Personalmente preferisco i romanzi ambientati in epoche diverse dall’attuale, dalla preistoria (periodo invero poco praticato dalle autrici) fino a tutto l’Ottocento. Ho qualche difficoltà con il Novecento, perché, ripeto sempre, mio nonno, morto negli anni settanta, ha combattuto nella I guerra mondiale. E, non so perché, mi è difficile immaginarlo nei panni dell’eroe rosa. D’altra parte non stravedo per i contemporanei, dove oltretutto impazzano i new adult (troppo giovani e quindi, diciamo, spesso troppo scemi per me): però, insomma, vi immaginate che domani, andando a fare la spesa, potrei incontrare un affascinante uomo maturo, per giunta ricco ovviamente, che si innamorerà all’istante di me (e io di lui)? Andiamo! Sognare è bello, impazzire meno.

Per quanto mi ricordo mi sono piaciute solo pochissime serie moderne: quella Girl-Bachelors, dove in verità nel 1895 tutti i protagonisti (le ragazze, povere, e gli uomini, aristocratici) lavorano, oppure la Abandoned at the Altair sempre della Guhrke oppure le sciantose della Camocardi.

Ma il passato! Il passato ha mille possibilità. Mi attirano soprattutto le date in cui possiamo rivivere momenti importanti della nostra storia: e quindi mi piacerebbero romanzi ambientati nell’epoca di Federico II di Svevia, o in quella dei comuni prima, delle signorie poi, del Rinascimento, e poi soprattutto, soprattutto del Risorgimento. Non amo però le vicende in cui al centro ci sono personaggi molto famosi, dove quindi molte cose sono già note e la libertà di chi scrive minima. A meno che qualcuno se ne infischi della verità storica.

Infatti senza remore seguo Eco e quindi Manzoni, il quale non ha scelto di rappresentare S. Carlo Borromeo, ma il semisconosciuto Federigo e la peste del 1630,  anziché quella del 1576, insieme ad una nobildonna monaca assassina cui deve cambiare nome e ad un personaggio di incerta identificazione, come quello che è costretto a chiamare innominato.

In ogni caso, salvo eccezioni, non mi entusiasmano più le collocazioni storiche generiche, come il regency, soprattutto quello che ignora del tutto Napoleone, sull’esempio quasi costante di Jane Austen, che però scriveva contemporanei, mentre amo quando ad un protagonista di invenzione spetta il merito di aver fatto in modo che le cose  andassero come sono andate (una situazione, ovviamente, positiva secondo i nostri criteri di oggi). Mai il contrario: le licenze storiche gravi mi fanno star male di brutto.

Ci sono alcune ambientazioni particolari, soprattutto quelle che potremmo chiamare concentrazionarie: può essere il manicomio all’avanguardia (per l’epoca) dove finisce Jervaulx nella Figlia del matematico della Kinsale, oppure quello orrendo della Follia di Marianne della Picasso; può essere il carcere di Bodmin del Sole nella brughiera della Kent o quello, privato, del Cacciatore di nuvole della Albanese. E l’ombra cupa di Bedlam incombe su più di una protagonista inglese, ad esempio su quella del Risveglio dei sensi della Schone.

Solo di tanto in tanto troviamo alcuni western, nei Mondadori ad esempio la Heath o la Osborne, in genere titoli pubblicati molti anni fa, mentre sono ormai praticamente scomparsi dai GRS.

E qui siamo giunti al punto dolente. Per molti anni i Romanzi Mondadori sono stati leader nello storico da edicola. Di recente, c’è stato invece un deciso peggioramento sia nei prezzi, sia nella qualità delle storie, sia nel numero di uscite mensili. E soprattutto c’è solo una sporadica presenza di autrici italiane. Sono giunta a chiedermi se si potrebbe mettere su un crowdfunding per le autrici più amate (io mi prenoto per tutte). Ma intanto alcune stanno praticando, con successo, mi pare, una strada alternativa: ricorrere al self, partendo con un po’ di pubblicità su facebook e con una promozione a prezzi stracciati per qualche giorno.

So bene che chiedere ambientazioni italiane significa appartenere ad una minoranza: poiché stiamo parlando di romanzi d’evasione e d’intrattenimento, in maggioranza le lettrici optano soprattutto per l’Inghilterra. E lo ammettono sfacciatamente o candidamente perfino nelle recensioni su Amazon. Io invece preferisco spostarmi indietro nel tempo, ma restare ancorata al nostro paese. E per esempio ho apprezzato anche gli storici veri e propri di Grasso come Il matematico che sfidò Roma o I due Leoni (quest’ultimo facendo violenza alla mia anima femminista). Nessun paragone possibile con le autrici anche più note straniere: non faccio nomi per non attirarmi l’odio delle loro fan italiane (e sono molte e spesso davvero fanatiche).

Tutti i gusti sono gusti. E questi sono i miei.

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