Domani uscirà “E niente sia“, di Giulia Beyman, primo romanzo di una trilogia che vede come protagoniste due donne, Emma & Kate (Editore Amazon Publishing), e come autrici quattro beniamine dei nostri lettori.

Le ha salvato la vita. Ora deve aiutarla a ritrovare suo marito.
Chi ha rapito Brian Shaw? Chi sta ricattando sua moglie, la famosa scrittrice americana che vive sulla riva del lago di Como?
Emma Castelli sa che non sarà facile rispondere a queste domande, ma l’incarico affidatole da Kate Scott è molto più di un caso da risolvere.
Da quando ha lasciato la polizia dopo la tragica perdita del compagno, anche lui poliziotto, Emma lavora come investigatrice privata. Quando era ancora nella Squadra mobile, era stata proprio lei a salvare Mrs Bestseller – come è stata soprannominata Kate – da una terribile e violenta aggressione, che ha segnato in modo indelebile la vita della scrittrice.
Le indagini di Emma si uniscono a quelle del vicequestore Del Greco, ex collega e grande amico, e mentre dietro la scomparsa di Brian si delineano intrighi sempre più misteriosi, tra le due donne inizia a nascere un’intesa autentica e sincera.

Abbiamo acchiappato al volo Giulia, Elisabetta, Gabriella e Paola (nel titolo sono in ordine alfabetico) e le abbiamo torturate un po’.
No, no… Che cosa avete capito? La tortura è servita per farle tacere. Non la smettevano più di raccontarci questa avventura a quattro mani…

Come (quando e dove) è nata l’idea di progettare una serie a più mani?

ELISABETTA: A Matera, durante il Women’s Fiction Festival, che è sempre una fucina di idee e ispirazioni. Avevamo già fatto squadra con Giulia nel nostro comune passato di sceneggiatrici di serie TV, e adesso: lei autrice bestseller di gialli, noi con una gran voglia di tornare a un genere che amiamo da sempre. E  l’idea condivisa  di cimentarci con una serie mystery al femminile. Gli ingredienti c’erano tutti… e la magia di Matera ha fatto il resto!

GIULIA: Già. Matera è un’occasione unica per stare insieme con le colleghe a parlare per ore e ore di libri, di progetti, di nuove storie. E così ci siamo ritrovate – io, Elisabetta e Gabriella – a fantasticare su questo progetto comune, con quella bellissima eccitazione che le novità portano con sé.
Ricordo molto bene il primo brainstorming sulla terrazza delle Monacelle. Chi c’è stato sa di cosa parlo. Un posto magico, con un panorama magnifico. Un tempo fuori dal tempo.
Quel giorno c’era il sole. E c’erano anche idee a profusione…

Perché avete scelto una serie ‘gialla’?

ELISABETTA E GABRIELLA: Per il bisogno di metterci alla prova su cose differenti. Era giunto il momento di cambiare e volevamo farlo tornando alla nostra grande passione: i gialli.

GIULIA: Per me è stato abbastanza scontato. Era quello che avevo fatto fino a quel momento con la serie di Nora Cooper. Ho giocato in casa.

PAOLA: Io sono arrivata per ultima nel progetto e il genere era già deciso. All’inizio mi spaventava parecchio perché non ho mai scritto un giallo, ma adesso sono felicissima di aver detto sì. Finora è stata ed è un’esperienza nuova, bellissima e molto stimolante. E può solo migliorare.

Croci e delizie del processo da cui è nata l’idea della serie.

ELISABETTA: Il top: fare brainstorming a quattro davanti a una tazza di tè (più biscotti home made).

GABRIELLA:  Il momento più nero: quando ci siamo rese conto che eravamo in un vicolo cieco e la storia girava a vuoto.

PAOLA: Croci: tirare una riga sopra a mesi (anni?) di lavoro perché ci si rende conto che così non va. Delizie: tutto il resto. In particolare, ve ne cito una. Sono l’unica “nordica” del quartetto e più volte, durante il processo creativo… sono stata “costretta” a raggiungere le mie colleghe per i nostri mitici brainstorming: io adoro Roma e avere una scusa buona per andarci è di per sé una delizia.

GIULIA: Croci? Le idee “a profusione” di cui dicevo poco fa in realtà ci hanno messo un po’ a trasformarsi in un progetto compiuto. Ben otto “occhi critici” sono stati uno scoglio piuttosto duro da superare per quelle che avrebbero dovuto diventare le protagoniste della serie. Ci siamo trasformate presto in serial killer. Prima o dopo c’era sempre un motivo per cui questi poveri personaggi non meritavano di vivere.
Delizie… Be’, durante il lungo processo creativo abbiamo avuto tante occasioni conviviali.  Tè, pranzi, colazioni. Dopo Matera abbiamo fatto brainstorming a casa mia all’Olgiata, da Elisabetta a Bracciano, in un bar a Bologna, su un treno mentre andavamo a Milano per Bookcity. Ogni situazione era buona per “fare il punto”, tra un impegno e l’altro.

Vantaggi dello scrivere insieme.

PAOLA: Ho sempre scritto da sola e con Emma & Kate ho scoperto un mondo. Hai dei dubbi sulla trama? Non sei convinta di qualcosa? Ti serve aiuto per qualche ricerca? O semplicemente hai bisogno di una pacca sulla spalla, di un incoraggiamento per andare avanti in un momento difficile? Tre persone sono lì per te, non sei più sola.

GIULIA: C’è sempre qualcuno che porta nuove energie e nuovi entusiasmi nei momenti di sconforto in cui la storia incontra un ostacolo. Chi scrive sa di che parlo. E questa risorsa è impagabile.

GABRIELLA: Il confronto: discutere pro e contro delle storie, facendo brainstorming insieme. Non c’è niente di più esaltante.
Il controllo: sapere che ci saranno non 4 ma 8 occhi al posto di due per rendersi conto degli errori, delle sviste etc. Impagabile,
L’emozione: leggere cosa fanno i tuoi personaggi nei libri delle altre, ritrovarli , scoprire dei dettagli che non conoscevi. È una crescita continua.
Il sostegno: Io sono abituata a lavorare a quattro mani e so quanto è importante avere qualcuno che nei momenti di difficoltà ti faccia vedere il bicchiere mezzo pieno, pensatelo moltiplicato per tre e inizierete a sorridere anche voi.

Svantaggi dello scrivere insieme.

PAOLA: Mantenere la coerenza in una serie è già di per sé insidioso quando scrivi da sola. Quando ci sono altre persone di mezzo il rischio è che da un libro all’altro il divano della protagonista da bianco diventi nero e che Gianni all’improvviso si chiami Pinotto. Per fortuna siamo tutte e quattro precisine e… abbiamo un ottimo editor!

GABRIELLA: Perché, ce ne sono?

ELISABETTA:  “kill your darlings” in nome del superiore bene comune.

GIULIA: La creazione è di per sé un atto solitario e quando si scrive si porta dentro le storie il proprio mondo, quindi non è semplicissimo scrivere insieme ad altre persone. Bisogna essere particolarmente affiatati. E avere un gran rispetto del “mondo creativo” degli altri. Quello che è successo a noi.
Ci ha anche aiutato il background televisivo. Quando si creano storie per la tv si fa un lavoro di gruppo, e l’esperienza fatta in passato ci è stata molto utile per creare insieme questa serie.

Lo rifareste?

GABRIELLA  : Sì…
ELISABETTA : … ma con la stessa squadra!
GIULIA: Con questo gruppo di lavoro, senza dubbio.
PAOLA: Scherzi? Neanche morta! Bugia, lo rifarei di corsa, a occhi chiusi.

Il momento più sconfortante.

PAOLA: Più di un anno dopo l’inizio dei lavori: “Ragazze, ammettiamolo: dobbiamo ricominciare da capo”.

GIULIA: A dire la verità ce ne sono stati diversi. I momenti sconfortanti ci sono stati ogni volta che abbiamo sentito che i personaggi continuavano a sfuggirci, quando eravamo costrette ad ammettere che “credevamo fosse amore, e invece era un calesse”.

GABRIELLA: Quando abbiamo dovuto dire addio ai personaggi che ci avevano accompagnato per mesi.

ELISABETTA: La ricerca del titolo.

Il momento più esaltante.

GABRIELLA: Di sicuro quando abbiamo visto la copertina del primo  romanzo, “E niente sia” . Finalmente il progetto aveva messo radici.

ELISABETTA: La ricerca del titolo.

GIULIA: Per me è stato quando ho scritto finalmente i primi capitoli di “E niente sia” (Alleluia!) e sentivo che le protagoniste “funzionavano”,  che era piacevole e naturale raccontarle, che avevano una loro vita e che non dovevo fare altro che seguirle.
Insomma, tutto quello che non era successo fino a quel momento con i personaggi che avevamo immaginato e via via ‘ucciso’ durante i tanti brainstorming.

PAOLA: Me lo ricordo come fosse ieri, c’era il sole e prendevamo l’aperitivo in giardino, da vere “glamour writers”, a un tratto ci siamo guardate negli occhi e… Ma questo lo lascio raccontare a Giulia, è lei la vera protagonista.

Quando avete sentito  di aver trovato le protagoniste giuste?

GIULIA: Il momento è proprio quello dell’aperitivo a Bracciano, che ricordava Paola (mi piace questa cosa delle ‘glamour writers’…). Probabilmente era primavera, perché ci siamo sedute in giardino per approfittare dei primi raggi di sole. Tra un’idea e l’altra, inframmezzate da qualche stuzzichino (potere di un lavoro in cui puoi essere molto produttivo quando sembra che non stai facendo niente), proprio in quel momento abbiamo trovato i “fatal flaw” delle due protagoniste e le cose hanno cominciato a funzionare.
Il “fatal flaw” del personaggio, il suo “difetto fatale”, secondo me è la cosa più importante per la sua riuscita. Qual è la ferita che lo muove, che lo fa essere quello che è? Cosa deve risolvere per uscire dalle sabbie mobili emotive in cui si trova?
Nel nostro caso, abbiamo pensato che le sabbie mobili di Kate fossero la risposta alla grave aggressione di uno stalker, che dal punto di vista fisico l’ha lasciata in fin di vita ma, cosa ancora più grave, sul piano psicologico le ha portato una grave forma di agorafobia che le impedisce di uscire di casa. Il risultato è una scrittrice che ha un successo internazionale, che viaggia ovunque con la fantasia, ma non riesce a oltrepassare la porta di casa, perché ha paura.
Emma, invece, è perseguitata dai sensi di colpa dopo che il suo compagno, poliziotto come lei, è morto mentre la stava sostituendo in servizio. Un peso non facile da portare.
Insomma quel giorno, a Bracciano, ho sentito che avevo una gran voglia di raccontare due protagoniste così. E credo sia stata una sensazione condivisa anche dalle mie “colleghe di crimini”, come le chiamo io.

Le prossime uscite quando?

GABRIELLA: Dopo quello di Giulia, il 26 febbraio, uscirà quello mio e di Elisabetta il 16 luglio. Il 3 dicembre toccherà a quello di Paola.