Grazia Maria Francese consiglia la lettura di L’ultimo treno per Istanbul, di Ayşe Kulin.
Selva è la figlia dell’ultimo pascià ottomano della Turchia e può avere qualunque uomo desideri. Eppure ha occhi solo per Rafael Alfandari, un ragazzo ebreo, figlio del medico di corte. Nonostante l’opposizione delle loro famiglie, che non vedono di buon occhio l’unione tra due mondi così diversi, i giovani amanti si sposano di nascosto e scappano a Parigi per farsi una nuova vita. Ma quando i nazisti occupano la Francia, la coppia in esilio imparerà sulla propria pelle che niente – né la guerra, né la politica, né la religione – può spezzare gli antichi legami di sangue. Grazie all’aiuto dei coraggiosi diplomatici turchi, infatti, organizzeranno un piano per mettere in salvo i membri della famiglia Alfandari e molti altri ebrei. Insieme, saranno costretti ad attraversare un continente in guerra, a entrare in territorio nemico e rischiare tutto nel disperato tentativo di ritrovare la libertà. Da Ankara a Parigi, dal Cairo a Berlino, L’ultimo treno per Istanbul racconta una appassionante storia d’amore e avventura, scritta da una delle autrici più famose della Turchia.
Non sono riuscita a smettere di leggerlo finché sono arrivata all’ultima pagina. E se questo non è un consiglio…
Credo che lo rileggerò per apprezzare meglio le sottotrame e i personaggi secondari, ma la prima impressione è del tutto positiva! Non capita spesso di trovare un romanzo capace di intrecciare in modo così perfetto azione e sentimenti, lacrime e sorrisi in un’ambientazione come quella dell’Olocausto, che è quasi sempre in bianco e nero.
Lo ammetto, la scena del violinista sul treno mi ha fatta piangere, ma solo perché era troppo bella!
Macrina Mirti consiglia la lettura di La culla vuota, di Mary Higgins Clarke.
Dietro le porte chiuse del laboratorio di ricerca del Westlake Hospital, Edgar Highley, un famoso ginecologo candidato al Nobel, lavora a un progetto che viola ogni principio etico della medicina tradizionale. Katie. una giovane avvocatessa ricoverata nella clinica. assiste casualmente a una strana scena e si insospettisce. E quando le indagini di un caso di apparente suicidio di cui si sta occupando conducono proprio al ginecologo, per lei ha inizio un vero e proprio incubo in cui, attraverso un agghiacciante susseguirsi di colpi di scena, si trova a essere insieme cacciatrice e preda.
Un gran bel romanzo di una delle signore noir, Mary Higgins Clark. E’ un romanzo che si legge tutto d’un fiato e rimanda ad anni passati, agli esperimenti sulla pecora Dolly, ricordate? Sappiamo fin da subito chi è il colpevole, ma questo non inficia affatto la suspence del racconto, che è scritto con classe infinita. Un vero classico nel suo genere.
Laura Costantini consiglia la lettura di “H“, di Lidia Calvano.
Acca è un bambino di 10 anni, molto intelligente e con grande senso dell’umorismo, ed è la spiritosa voce narrante di questa storia, una storia diversamente gialla.
Il rapporto con suo padre è inesistente, ma con Marta, la sua mamma, vive in tenera simbiosi: lei è l’unica persona con cui riesce a comunicare, attraverso un linguaggio che trova gesti e parole nell’empatia che li unisce.
Perché Acca è cieco, muto e gravemente disabile, e Marta gli dedica ogni momento della sua vita.
La routine quotidiana, densa d’amore e altrettanto complessa, si interrompe improvvisamente quando Teresa, la sua babysitter, viene barbaramente uccisa. Tutta la famiglia si ritrova coinvolta nelle indagini e Acca stesso diventa per l’ispettore Ferrara un prezioso quanto difficile testimone, depositario di un segreto che non è in grado di raccontare se non attraverso sua madre. Un segreto che farà di entrambi il bersaglio dell’assassino.
Tra leggerezza e suspense, tenerezza e colpi di scena il delitto troverà il suo colpevole ma niente sarà più come prima, né per Acca, né per Marta. Un ciclo si chiuderà, se ne aprirà un altro.
So che arrivo buona ultima e immagino che moltissim* di voi abbiano già letto il bellissimo, commovente, coinvolgente e divertente H di Lidia Calvano
. Ebbene, io me lo sono bevuto in un paio di giorni, e solo perché non avevo tempo, altrimenti lo avrei finito subito, e sono ancora piena di gratitudine per la bellissima storia che ci ha raccontato e per come l’ha saputa raccontare, rendendo protagonista un bambino con gravissimi problemi, senza il dono della vista né quello della parola. Eppure… ecco, questo romanzo è uno di quelli che mi fanno amare la lettura perché arricchisce, perché dona punti di vista diversi, perché stupisce, perché strappa lacrime e risate.
Se non l’avete letto, fatevi un regalo grandissimo e correte a prenderlo.
Ella S. Bennet consiglia la lettura di “Il segreto di Lady Audley“, di Mary Elizabeth Braddon.
Capolavoro di Mary Elizabeth Braddon, Il segreto di Lady Audley uscì a puntate tra il 1861 e il 1862 sulle pagine delle riviste letterarie del tempo, riscuotendo uno straordinario successo di pubblico che la consacrò come nuova stella del sensation novel e rivale di Wilkie Collins. Al talento nel tenere avvinto il lettore univa una sensibilità tutta femminile e una coscienza sociale attraverso cui sono filtrate le vicende dei suoi scritti.
Sir Michael Audley, vedovo da anni, sposa la giovane e bellissima Lucy Graham, un’istitutrice dall’oscuro passato i cui capricci scatenano la gelosia di Alicia, la figlia di primo letto poco più che adolescente. Un giorno Robert Audley, lo sfaccendato nipote, avvocato a tempo perso, porta con sé in visita George Talboys, un caro amico appena tornato dall’Australia e prostrato da una recente vedovanza – o almeno così sembra –, che d’un tratto scompare misteriosamente. Facendo i conti con le menzogne, l’inganno, e anche un tentato omicidio nei suoi confronti, sarà proprio Robert, le cui doti di tenacia e intelligenza erano state finora celate da un carattere indolente, a intraprendere un’indagine dai risvolti inattesi che condurrà allo scioccante e imprevedibile colpo di scena finale. La struttura del racconto, fondata sul meccanismo dell’indagine a ritroso, rende Il segreto di Lady Audley uno di quegli ingranaggi a orologeria perfetti, in cui sparizioni, delitti, identità multiple e altri ingredienti tradizionali del genere sono dosati con una maestria che non concede tregua alla tensione narrativa.
Due parole su Il segreto di Lady Audley di Mary Elizabeth Braddon,uno degli ultimi romanzi che ho letto e che mi è piaciuto. Una storia con un mistero, come si intuisce dal titolo, ma anche di amicizia e di amore.
Appena ho iniziato a leggerlo ho subito ripensato a “La donna in bianco” di Wilkie Collins, per l’aria di mistero e l’incombere di fatti delittuosi che si avvertono fino dalle prime pagine. La somiglianza, però, a mio avviso finisce qui: il romanzo della Braddon è meno cupo ed è pervaso da una sottile ironia che di quando in quando affiora anche in modo più evidente. Ho molto apprezzato il protagonista, Robert Audley, un giovanotto (avvocato che non ha mai esercitato) apparentemente egoista e indolente che si rivela invece un fedele e leale amico e un perspicace investigatore, animato da scrupoli perché consapevole che le sue ricerche probabilmente potranno causare dolore alle persone a lui care. Il suo modo di guardare alla vita è anche ironico e questo dona leggerezza al romanzo.
La trama del romanzo, che appartiene al genere sensazionalistico(se proprio vogliamo etichettare con un genere ogni storia), come quello di Collins, non appare in realtà tanto misteriosa: per il lettore infatti è facile intuire con buona approssimazione come stanno le cose. Sono però i dettagli e particolari che rendono interessante e piacevole la lettura e, soprattutto, i personaggi, che sono completi e vivi e fanno sì che la vicenda sia credibile, anche nelle sue parti più insolite.
Viviana Giorgi consiglia la lettura di “Miss Boswell e Sua Signoria“, di Roberta Ciuffi.
Sylvester Landon, l’altezzoso e arrogante Visconte Crenshaw, non aspetta altro che il suo detestabile nonno segua il destino dei più per ereditare il titolo di Duca di Moreton, con tenute e palazzi annessi. Nel frattempo, vive al di sopra delle sue possibilità grazie al gioco e alle scommesse. Durante un viaggio in direzione di Dover, la rottura di un assale alla carrozza bagagli lo costringe a fermarsi lungo la strada. La Boar’s Head Inn non è di certo il genere di locanda in cui un personaggio ricercato come lui prenderebbe alloggio di sua volontà e il padrone e i suoi accoliti non hanno proprio un’aria rassicurante. L’unico merito che possa vantare è la presenza di una bella rossa dagli occhi grigio fumo, figliastra del locandiere. Peccato che la ragazza non voglia saperne di lui, anzi, che non mostri la minima deferenza o soggezione per il prestigioso membro del ton che lui ritiene di essere e non si faccia scrupolo di dimostrarglielo. Poco male, in fondo non è che una serva di locanda, forse anche una mezza zingara, e la loro conoscenza non durerà più delle poche ore necessarie a sistemare l’assale… O così dovrebbe essere. Perché quando il fato ci mette lo zampino, talvolta le certezze degli uomini sono destinate a infrangersi… magari su una strada, tra la polvere e i rottami di un costoso calessino. E talvolta l’unica mano che si tende a offrire aiuto è proprio quella di un’irriverente, sarcastica e irrispettosa rossa dagli occhi grigi. A quel punto, cos’altro può avere in serbo, il destino, per questa stravagante coppia? Molto più di quanto si potrebbe immaginare…
Okay, c’è il solito lord, che vive come un dissoluto a Londra; c’è l’eroina, coraggiosa e orgogliosa, comprata come un animale da un orrendo oste. C’è anche un tesoro… Storia vecchia, direte. Ma c’è tanto altro. Avventura, suspence, consapevolezza di una vita sbagliata (quella del lord) e di una vita pulita e giusta (quella degli ‘zingari’). E c’è tanto humor, che non guasta mai.
Alice Bruno consiglia la lettura di “Lux: oltre il varco“, di Alexandra Rose e Livia Crowne.
Parigi, 2026.
Il mondo è cambiato. Il Lux23, un nuovo elemento chimico, ha arricchito la tavola periodica. Il governo francese sostiene che il Lux23 sia il moderno petrolio, con il vantaggio di essere sicuro e poco inquinante. Ma è davvero così? Urielle, specializzanda in oncologia in un ospedale parigino, non ci crede. Cinque anni prima la sua esistenza è stata stravolta e ha tutta l’intenzione di dimostrare la pericolosità del Lux.
Finché, in una giornata come tante, apre una porta. Il vuoto la sommerge e nulla sarà più come prima.
Mosca, 2336.
In seguito alla Terza Guerra Mondiale per il possesso del Lux, il mondo è profondamente mutato in un nuovo assetto geo-politico. La Terra è spaccata da due dittature: la Nuova Unione Socialista e l’Unione Capitalista. Sergej è una biomacchina di morte della Nuova Unione Socialista. La sua vita ruota attorno al partito e al patrigno, Arkadij Bachvalov, governatore moscovita. Uno dei suoi scopi principali è quello di arrestare gli appartenenti a un’organizzazione terroristica che mira a utilizzare varchi spazio-temporali per tornare indietro nel tempo e impedire la scoperta del Lux.
Inaspettatamente, i destini di Urielle e Sergej si scontrano e si intrecciano, in una fuga da se stessi e dalle paure più profonde che albergano nei loro animi.
Un romance distopico, con due bellissimi protagonisti, una storia d’amore viscerale (ma in realtà è notevole tutta la storia) e un’ambientazione di quelle che lasciano il segno. E naturalmente, una gran bella scrittura.
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