È appena finito Halloween, ora iniziano già a scassare le ovaie con il Natale.
Quest’anno cerchiamo almeno di essere più originali.

Ecco, invece dell’albero di Natale, si potrebbe fare il Frigo di Natale, come omaggio all’abbuffarsi, allo scofanare senza ritegno anche quando non ce n’è più bisogno. Si illumina il frigo, a Natale, tutto addobbato, pieno di salmoni, tartine, champagne, una nuova deità da pregare. L’omaggio a un dio mangione, un crapulone ingordo stravaccato sul divano a guardarsi la telenovela delle nostre vite, spese alla ricerca del superfluo.

Abbondanza, ragazzi, abbondanza.

L’avessimo almeno capita, da bambini, la lezione del Natale. Una gran balla che ci viene raccontata per tenerci allegri, magari stare buoni col ricatto, che non importa quanto grosse le spariamo, c’è sempre là fuori qualcuno che se le beve le nostre menzogne. Che siamo scafati; l’importante è fare la faccina seria quando è il momento e non ci facciamo remore a mentire ai nostri stessi figli. Lo capissimo dal principio come siamo fatti, non ci faremmo fregare a lavorare in un ufficio o alla catena di montaggio (quelle rimaste, ormai sono tutti dei robot. Di altro tipo) tutto il santo giorno, lo annuseremmo subito il trucco. 
Mia nonna me ne raccontò solo due, dei suoi Natali. Il primo da piccola, ricevette un paio di scarpe. Non era molto, ma era l’ultima di otto figli e non dover far la corsa la mattina per trovarlo, un paio di scarpe, prima degli altri, era già qualcosa. L’anno successivo, dal mio bisnonno, ricevette una mela e due mandarini, così, per farle capire che era anche ora di finirla con questa storia del Natale. Non l’ho mai conosciuto il mio bisnonno, ma credo che mi sarebbe piaciuto.

OoO

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