Genova è una città dal fascino particolare. Affacciata sul mare, arrampicata sul monte, regala paesaggi e persone indimenticabili. Antonio Mariani, il Commissario creato dalla fertile penna di Maria Masella (Fratelli Frilli Editori) ci fa da cicerone e guida. A modo suo.
Stare appresso a quest’uomo è impegnativo, a forza di correre (ha gambe lunghe) diventerò magrissima. Esce dalla Questura… con scatto da centometrista mi infilo nella sua auto prima che parta.
Mi guarda. “Di nuovo?”
“Devo sapere dove vai.”
“Se stai zitta. E se vuoi i posti belli, devi seguire i miei colleghi.” Un’altra occhiata. “Ti dà noia il fumo in auto?”
Faccio segno di no.
Accende mentre si immette in via Diaz, da una parte piazza della Vittoria con l’Arco e dall’altra la scalinata con le Caravelle e il Liceo Classico Doria.
Ora io sono una che non riesce proprio a tacere… “Hai studiato qui?”
“No. Scientifico.”
Non commento che la sua formazione scientifica sembra a volte lacunosa, di certo non all’altezza di quella di Francesca.
“Ma qui ero venuto, anni fa, a cercare tracce di quei tre amici con il nome che finiva per IO.”
E me lo ricordo, sul fascicolo aveva scritto IO SO. Ma taccio.
Guida in silenzio costeggiando il Quadrilatero che è in parte pedonalizzato e quindi tutte le vie attorno sono più che intasate di auto. In questi pochi isolati ha seguito tanti casi. C’è lo studio notarile che ha frequentato quando ha indagato su quel caso che l’ha portato a Lecco, Le mezze verità. E l’abitazione di Zagor, Il cartomante di via Venti.
Indica un palazzo. “Studio di Fran.”
Devia prima della Galleria Colombo e imbocca via Maragliano, passa accanto a un noto Istituto privato. Di fronte c’è un bar con dehors. Sì, qui gli hanno portato insalata di riso con uova sode che odia. Stava indagando… Uno dei casi che l’avevano fatto dannare, perché la Petri era accusata di omicidio. Sì, Le porte chiuse.
Sale su via Frugoni. Capisco dove sta andando…
Si gira a guardarmi. “Un caso. Devo passare al Galliera.”
Che sarebbe l’Ospedale Galliera. Come San Martino è l’Ospedale San Martino. Commento che ne frequenta tanti. Replica che posso restare fuori.
E resto fuori ad aspettarlo. Siamo in alto, sulla collina di Carignano, isolata, che chiude la vista al mare a piazza della Vittoria, al Quadrilatero e a tutta via Venti. Da qui, davanti all’ingresso del Pronto, è come stare su un belvedere: sotto la zona della Foce bassa, a sinistra le colline che chiudono, contorte, la valle del Bisagno dominata dal Biscione, a destra uno scorcio di mare. Quello che vedrei in tutta la sua ampiezza se fossi in un’altra posizione di Carignano, quella che domina la Fiera e lo Yatch Club. E le riparazioni navali.
Il lato bello di Carignano… Da via Saffi.
Mi si avvicina un infermiere. “Sta aspettando il commissario Mariani?”
“Sì, ha detto che era cosa di poco…”
“È stato trattenuto, non stia ad aspettarlo.”
Mi ha promesso che mi avrebbe portata dove tutto è cominciato, ma non sono ancora riuscita a trovarlo; oltre a essere lunatico si sposta anche troppo.
Ed è spesso oscuro, dice e non dice, forse perché è abituato a parlare con Fran che ormai capisce anche i suoi silenzi. Intenderà il suo primo caso a Genova, quando ha indagato sull’omicidio di Primo, vecchio amico di famiglia? Allora mi porterebbe nella via del tram. O intenderà quei giorni in cui ha avuto la Morte a domicilio?
E se fosse Bari, quando non era ancora questurino, ma un semplice navigante?
Finalmente mi chiama. “Aspettami davanti alla Questura, passo e ti raccolgo.”
Ora sono qui, a questa specie di incrocio a tre, fra via Diaz, viale Brigate Partigiane e via Saffi: uno dei posti peggiori per accostare.
Lo vedo arrivare, salgo veloce.
E si dirige verso Levante. Penso che abbia intenzione di fermarsi alla Foce, dove quel serial killer si è avvicinato sempre di più alla sua famiglia…
Ma la indica senza fermarsi. “Qui veniamo un’altra volta, tante volte ho indagato nella zona.”
Stiamo passando da corso Buenos Ayres, siamo fra la chiesa di santa Zita e il nuovo complesso di Corte Lambruschini. “Qui hai salvato una bambina…” Sì, erano i Gironi contati prima di Natale.
Non commenta, oggi è più silenzioso del solito.
Arrivato in piazza Tommaseo, e poco lontano c’è l’ufficio postale dove aveva trovato una traccia, quando Il dubbio non gli dava tregua, sale per via Pozzo e prende via Albaro. Non riesco a trattenermi e indico la via a destra: “Via Trento.”
Si gira verso di me e non dice. Immagino che non gradisca ricordare quando viveva separato da Fran.
Non capisco perché abbia voluto la mia compagnia per poi evitare qualsiasi commento.
Le prime parole me le dice appena siamo davanti a uno dei cancelli dei Parchi di Nervi. “Qui ho avuto la più gran paura della mia vita. Non quando sono stato ferito vicino alla Commenda, non tante altre volte. No, qui, quando ho capito che Manu era nelle mani di un assassino.” Una pausa. “Da allora non sono più riuscito a tornarci. Se vuoi scattare qualche foto, puoi scendere.”
“Mi aspetti?”
“Ho un caso.”
“Domani.”
“Vedrò.”
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