L’onore di un guerriero.
Tex n. 666-667 (aprile-maggio 2016).
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju.
Disegni: Giovanni Ticci.

Recensione di Luce Loi.

Un tranquillo villaggio Cheyenne viene attaccato da un gruppo di predoni. Il massacro è brutale e si salva solo una giovane squaw che ha riconosciuto i colpevoli: sono stati i Crow. Anche alcuni commercianti e coloni bianchi hanno subìto tremende scorrerie. Tex e i suoi pards si dirigono al villaggio Crow. Il fiero capo Lunga Lancia è loro amico. Lui assicura di non aver niente a che fare con gli spargimenti di sangue, ma Tex, pur ritenendolo un guerriero leale, comincia ad avere dei dubbi. Inoltre, dopo aver resistito a un attacco, i quattro pards scoprono che i predoni sono muniti di fucili Springfield come quelli in dotazione alle giacche blu di Fort Logan.

Chi conosce la saga texiana sa che i temi toccati da Ruju in questa storia sono ricorrenti: gli attacchi dei predoni, la morte degli innocenti, la corruzione in ambito militare. E sa anche quanto piaccia a noi lettori ritrovarli senza però incappare in delle storie fotocopia. Il primo plauso a Ruju va dato proprio per questo: perché SA attingere alla tradizione e arricchirla di nuovi elementi senza snaturarla.

Il fulcro della narrazione si concentra infatti sui due personaggi di Tex e di Lunga Lancia. Da un lato abbiamo il nostro ranger, che come sempre si muove all’unisono con la Giustizia e riesce, con la sua fama e il suo carisma, a ottenere l’aiuto sia dei militari che dei nativi per porre fine alle scorrerie. Dall’altro c’è Lunga Lancia, un personaggio insolito e combattuto fra l’amore per il fratello, Unghia di Lupo, e il rispetto e l’amicizia che prova per Tex. Unghia di Lupo è il capo della banda di predoni Crow ed è l’uomo che Tex e i suoi pards sono venuti a fermare. Lunga Lancia li ostacola, vincolato alla promessa di proteggere il fratello, nonostante questi dimostri a più riprese di non meritarlo.

A cercare di fargli cambiare idea interviene la moglie, Niabi, e vale la pena di citare questo personaggio femminile forte e innamorato, determinante per lo sviluppo della storia, che dimostra ancora una volta la rinnovata tendenza a inserire donne degne di questo nome nella saga texiana. Cosa che, lo ammetto, mi sembra un valore aggiunto.

Il pathos nei due albi è notevole e non conosce momenti di stanca. All’azione di Tex e Carson fra i nativi fa da contraltare quella di Kit e Tiger a Fort Logan, fin quando le due strade non tornano a congiungersi. Buona la gestione del quartetto, con un Tex che giganteggia e un Carson un po’ in ombra: avrei preferito vederlo più incisivo. Questa è una delle (poche) pecche della storia. Un’altra cosa che non mi ha convinto è la netta contrapposizione fra i due fratelli, Unghia di Lupo e Lunga Lancia, e soprattutto la testardaggine di quest’ultimo nel non voler vedere l’animo marcio del fratello.

Nonostante ciò e la presenza di qualche spiegazione di troppo, la lettura scorre senza intoppi e regala la giusta dose di emozioni. Curati e riusciti anche i personaggi minori.

Una menzione a parte per i disegni di Ticci: non sono un’esperta di disegno, ma una cosa la voglio dire lo stesso. Sapete quanti anni ha quest’uomo? 76, compiuti da poco. Eppure sa ancora sfornare queste tavole dense, che sono un bel vedere e sanno sorreggere la storia. È stato uno dei più grandi disegnatori di Tex e, secondo il mio modesto parere, si difende ancora bene.