Sonia Morganti è nata nel 1978 quasi sotto il Circeo e ha un passato da scout. Forse è per questo che si sente perfettamente viva solo in mezzo al verde, tuttavia al momento abita e lavora a Roma.Ama il trekking, la corsa, l’archeologia, l’astronomia, la cucina.
Ha pubblicato i romanzi storici “Calpurnia, l’ombra di Cesare” e “Il magnifico perdente” a cui si affiancano “Patres”, con la sua sfumatura mitologica, e il distopico “Far West”.
Si augura di farvi leggere presto “Costanza, Sicanie Regina” che per l’epoca si lega al racconto breve “Il colore dell’anima”.
1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Al momento ho pubblicato due romanzi storici e un terzo è in arrivo; hanno visto le stampe anche uno storico-mitologico e un distopico. La mia idea – ho le capacità strategiche di Forrest Gump – era alternare romanzi storici ad altri generi, per concedermi un tempo di ricarica dopo la stesura e il lungo periodo di studio che la precede. La cosa pare non essere ben accetta, però non demordo. Mi rendo conto che il filo conduttore in queste scelte è la distanza dal quotidiano, la fame di scoprire e viaggiare con la mente. Sebbene il mio approccio alla narrazione sia realistico, quando scrivo voglio spogliarmi dei miei panni e distanziarmi dalle piccolezze di ogni giorno che, altrimenti, si infilerebbero tra le righe.
2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Sono una bestiaccia digitale. Prendo appunti ovunque, ma li riordino sempre al computer. La mia tastiera consunta quanto unta è palestra per il sistema immunitario!
3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Preferisco scrivere di sera, con i doveri della giornata alle spalle, a mente sgombra. Però cerco di essere flessibile e cogliere l’attimo quando capita.
4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto perché patisco, “sento” molto sotto la pelle. Condivido davvero una fetta di vita con i miei personaggi, ci ballo un tango. Con loro soffro, gioisco, rido, piango, godo, tremo! Non è raro beccarmi in giro che sghignazzo o mi incupisco pensando a qualche scena. Vivo tutto questo con gioia e anche con molta ironia e autoironia. Cosa forse insolita nell’ambiente, ma non posso evitarlo.
5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Navigo a vista, ma nel momento in cui sono pronta a scrivere la prima riga di una storia, questa sa già dove andare a parare. In qualche maniera, nel mio inconscio è scritta. Io non la so: devo solo fidarmi e accompagnarla mentre prende forma.
6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
In questo sono migliorata. Anni fa scrivevo in maniera caotica, magari una pagina oggi e poi nulla per sei mesi. Ora, dal momento in cui inizio a scrivere un progetto, cerco di lavorarci anche pochi minuti ogni giorno. L’ispirazione resta incostante, perché la vita quotidiana spesso ruba spazio ed energie mentali.
7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Li amo tutti, ma il mio rapporto con uno di loro è cambiato, perché sono stata talmente identificata con il primo che molti si aspettavano da me solo romanzi sulle matrone. Vuoi che specializzarsi è una scelta abbastanza usuale o che il vecchio Caio Giulio ancora acchiappa, l’abbinamento è stato automatico. Fortunatamente nessuna infermiera mi ha ancora sequestrata per obbligarmi a resuscitare Cesare, ma per noi autori è un peccato restare ancorati a un solo periodo o a un unico tema. Il libro, d’altronde, è libertà.
8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
No, perché se trovo un refuso o una frase che non mi soddisfa poi mi viene l’angoscia cosmica! Lo faccio solo se e quando posso rimetterci mano.
9. C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Mi sopporto tutti i giorni, per cui quando scrivo cerco di prendermi una pausa! Sono attratta da personaggi molto diversi da me. Nel periodo di “ibridazione” tra autore e personaggio, di solito sono quella che assorbe e apprende. Al di fuori del romanzo storico mi sento più libera di dare e ho prestato volutamente qualche tratto ai personaggi di fantasia. Non cercatemi nella dolce matrona: il mio lato oscuro si nasconde nella ranchera sopravvissuta all’apocalisse o negli impeti censurabili di personaggi mitologici.
10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Potrei vivere senza scrivere, ma non senza leggere! Da quando uso il kindle, lo faccio ancora di più e viaggio sui 50-80 libri l’anno. Lavorando distante da casa, il tempo per immergermi nella lettura non mi manca.
11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
All’inizio mi sono lanciata con entusiasmo nei concorsi, ora ho quasi smesso di parteciparvi: la spesa per tasse d’iscrizione e copie da inviare va considerata. Esperienze vissute fino in fondo sono state due. La prima è legata al premio “Raccontami la Storia” del 2016, occasione in cui mi sono classificata seconda dopo Carla Maria Russo. L’evento era davvero ben strutturato, la giuria di valore e priva di pregiudizi, il contesto splendido: eravamo a Rocca San Giovanni, uno dei borghi più belli d’Italia. Nel 2019 sono stata finalista al premio “Guido Gozzano” con un racconto inedito. Poi il testo non è andato avanti, ma il risultato mi ha spinta a pubblicarlo. E “Il colore dell’anima” ha avuto un riscontro inatteso non solo in termini di scaricamenti – essendo un racconto davvero breve, ho voluto mantenerlo gratuito – ma anche di gradimento, nonché ha segnato l’inizio della collaborazione con Arianna Consonni, disegnatrice e colorista di classe e talento.
12. A cosa sta lavorando ultimamente?
Sto aspettando di capire se e come pubblicare i due romanzi collegati a “Il magnifico perdente”, che somigliano a un antefatto e a un seguito: raccontano altre storie, legate però dal filo rosso di sentimento e pensiero. Li ho scritti con amore, ma ci sono delle criticità commerciali che devo valutare.
Intanto, a breve renderò disponibile il romanzo storico “Costanza, Sicanie Regina”. Mi sono divertita da matti a scriverlo, perché è incentrato sull’intensità di chi vive con piena presenza e intenzione. Un testo ricco di profumi, colori, passioni, idiomi, bellezza, spezie, sudore. Il titolo non è farina del mio sacco: lo scelse un personaggio, qualche secolo fa. È scolpito sul sarcofago della sua prima moglie, dove nessuno lascia fiori e io invece ho posato una rosa rossa, nella mia ultima zingarata prima della pandemia. Era una ragazza in gamba, Costanza d’Aragona: aveva alle spalle esperienze tragiche, ma non ha avuto paura di vivere a pieno la sua seconda e inattesa possibilità, incarnata da un marito impostole all’improvviso, tanto nobile quanto giovane e “incasinato”. Ma ci ha visto lungo, perché lui era Federico II. Un libro da leggere con il latte di mandorla freddo in mano e il sole sulla pelle. Anche questa volta, tanto studio e altrettanto piacere.
I libri di Sonia Morganti
Il magnifico perdente: Mazzini, l’esule indomito.
PROSSIMAMENTE…
La scrittura di Sonia è poesia pura. So di essere palesemente di parte, ma basta leggere qualsiasi cosa esca dalla sua penna per trovarsi d’accordo con me. Il nostro incontro è stato del tutto fortuito, oggi sono orgogliosa di essere sua amica.