il futuro marito, di una decina d’anni maggiore di lei, scoppiò un vero e proprio colpo di fulmine nelle gallerie della Convenzione Nazionale, suggellato da uno scambio di oggetti e aiutato dallo sguardo vigile e compiaciuto di Charlotte Robespierre.

Élenoir Duplay, la madre di Élisabeth

Le due donne si recano insieme alla Convenzione e si intrattengono nelle gallerie a parlare con Augustin Robespierre e un altro deputato giacobino, Philippe Le Bas, anche lui originario del nord della Francia. I due vengono richiamati a votare, ma poi ritornano a intrattenere le due gradite ospiti. Élisabeth chiede allora il permesso all’amica di offrire a Le Bas una delle loro arance. Ottenuto il permesso, la ragazza si sente al settimo cielo! É l’occasione di mostrare al convenzionale il suo interesse.
Élisabeth si reca più volte alla Convenzione insieme a Charlotte e ogni volta l’una o l’altra trovano un pretesto affinché Philippe e Élisabeth abbiano occasione di parlarsi. Una volta Philippe le offre in pegno il proprio occhialino, un’altra volta Charlotte fa togliere all’amica l’anello che porta per mostrarlo al giovane, che, richiamato al proprio dovere, dimentica di restituirlo. Poi Philippe si ammala e i due non si vedono per molto tempo. Élisabeth è confusa: è preoccupata perché la madre potrebbe scoprire che non indossa più l’anello o per la lontananza da quella presenza così gentile e affascinante?
La malinconia trasforma l’allegra e spensierata ragazza, Babette, come veniva chiamata in famiglia, in una ragazza triste e con poco appetito: anche un soggiorno in campagna sembra non avere effetto sulla sua salute.
Da quale malattia sarà mai affetta la nostra giovane? Dall’amore, naturalmente!
Ed ecco che finalmente i due giovani si confessano i reciproci sentimenti, complice nuovamente la politica.
Una sera Élisabeth viene incaricata dalla madre di andare a occupare qualche posto a sedere ai Giacobini perché la sera Robespierre avrebbe tenuto uno dei suoi discorsi. Ed ecco spuntare proprio Philippe, con grande sorpresa e felicità della giovane. I due si avvicinano, si osservano, si scambiano qualche cortesia (“Come stanno i tuoi genitori?”), poi rimangono in silenzio. Infine Philippe rompe il ghiaccio, anche se in modo maldestro: chiede alla ragazza se abbia intenzione di sposarsi, se ami trucchi e altre frivolezze e se, quando sarà madre, vorrà allattare i propri figli. Élisabeth arrossisce, risponde che, come ha sempre fatto, seguirà l’esempio di sua madre e si comporterà da donna onesta e virtuosa repubblicana. Il deputato risponde che chiederà proprio a lei, così ingenua e buona, di trovargli una donna che non sia poi così modesta e che ami godersi la vita. Lei non capisce, si dispera, vuole andarsene e il giovane ha un bel d’affare per trattenerla, fino a confessarle che la persona di cui stava parlando era proprio lei e a proporle di sposarlo.
Ma come in tutte le storie d’amore, adesso è lei, muta per la gioia e lo stupore, a far crescere l’ansia e l’incertezza nel cuore dell’innamorato, che la prega di rispondere e giura sulla serietà delle proprie intenzioni, le prende la mano, le confida di aver gelosamente conservato come un tesoro l’anello avuto da lei due mesi prima. I due confidano l’uno all’altra il proprio amore e le proprie insicurezze, in una scena degna di un romanzo.
Ma la promessa di un futuro roseo incontra ben presto lo scoglio dei genitori di Babette: quella sera stessa Philippe chiede alla madre di Élisabeth il permesso di sposare la figlia, ma la donna tentenna, dicendo che la ragazza è troppo giovane e ingenua, che in casa ci sono due sorelle più grandi ancora da maritare, che, infine, non può prendersi da sola la responsabilità di una risposta senza il parere del marito.
Tornate a casa, la madre racconta al padre la proposta ricevuta dalla figlia, la quale… origlia tutta la conversazione dalla stanza accanto. Il deputato ripete la stessa perorazione, quasi convince il padre, ma la madre non vuole cedere: far sposare la più giovane potrebbe essere un problema per le sorelle maggiori. La situazione sembra in fase di stallo, quando il padre decide di chiedere consiglio a Robespierre. Questi, come una sorta di aiutante delle favole, dà il suo appoggio ai due innamorati, trovando le argomentazioni giuste per vincere le resistenze dei genitori.
Così la mattina dopo Philippe si reca a casa Duplay per formalizzare la proposta di matrimonio. Dopo l’ennesima ramanzina da parte del padre per non avere confessato i propri sentimenti ai genitori, finalmente Élisabeth ottiene il permesso di sposare il suo amato.

Queste memorie, che hanno un tono semplice e familiare e si concentrano soprattutto sull’amore, sono in realtà molto interessanti per lo studio delle reti di relazioni tessute dai rivoluzionari e che tanta influenza hanno avuto anche dal punto di vista politico (ma qui si aprirebbe un capitolo a parte e altrettanto interessante!).

Louis Antoine de Saint-Just

Un episodio particolare che getta luce sulle amicizie e unisce al romance anche un po’ di avventura è il racconto della missione in Alsazia di LeBas e Saint-Just.
Per amore, infatti, la nostra eroina, incinta, segue a ogni costo il marito in missione presso l’armata del Reno. Così la sposa sperimenta la guerra, anche se in una versione ovattata e priva di pericoli.
Ad accompagnarla nelle lunghe giornate confinate nel quartiere generale che scorrono noiose mentre i due uomini si trovano al fronte è l’ancor più giovane cognata, Henriette. Le due donne, affidate alle cure del sindaco di Saverne, vivono praticamente barricate nel quartiere generale: anche questo, che sembra soltanto una misura di sicurezza affinché nessuno rapisca o faccia del male alle due donne, serve per preservare la loro reputazione e quella dei loto accompagnatori e per evitare che, avvicinandosi alle donne, qualcuno possa cercare di ottenere favori dai due deputati.
Ma Élisabeth non può sempre seguire il marito nelle successive missioni, perché ormai la gravidanza è molto avanzata e i viaggi nuocerebbero alla sua salute e quella del figlio. Allora il marito, vero uomo moderno… chiede una sorta di “congedo di paternità” ante litteram. Domanda direttamente a Robespierre che interceda per lui affinché gli affidino qualsiasi altro incarico militare, ma a Parigi, in modo da restare vicino all’adorata moglie, perché starle lontano è troppo straziante (si sono conservate molte delle lettere che il deputato, quando era lontano da casa, scriveva ogni giorno alla moglie). Così Philippe ottiene di amministrare la nuova scuola militare del Campo di Marte al Bois de Boulogne.

Philippe Le Bas

L’idillio è coronato nel giugno 1794 dalla nascita di un figlio, Philippe le jeune (***).
Ma la tempesta ormai è alle porte: Philippe sceglie di morire insieme agli altri robespierristi, sebbene non sia direttamente coinvolto dal colpo di Stato del 9 termidoro (27 luglio 1794). Si suicida con le pistole che Élisabeth gli porta all’Hôtel de Ville nella notte in cui si tenta di organizzare una futile resistenza.
Élisabeth viene imprigionata insieme al figlio e sceglierà, una volta uscita, di fare la lavandaia per mantenere il figlio e se stessa, senza accettare alcun aiuto dagli assassini del marito, fedele agli ideali della Rivoluzione fino all’ultimo dei suoi giorni.

Père-Lachiase, tomba di Élisabeth Duplay

(***) Philippe Le Bas il Giovane fu un grecista, epigrafista, archeologo, traduttore e bibliotecario francese (N.d.R.)

QUI la puntata precedente.