Ci fa compagnia Maria Laura Caroniti, che abbiamo cominciato a conoscere con “Generazione Bataclan“, pubblicato da Mursia e che oggi sta festeggiando l’uscita di “Il faro delle anime ritrovate“, pubblicato con Triskell Edizioni.

Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Narrativa contemporanea. Credo che un autore, ogni tanto, debba prendere coscienza della società in cui vive e affrontare tematiche anche scomode, per dovere di memoria e racconto.

Come scrive? Penna e carta, moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, ipad, iphone?
Porto sempre con me un midori, un taccuino giapponese che ormai mi fa compagnia da anni: è lì che butto sempre la trama di una storia, rifletto sulla struttura e scrivo battute di dialogo immaginando i personaggi che, così, si caratterizzano via via, giorno dopo giorno.

C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
No, quando ne ho tempo e possibilità. Sono disciplinata, ma non ho una routine fissa. Comunque, cerco sempre di scrivere ogni giorno, fosse anche una pagina.

Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi concentro. Sono empatica con i vari personaggi, ma provo a mantenere una lucidità che mi permetta una distanza minima di “sicurezza” per avere il polso della storia.

Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Un po’ e un po’. Nel senso che ogni storia è prima pensata sotto forma di struttura e divisa in tre parti. Nelle parti navigo a vista in base al sentimento del personaggio, che può cambiare, soprattutto se si relaziona con altri.

Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Come ho detto prima, cerco di scrivere ogni giorno, anche quando sono in fase di ricerca. Se, invece, la storia è nel vivo mi stacco poco dalla pagina, scrivo in qualsiasi momento disponibile.

Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto? 
Non dopo la prima stesura, sono piuttosto critica e tendo a sabotarmi. Poi vado di riscrittura e stesure varie; al momento mi sento ancora soddisfatta dei romanzi pubblicati.

Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Sì, sempre.

C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
C’è sempre qualcosa di autobiografico in quello che scrivo: un ricordo, una città, una fisicità.

Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno? 
Sono una lettrice forte. Non tengo il conto, ma quando termino un libro ne comincio subito un altro.

Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Sì e continuo a parteciparvi. Sono occasioni uniche per essere valutati da persone competenti senza la necessità di una rete di supporto che ti spinga.
Nei concorsi vale un testo, non il suo autore.
“Generazione Bataclan” il mio primo romanzo è stato pubblicato da Mursia dopo essere arrivato nella terzina finalista del premio “Mursia-RTL”.

A cosa sta lavorando ultimamente?
Sto pubblicizzando il mio terzo romanzo, uscito il 23. Si intitola “Il faro delle anime ritrovate” ed è una storia d’amore, di perdono e rinascita.

Maria Laura Caroniti è autrice anche di un terzo romanzo, “La Casa de la Abeja“.