Avete letto Il Taccuino di Matesi, stamattina? Sì, eh? Dopo vi interrogo. E controllo se avete commentato. Federica D’Ascani, al solito, ha già prodotto un articolo sull’argomento. Certo, tocca tradurre dal romanesco, ma sono certa che lo troverete esilarante.

«Ok, devo assolutamente finì tutte le trame che ho buttato giù prima de morì» esclamo, dal mio trespolo al centro della stanza. Trespolo che adesso fatico a vede’ co tutti i fogli che ce stanno sopra. Lui mi guarda, ma non favella, come al solito. Me tocca spiegà. «Er fatto è che c’ho paura de non di’ tutto quello che c’ho da di’ prima che scenda la mannaia della signora morte sul mio collo» affermo, gesticolando in maniera più che eloquente.
«Uhm… E che è tutta sta prescia, mo?» chiede lui, schioccando le labbra.
«Ma niente, è che tra tutto quello che sta a succede, metti conto che me casca un cornicione in testa, poi come fa il mondo senza sape’ quello che c’ho in mente?»
«Eh, già… come fa?» chiede lui, ironico, tornando al suo Focus.
«Non fa er simpaticone. Che non l’hai viste le trombe d’aria in giro? Mica so immortale io. Mica sei un vampiro te che, a forza de dattela, finirà pe mozzicamme er collo e famme diventà Higlander, sa?! Pare de sta sur set de “Tornado” ste settimane! E se esco e n’arbero me trancia de netto? E se metto un piede dentro a na crepa che s’è aperta all’improvviso pe strada? Tutta la roba che ho cominciato e mai finito rimarrebbe chiusa dentro ar pc e nessuno saprebbe. E la gente, invece, merita de sape’!»
«Certo…» commenta lui, immerso tra le pagine dei complotti alieni.

«Non mi stai ascoltando» lo riprendo io, cupa.
«Non è che non t’ascorto, ma fidate se te dico che la gente sa tutto quello che c’hai da di’: non t’azzitti mai n’ attimo. Pure se non scrivi, la gente sa» replica lui, girando pagina.
«Ah, ah… sì, come no?» rimbecco, tornando allo schermo del pc. Ho dieci trame e il tempo di un criceto sulla ruota. Sembra infinito, ma poi è n’attimo ritrovasse a zampe all’aria.
«Ma com’è che sei così disfattista, stamattina? Che c’hai?»
«Ho visto un capello bianco» lo informo, senza guardarlo. Non voglio che veda le mie debolezze, il tormento nello sguardo, i denti che mordicchiano il labbro. C’ho un magone che me pare che Shining sta dietro alla porta e aspetta col ghigno sadico de Jack Torrence. Me pare de vede’ pure l’ascia…
«Ma se te sei fatta tinge i capelli l’artro ieri!» sbotta, chiudendo il giornale.
«E allora? Pure se era un riflesso, prima o poi succederà. Sono mortale, Edward, non voglio sembrare più vecchia di te. Tu rimarrai sempre giovane, e io…»
«Guarda che non faccio Cullen de cognome, eh? Non stamo a Forks, che me chiami Edward. A te legge te fa male, sta a sentì a me. La sera te dovresti vede’ Undressed invece de riempitte er cervello de quaa robba.»
«Eh sì, così me viene l’Alzhaimer prima der tempo perché me so rincojonita davanti a Uomini e Donne. Ma te non stai bene» ribatto, scorrendo col mouse tra un titolo e l’altro.

«Uhm, e famme capì… Che c’avresti de tanto importante da scrive prima de mori’?!» chiede, alzandosi. Sento le sue mani sulle spalle mentre si sporge a guardare lo schermo insieme a me. «Pe di’, che è sto “Progetto Parkinson?”»
«Un libro in cui uno dei protagonisti si ammala e non se ricorda più niente» rispondo, sovrappensiero.
«E quest’artro?» fa, indicando l’icona di “Ricordati che devi morire”.
«La storia de due che pippano coca come se non ce fosse un domani e alla fine finiscono intrippati sull’autostrada davanti a un Tir che li sta pe’ schiaccià» lo informo ancora, guardandolo.
«E “Catastrofe” è la storia dell’Apocalisse?» me chiede, col sorrisetto. Arieccolo, quer sorrisetto infido…
«No, è quella de una che scopre che il marito la tradisce e se suicida.»
«Cioè, te c’hai paura de morì prima de di’ a tutti che la gente more?»
«Ma è la vita, no? Cioè, devo scrive cose realistiche, no?» mi infuoco, già sulla difensiva.
«Ma lo sai che penso?» me chiede, allontanandosi e tornando sul divano.
«C’ho quasi paura a chiedetelo…» replico, di colpo guardinga.
«Che poi pure aiutamme a preparà la cena. Cioè, tranquilla che se po’ fa a meno de sape’ la verità a tutti i costi…»
«Se proprio n’omo» lo accuso, schioccando le labbra con disappunto.
«Eh, che ce voi fa? Ragionamo male…»
«Enfatti! Enfatti, ragionate proprio male! Perché non hai capito che io vojo diventà famosa dopo che moro! Vojo che se ricordino de me, de quello che scrivevo!»
«Ma se ce diventi prima, famosa? Magari ce pagamo le bollette?» chiede, arcuando il sopracciglio.
Mi guarda. Lo guardo. Intanto Attila (il figlio della coppia, N.D.R.) sta strappando i fogli del suo Focus e io godo come una scimmia.

«Sai che te dico? Che se faccio i sordi divorzio! Poi me vado a cerca’ un vampiro e t’accanno, così non ce becchi n’euro e io divento immortale!» sentenzio, tronfia.
«E tu fio?» me chiede. Maledetto: ha capito il mio punto debole. Dov’è Jacob e l’imprinting? Dove sono i lupi? E i Volturi?
Ma voi vede’ che c’ha ragione lui, che me leggo troppa robba strana?
«Stasera fanno Nudi e Crudi, ve’?» chiedo, spegnendo il pc.
«Sì, ma su Raitre ce sta Report» replica lui, accendendo la tv.
«Oddio, no, quer programma no: me mette l’ansia. Stanno sempre a di’ che dovemo morì de quarcosa…»
«Eh… nfatti…»

FEDERICA D'ASCANI

Federica D’Ascani gestisce la Rubrica “Così è se mi pare”.

I suoi romanzi potete trovarli QUI.