Ancora uno sforzo: come impostare il nostro romanzo?
Lo so, voi avete già indossato, stropicciato e addirittura messo nella cesta della roba sporca il vostro romanzo mentre io sono ancora qui a parlarvi di “robe tecniche” un po’ noiose.
Resistete, fate un ultimo sforzo! Parliamo di come impostare il nostro romanzo.
Una delle cose più difficili da decidere quando si vuole iniziare a scrivere un romanzo è con quale/i punto/i di vista si vuole raccontare la storia. Se raccontare la storia al presente e alla prima persona singolare o se si vuole usare il passato e una terza persona singolare. Più raro, ma non inusuale, è l’utilizzo della seconda persona singolare, anche se, essendo un tantino complicato, è più frequente trovare dei racconti con questo tipo di punto di vista.
Il punto di vista è fondamentale. Perché sarà con quel tipo di “occhi” che il lettore leggerà la vostra storia e seguirà le vicende dei vostri eroi.
E utilizzare il punto di vista è uno dei punti critici della narrazione. Più avanti parleremo – spero – diffusamente delle varie tipologie di punti di vista, ma al momento mi preme semplicemente accennarne per permettervi di chiarire con voi stessi il ritmo e l’abbrivio che prenderà immancabilmente il vostro scrivere.
Decidere con che persona iniziare a narrare è importante. Ci si potrà pentire lungo il cammino e tornare indietro, modificare tutti i tempi verbali e i soggetti ma credetemi, l’ho fatto più di una volta ed è devastante: un errore rimane sempre e gli editor ti segnano in rosso con punti esclamativi, credendo il più delle volte che sia una cattiva capacità di coniugare i verbi e di utilizzare i corretti pronomi.
Perciò fate un favore a voi stessi: valutate bene se scrivere il vostro romanzo in prima persona o in terza, se al passato o al presente e mantenete poi quella rotta per tutta la navigazione. Sarà, credetemi, molto più semplice arrivare a destinazione.
In ogni caso tenete presente che:
a) Narrazione alla prima persona singolare: si tratta di una narrazione istintiva, molto efficace e d’impatto, con un ritmo più incalzante e “acchiappante” ma impone al narratore di immergersi nel punto di vista e nello stato d’animo del personaggio che racconta e l’osservazione degli avvenimenti sarà sempre filtrata attraverso le emozioni/opinioni e dovrà essere per forza sempre assoggettata alla visione di quel personaggio, a meno che non utilizziate il POV (acronimo di Point Of View, altrimenti indicato anche come PdV) alternato tra due o più personaggi. Ma se a narrare sarà sempre e solo uno dei protagonisti, ogni azione e reazione degli altri personaggi sarà condizionata dalla percezione del narratore, che potrebbe essere falsata da varie circostanze e potrebbe non essere del tutto obbiettiva.
b) Narrazione alla terza persona singolare: è sicuramente più lenta e un tantino didascalica, soprattutto se l’io narrante è onnisciente, nel senso che sa tutto, conosce tutto anche i fatti e le sensazioni degli altri personaggi, perché racconta osservando da una posizione esterna agli stessi e, soprattutto, in forma distaccata. Ha però il vantaggio di permettere all’autore una maggior libertà di descrizione e meno paranoie riguardo a come le “riprese” vengono eseguite: la telecamera riprenderà tutto senza formulare alcun tipo di considerazione/opinione/filtro personale ed esporrà i fatti nel modo in cui questi saranno presentati. La terza persona singolare, soprattutto con il tempo al passato è molto comune nei classici e nel genere maistream.
Tempo verbale presente: si può scrivere tutto un romanzo al tempo presente. Si può. Accelera il ritmo, dà una sferzata di adrenalina nel lettore. All’apparenza è facile da gestire ma ha bisogno di molta attenzione e dimestichezza con le parole da parte dell’autore. Ha parecchie insidie, specialmente quando si deve raccontare la versione di alcuni fatti da parte di altri personaggi che non siano il narratore e situazioni avvenute al di fuori dalla visuale del narratore stesso.
Tempo verbale passato: più agevole anche se faticoso da gestire soprattutto in termini di … noia. Il passato può risultare infatti un po’ ridondante e soporifero. E il passato prossimo, il passato remoto e i trapassati debbono essere ben miscelati. Altrimenti è stridor di denti!
Adesso che avete scelto con che tempo e persona raccontare la vostra storia, potete prendere carta e penna e iniziare a scrivere. Alla prossima puntata!
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