“Apro la porta della sua camera. Gravissimo errore. Non ho bussato e vengo respinta senza tanti complimenti al di là dell’uscio. Le mie antenate ruggiscono dentro me facendomi sentire più inetta che mai. Respiro profondo, busso, riapro e il Caos, il Brodo Primordiale si propone ai miei occhi: tra mucchi di abiti, scarpe, libri, cartacce, album spiegazzati, tazze di improbabili colazioni sparse sul pavimento, calzini, unghie finte, monili, spartiti di pianoforte, emerge l’Adolescente”.

Alla soglia dei cinquantanni può succedere di tutto, il mio ginecologo è stato consolante e  mi ha dato un alibi per autoassolvermi da tratti incipienti di follia. Nonostante ciò ho continuato a vedere pazienti depressi, donzelle e donne di mezza età innamorate di eterni e stantii Peter Pan, qualche attempato e indeciso prepensionato sull’orlo della gastrite cronica.

Ho continuato a raccogliere calzini per casa, cucinare cene affrettate, vedere amici in crisi e altri ambire a una crisi per sentirsi vivi, inseguire la figlia crescente in ogni sua attività, (specialmente quelle che non richiedono alcuna “fisicità”, tipo chattare), come ogni manuale pedagogico prescrive a noi, genitori della generazione duemila. Poi è arrivata l’Adolescenza. No, non l’adolescenza “di ritorno”, mia o del mio dolce quanto disordinato consorte (che sarebbe tutto sommato la benvenuta), bensì quella di mia figlia.

Si è manifestata all’improvviso, una somma di sintomi degni del miglior manuale, tutti compendiati in un unico essere e in un attimo fatale: tredici anni (i suoi) e ho visto l’abisso davanti. Finiti i giochi, l’autocompiacimento che tanto spinge il nostro Ego di mamme a crederci produttrici di pargole perfette, così come la noia sottile che oggi, rimpiango e sogno.

Un pomeriggio perfetto finito a suon di urla e inimmaginabile ribellione e panico di noi genitori che non sapevamo chi fosse quella specie di essere urlante fra le quattro mura di casa.

Tempo qualche mese, avevo voglia di fare il test del Dna, casomai l’avessero scambiata in culla con un’altra dai geni un tantino devianti. Macchè, è proprio mia figlia. Basta vedere le labbra imbronciate davanti allo specchio mentre si “pariettizza” e ci sono anche io lì. Ho qualche dubbio sull’eye liner stile panda allucinato, ma risulta ancora credibile come figlia dei miei stessi geni un po’ confusi!

Ho cominciato a navigare in solitaria su internet, mi sono iscritta a tutti i social che Padre Web ci ha messo a disposizione, l’ho inseguita come un segugio, per conoscerla… diciamo pure per controllarla. Mentre vagavo tra orrore e curiosità nel suo nuovo mondo targato 2.0, mi sono imbattuta nei suoi amici, quelli reali e quelli virtuali, nelle loro storie, nei loro modi, nel loro linguaggio tutto “kkkkk bbbb ttt vvv”, ma anche in nuove definizioni del mondo tutte da leggere, scoprire, apprezzare. Sono fantasticamente bastardi, creativi, intelligenti e fancazzisti. Tutto in una sola generazione non è male.

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Il libro Social Mum è nato dalla fortunata pagina omonima di Facebook, in cui l’autrice racconta l’esperienza di una madre con una figlia adolescente iperconnessa, quasi un vademecum per i genitori di oggi per conoscere e affrontare la vita con gli adolescenti di questo tempo, che affidano i rapporti sociali, la condivisione dei valori e i valori stessi, le relazioni, ai Social e alla Rete, piuttosto che alla vita di cortile o all’esterno, nel mondo reale.

Nel raccontare vicende di vita quotidiana, con ironia e con un occhio al genitore che si trova ad affrontare i suoi stessi problemi, l’autrice elabora la trasformazione in atto, della figlia e di se stessa, mette in atto strategie, anche educative, risposte nuove, soluzioni e fughe, che restituiscono un senso al rapporto, difficile e competitivo, ma anche affascinante, con questa generazione di ragazzi e ragazze.

Giulia La Face, romana, trapiantata  e laureata a Bologna, si è occupata per venti anni di riabilitazione socio educativa per l’ente pubblico. Oggi lavora, come libera professionista, in terapie olimpiche e Fiori di Bach. Insegna e pratica Reiki  Giapponese.

Ha collaborato con la CE Graphofeel  alla stesura del libro “Going to Rome” e successivamente ha scritto e pubblicato nel mese di maggio il libro “Social Mum”, nato dalla fortunata Pagina omonima su Facebook.

Collabora al blog “Cultura al femminile”, nella sezione Maternità, occupandosi di adolescenza e  collabora  con altre scrittrici alla sezione Letteratura classica del medesimo Blog.