Stephen Gunn è uno degli alias di Stefano Di Marino, prolifico autore di spy stories, che ci parla della serie, delle ristampe e delle novità, in occasione dell’uscita de “Il Professionista Story – Sezione 8, L’Ombra del Corvo“.
IL PROFESSIONISTA STORY non è solo una collana di ristampe ma uno sforzo per presentare a lettori vecchi e nuovi l’intera saga del Professionista con tutte le sue ramificazioni.
Sin dai primi numeri abbiamo alternato le riproposte dei romanzi originali a episodi che riempiono dei buchi narrativi e altri che collegano le storie del Professionista a un universo immaginario più vasto e articolato.
Abbiamo visto le vicende delle Brigate del Tigre (che poi hanno avuto in altra sede uno sviluppo in romanzi più lunghi); di seguito abbiamo recuperato Lacrime di Drago che presenta un collegamento diretto con episodi recenti della serie (La Triade di Shanghai) e anche un gustoso tuffo nel passato con Uccidete Kanagawa, per non parlare de Il Luparo.
Insomma si va delineando un universo complesso cui si ricollegano molte delle mie storie. Tra L’Inferno dei vivi e Gangland c’era uno spazio vuoto. Ai tempi scrissi i due romanzi senza pensare di collegarli e quando sarà il momento di rileggere Gangland ne parleremo diffusamente. Restava il problema che, dopo l’avventura in Corea, Chance era ancora piuttosto sconvolto dallo Yellow Dragon. In più c’era il fatto che, sino al quel momento, aveva collaborato con il Sit-cen e poi lo ritroveremo pian piano con la DSE. Organismo che nasce in Ora Zero e negli anni è diventato una presenza importante. Da principio Chance vi collaborerà saltuariamente, poi sempre più in maniera approfondita.
Occorreva far conoscere Chance e Genovese che, come ho detto più volte, era un po’ il suo alter ego, più anziano anche se l’ispirazione del personaggio che sarà poi protagonista di Ora Zero e di Sole di Fuoco con una puntata in Montecristo, si rivelerà molto differente sotto il profilo caratteriale. E in questo numero li vediamo confrontarsi.
Prima di tutto una cosa. Negli anni ‘90, mentre ancora andavo formando questo universo narrativo, Chance e Bruno sembravano coetanei, poi per una di quelle imperscrutabili magie della fiction, Genovese è invecchiato più velocemente diventando una sorta di mentore di Chance. E in questo volume avrete modo di capire quanto, pur avendo una radice comune, i personaggi siano differenti. Genovese era ai tempi una proiezione di quello che ero io idealmente da giovane. Forse ingenuo, un po’ più sentimentale anche se la caratteristica del ragazzo che amava l’avventura è comune entrambi. Chance negli anni è maturato (con me…) sino a diventare un po’ più cinico e spavaldo. Lo vedrete nelle vicende sentimentali de L’Ombra del corvo che non avrebbero potuto essere vissute da Chance. o forse in parte lo sono state nei primi episodi (segnatamente in Raid a Kourou che fu scritto nello stesso periodo) ma che poi sono cambiate. Questo per seguire il filo psicologico dei personaggi.
Un dettaglio importante. L’ombra del corvo pubblicato in questo volume non è esattamente come la prima edizione. Ho asciugato il testo perché sono passati anni e lo stile narrativo cambia, e introdotto alcune varianti. C’è Bruckner, per esempio che poi divenne una figura iconica della serie (e che ritroverete in ebook nella serie Spy Games pubblicata da Delos in questo giorni) e, naturalmente, c’è Raven che all’epoca era un mix tra Brandon Lee e Marc Dacascos ed è il doppio negativo di Genovese. In seguito diventerà in due famose avventure un nemico impalcabile di Chance e ha origine in questa vicenda. Per i lettori attenti si parla de Il Vento del Demonio che tornerà in un episodio di Vlad… Tutto torna.
Ah, i personaggi! Naturalmente ci sono le donne. Ermelinda che era ispirata a tre persone reali che conoscevo ai tempi. Ermelinda Fernandes e Graciela Casillas erano amiche che gareggiavano nella Kickboxing femminile ed erano veramente due maschiaccie e Rebecca che, invece, era una nostra amica che fece anche la modella per una rivista per soli uomini ed era una ragazza un po’ sbandata… ma affascinante.
Altri personaggi si affacciano tra realtà e fantasia. Aander che è sicuramente un personaggio particolare anche per le sue inclinazioni sessuali. Un personaggio tragico ed eroico ed eccessivo che in parte è ispirato a certi character dei romanzi di Mark Olden ma fisicamente è George Kennedy, un attore che molti di voi ricorderanno in tanti film a fianco di Clint Eastwood. Angel invece è un amico filippino istruttore di arti marziali che purtroppo ci ha lasciati qualche anno fa, con cui feci uno stage proprio in quegli anni. Richard Bustillo che insegnava JKD alla polizia di Los Angeles ed era della family di Bruce Lee e Dan Inosanto. Insomma vita e fantasia congiuravano ancora per aiutarmi a creare.
I luoghi? C’è in parte l’Italia che per me offre sempre scenari interessanti anche nello spionaggio. Come base di partenza perché poi la vicenda si snoda in Pakistan e Afghanistan, paesi che nel 1994 visitai in un avventurosissimo viaggio dal quale presi innumerevoli spunti e che spero si vedano nella scrittura. Era una terra di frontiera appena lasciata dai sovietici e protesa verso un dramma che l’avrebbe portata al centro delle cronache nel decennio successivo. Ma io la vidi ancora come una terra favolosa, magnifica e rude, popolata da guerrieri dai lunghi fucili e riecheggiante delle atmosfere di l’Uomo che volle farsi re. Non è la sola ambientazione importante, però. C’è una sezione della storia che agli appassionati ricorderà un celeberrimo film marziale. Il torneo di Taiwan è in parte quello de I Tre dell’Operazione Drago,ma soprattutto è la ricostruzione di un torneo di Kyokushinkai che allora era molto diffuso. Un’arte marziale interstile con regole sportive durissime. Vidi il torneo in questione a Parigi, ma se ne svolgevano a Taiwan, a Hong Kong, in California. L’apoteosi per me che amavo le arti marziali con l’intensità di Bruno. E poi la Russia e una infinita serie di emozioni e rimandi che i lettori più attenti di certo identificheranno. Forse uno dei romanzi che più ho amato e che è un piacere riproporre in questa nuova versione. All’epoca faticai molto per pubblicarlo. Era una cosa troppo nuova, troppo lontana dalle linee editoriali riservate agli italiani (forse anche adesso). Per fortuna, la lesse il mio amico Giovani Arduino, che ai tempi lavorava per un grosso marchio editoriale, e mi permise di pubblicarla. A lui va ancora oggi il mio ringraziamento per aver creduto a un autore che ai tempi era un novellino al quale non voleva credere nessuno.
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