Oggi, cari amici, ho fatto due chiacchiere con Christiana V, il cui sorprendente “Blood Catcher” sta
spopolando su Amazon. Lei ha risposto volentieri alle mie domande, parlando di se stessa con sincerità commovente.
QUI potete trovare la
recensione del racconto:

Vado subito al punto dolente, Christiana: scrittura
come terapia?
Non perdi tempo! Sì, come autoterapia,
almeno all’inizio. Quando seppi che mio figlio era autistico. La mia fantasia,
troppo schiacciata dal cinismo della realtà, si è ribellata al procedimento
oppressivo attraverso i sogni, proponendomi avventure oniriche in technicolor!
Il sonno si riduceva a
battaglie campali contro tinte, a volte fluorescenti, che bombardavano la mia
povera mente. Di notte dormivo, ma non riposavo, e al mattino ero uno straccio.
Sono una persona impulsiva, cavalco sempre l’emozione del momento e soprattutto
sono una a cui non piace aspettare, per cui cercai una forma di medicazione
transitoria e trovai la scrittura, in cui riversai tutti i colori, le figure e
i suoni che mi riverberavano dentro e scalpitavano per liberarsi.
Creai i mezzoumani, delle
creature ibride, i miei figlioli fantastici grazie ai quali ho scritto due
volumi di una saga e una terza parte si appresta a venire alla luce. Nel
frattempo i problemi notturni si risolsero e io non avrei più avuto bisogno di
scribacchiare per veicolare gli eccessi emotivi, ma attraverso la scrittura ho
conosciuto un mondo che mi gratifica e mi sostiene, facendomi divertire e
condividere tanto altro.
Torneremo più tardi a parlare del tuo bambino., perché
penso che la tua esperienza possa essere veicolata in un messaggio ad altri
genitori che si trovano nella tua stessa situazione.
Ho visto che sei molto attiva su Internet. Ti incontro
spesso su Facebook, per esempio.
Ho “incontrato”
delle splendide persone, con cui ho allacciato rapporti anche al di fuori del
web; ho collaborato con tante brave autrici, ma soprattutto ho capito che
virtuale non significa finto come alcune conoscenze faccia a faccia.
Partecipo quando posso a
diversi eventi su vari blog e mi cimento, sempre divertendomi, in scritture di
vario genere.
Curriculum?
Dopo aver partecipato a
quattro antologie, ho scritto Blood Catcher, un paranormal romance erotico (grazie
per avermi dato una mano a rendere la storia più fluida). Adesso ho tanti file
in sospeso nel pc e altrettante idee da sviluppare in vari generi letterari.
Torniamo al tuo bambino. Mi hai detto, prima, di voler
“parlare” con altri genitori di bambini autistici.
Sì, è vero. Dario è un
bambino autistico e si può soltanto immaginare la fatica che si sopporta, in
tutti i sensi, nel convivere e rapportarsi con una genitorialità di questo
tipo. Dopo anni di dolori – ora posso affermarlo, perché anche quelli sono
stati metabolizzati – ho deciso di parlare della nostra storia. Credo che la
mia esperienza possa essere di aiuto a quelle madri (ma anche a padri) che si
sentono travolte dall’uragano del disturbo e sole in mezzo al silenzio. Se col
mio piccolo contributo riuscissi a portare un po’ di conforto e ad alleggerire
anche solo per qualche ora il fardello quotidiano, che a volte non si racconta
per timore che una parola detta ad alta voce ti possa inghiottire e soffocarti,
anche di una persona soltanto, sarei felicissima d’essermi messa a nudo e aver
mostrato debolezze e punti di forza di un rapporto tanto viscerale.
Un rapporto con un figlio
autistico non è mai alla pari, i livelli risultano sempre sfalsati, ma a volte
si riesce a trovare una piccola scala su cui arrampicarsi e poter “toccare” quel
bimbo altrimenti irraggiungibile.
Per quanto possa sembrare ambizioso,
il mio prossimo passo è questo e spero di riuscire a dare un contributo valido.
Grazie per esserti confidata. Lo apprezzo molto e
credo che anche le amiche del blog saranno conquistate dalla tua sincerità.
Parlare e scrivere della mia
esperienza mi hanno aiutato. Al di là di cose serissime come quella raccontata
poc’anzi, c’è tutta la parte ludica e utopica legata alla scrittura, i sogni a
occhi aperti, la capacità di creare storie che ti lasciano quel buon sapore
sulla lingua e gli occhi pieni di stelle. Sono a metà dell’elaborazione di un
urban fantasy per ragazzi, ma ho già in mente una storia di narrativa
particolare, dove la psicologia e le vicissitudini dei due protagonisti,
ovviamente non stereotipati, la faranno da padrone.
Non ci resta che aspettare, dunque. Buon lavoro.

Grazie, Babette, per l’ospitalità.
E buon lavoro anche a te.