Mentre l’Impero spagnolo attraversa l’ennesima fase di decadenza, acuita dal governo del re Carlo II e dei suoi ministri, la Sardegna degli ultimi decenni del XVII secolo è ancora sconvolta dagli effetti della peste e della crisi politica conseguente all’assassinio del viceré Camarassa. Ed è proprio in questo periodo che si svolgono le vicende del quadrillero Juan Domingo Meloni, nato in una famiglia benestante, a capo di una banda di briganti che infesta la zona centrale dell’isola. Protetto dal clero, ammantato di un’aura misteriosa, rispettato e temuto, Juan Domingo si inserisce negli scontri tra le varie fazioni nobiliari, inseguendo i propri interessi ed evitando di essere travolto dalle lotte che insanguinano la Sardegna del periodo. Ma qualcuno non si è dimenticato dei suoi delitti, del suo passato burrascoso, dei favori concessi a caro prezzo e della ferocia con cui ha perseguito i propri scopi. Sullo sfondo di un periodo storico a tratti crudele e amorale, Nicolò Migheli ripercorre le vicende di un personaggio storico in un momento cruciale per i destini dell’isola e dell’Europa. Un romanzo incalzante che trascina il lettore in un periodo turbolento e affascinante.
Titolo: Il cavaliere senza onore.
Autore: Nicolò Migheli.
Genere: Romanzo storico.
Editore: Arkadia.
Prezzo: euro 15,20 (copertina flessibile).
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Eccomi a condividere con voi la piacevolezza di un altro romanzo storico. Impressioni di lettura su “Il cavaliere senza onore”, di Nicolò Migheli (Arkadia).
Dopo aver chiuso l’ultima pagina posso affermare che il libro è un evergreen. Non è uno di quei prodotti editoriali sfornati come biscotti allo zenzero per esser venduti come regalo di Natale, e magari non venire letti.
Conosco già la scrittura dell’autore e non sono sorpresa. L’ambientazione storica, in un passato tempestoso per la Sardegna (e per il resto del mondo, esser colonia e pedina nello scacchiere della Storia nelle partite, ossia le guerre, tra Regni e Imperi, rende sempre valido un proverbio africano: quando due elefanti si scontrano, è l’erba ad aver la peggio), è rigorosa ma non pedante. Anzi, la validità della ricostruzione, della vita, dell’abbigliamento, del cibo, della suddivisione in classi sociali e il barcamenarsi tra vassalli di ogni ordine e grado, rende la lettura piacevole e scorrevole come un diario di bordo attuale. Non si riesce ad abbandonare le sue pagine fino all’epilogo.
I personaggi, tratti dagli archivi storici, e quelli di contorno creati ad hoc dall’autore sono esseri umani vivi, tridimensionali, con sfumature di cattiveria, opportunismo, ricerca del quieto vivere, mancanza di morale, che si mostrano nella loro essenza, somma di buono e cattivo in proporzioni personali, come, del resto, l’uomo contemporaneo. Così mi permetto di consigliarne la lettura a chi non lo avesse ancora fatto. Un viaggio nel passato, nelle strade impervie e sconnesse della Sardegna della fine del Seicento, tra paesi che sembra non siano poi così cambiati, e persone che ci par quasi di conoscere, per averne visto i discendenti nella nostra vita quotidiana.
Luciana Ortu Puddu, lettrice onnivora, appassionata cultrice di tutto ciò che riguarda la Sardegna, potete trovarla QUI.
Copertina creata con Canva e immagini varie (disegno inviato da Luciana Ortu Puddu; cover del libro recensito).
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