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Laura Randazzo ha scritto un breve racconto, in cui la malinconia e il dolore si uniscono alla speranza.
Arrivò prima di qualsiasi soccorritore. Per primi i suoi piedi calpestarono i resti di quella che era stata una ridente cittadina e che adesso era un cumulo di macerie, distruzione e morte.
Si aggirava insieme ai superstiti dallo sguardo smarrito e incredulo, scrutando fra le rovine in cerca di segni di vita.
Le sue dita sfioravano mani, spalle, braccia, infondendo conforto, calore e speranza.
Il leggero abito bianco, lungo sino alle ginocchia, si muoveva leggero al vento, mentre i lunghi e folti riccioli rossi le ricadevano sulle spalle e la schiena. I suoi occhi verde bosco scrutavano attenti ogni anfratto. Le sue labbra rosee e piene si allargavano in un sorriso nell’incontrare un bimbo o si piegavano in una smorfia di dolore silenzioso nel vedere chi non ce l’aveva fatta.
«Nat, anche tu qui.» Non era una domanda ma una constatazione.
La donna dai lunghi capelli corvini e la carnagione lattea si voltò. «Pensavi che potesse essere altrimenti?», poi si chinò sul corpo di un uomo, gli chiuse gli occhi e gli strinse la mano ormai inerme, come a volerlo ugualmente confortare.
Zoe annuì e riprese la propria strada in cerca dei vivi, lasciando a Thanatos il compito di accompagnare i morti alla loro ultima dimora.
Di tragedie ne aveva viste tante nella sua infinta esistenza, ma non vi si era mai abituata. Il suo scopo era dare la vita, sostenerla, infonderla. Gli eventi che falciavano così tante esistenze erano qualcosa che le risultava sempre difficile da accettare.
«Perché hai fatto questo, Gaia?»
«Sai che lei non ha coscienza di ciò che fa. Lei agisce per la propria sopravvivenza. È la Madre Terra. Nutre e sostenta ogni creatura vivente, ma a volte porta anche distruzione. Noi ci chiediamo il perché, ma lei neanche se ne accorge: i suoi cicli non sono comprensibili né a noi né agli uomini. Ora vai, Zoe. Tante vite sono appese a un filo e solo tu puoi ancora salvarle. Lascia a me il compito di dare pace alle anime dei defunti e accompagnarle nel loro ultimo viaggio.»
Zoe annuì e lasciò a Thanatos il suo triste compito. Raggiunse il gruppo di soccorritori appena giunti e con lievi tocchi e parlando ai cani indicò loro dove scavare.
Instancabile, cercò fra le macerie un respiro, un gemito, il battito di un cuore.
Un vagito soffocato richiamò la sua attenzione e lei accorse. Riconobbe immediatamente la piccola Alice, cui aveva dato il soffio della vita appena una settimana prima. La piccola era viva e lottava per rimanerlo.
Zoe andò a chiamare i soccorritori, poi tornò accanto a lei, infondendole forza finché la luce del giorno non fece breccia e delle braccia non la riportarono all’aperto. La sua mamma, le cui mani erano graffiate e insanguinate per lo sforzo di scavare, andarono al viso mentre lacrime di gioia glielo rigavano. Poi allungò le mani e strinse a sé la piccola.
Sorrise alla bimba che la ricambiò. Lei poteva ancora vederla, percepirla, sentirla.
Il suo cuore si colmò di nuova forza e dopo una lieve carezza a quella piccola guancia impolverata e morbida, si allontanò: altre vite l’attendevano e i suoi piedi nudi si avviarono con rinnovata speranza fra le macerie.
Laura Randazzo ha pubblicato con Emmabooks i romanzi della serie paranormal romance “La Stirpe delle Lowlands” e diversi racconti.
Potete trovare i suoi romanzi su Amazon.
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