Questa storia nacque come racconto per un contest della Quixote Edizioni, casa editrice specializzata in romance male to male, che intendeva pubblicare un’antologia gratuita centrata su Stonhenge.
Decisi di usare un elemento, la torre che canta, che avevo inventato trent’anni fa per il mio primo racconto, quando avevo fatto un tentativo di praticare la scrittura durato pochi mesi e poi abbandonato. Quella storia aveva come titolo proprio “La torre che canta”, che mi sembrò perfetto per la nuova idea.
Mi gettai in un genere che non avevo mai praticato, né amato particolarmente: il viaggio nel tempo, ma lasciai una certa ambiguità. Viene nominato re Arthur, i protagonisti incontrano Merlino: sono personaggi che appartengono alla leggenda, non alla Storia; quindi si potrebbe trattare anche di un viaggio interdimensionale. Ognun* può interpretarlo come preferisce.
Per tornare al contest della Quixote, partecipai e fui selezionata. Scaduto il contratto, pensai di non mettere nel cassetto Tristan e Mador, perché secondo me meritavano un’altra occasione.
Dato che non mi è mai piaciuto ripubblicare una storia senza aggiungere qualcosa, ho deciso di sviluppare la trama in modo da darle più respiro e di approfondire i personaggi. Il racconto originario si dipanava nell’arco di un giorno, in pratica era il classico colpo di fulmine, dinamica molto pericolosa in un romance. Se la gestisci male si può rivelare una storia campata per aria. Dal momento che il racconto aveva avuto qualche buon riscontro, ho pensato che potesse valerne la pena. Ho aggiunto un altro giorno, in modo che i protagonisti avessero modo di conoscersi e dare motivazioni più consistenti alle loro decisioni.
Il risultato finale è un racconto che porta in sé diverse “prime volte” per me come autrice: l’uso dei viaggi nel tempo; la rinuncia ai temi drammatici che pratico di solito per creare una storia dai toni più lievi. E poi, c’è la mia “bestia nera”: l’ironia. Non ho mai scritto narrativa con sfumature ironiche, non è nelle mie corde. Qui, per la prima volta, ho voluto che uno dei due protagonisti, Tristan, fosse “quello simpatico”. Ho cercato di coniugare momenti di pathos e situazioni difficili con un carattere che tende alla battuta, a volte sarcastico, a volte con un pizzico di follia scema.
Chi vorrà leggere “La torre che canta” potrà dirmi se l’operazione è riuscita.
Io rimango in attesa.
Forse mi mangerò le unghie…
Le consumerò prima che esca il libro.
Magari rosicchierò matite…
Ne ho un centinaio…
Devo controllare se in casa ho del bicarbonato.
Tristan, studente universitario, è entusiasta dell’idea del suo amico Alexander Merlin, aspirante druido, di passare a Stonehenge la notte del solstizio di primavera per un esperimento magico.
L’incantesimo riesce: la Torre-che-canta è davanti ai loro occhi, splendida emanatrice di armonia.
Quando Tristan ci cade dentro, però, l’entusiasmo scema, lasciando il posto a un vago senso di inquietudine.
Uscito dalla torre, il giovane scopre con terrore che il mondo dov’è arrivato non è il suo.
O, forse, non lo è ancora.
Mentre si guarda attorno incontra Mador, abiti medievali e sorriso sensuale. Il nuovo venuto potrà aiutarlo a tornare a casa?
E… Un momento! Cosa ci fa lì un certo Merlin?
L’epoca di re Arthur non era una leggenda?
Titolo: La torre che canta.
Autrice: Fernanda Romani.
Genere: Romance fantasy M/M.
Copertina del romanzo: Federica Soprani.
illustrazione interna: Le Peruggine.
Uscita: 26 maggio 2025. Prenotazione QUI.
Copertina articolo: elaborazione Canva di immagini inviate da Fernanda Romani.
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